TEATRO LIRICO. La sovrintendente tenta di fare la pace con i sindacati
Angela Spocci: conti da sanare con il rilancio
Deve portare in equilibrio i conti del Teatro lirico rinunciando al premio di qualità del ministero delle Attività culturali (che quest'anno non arriverà), allestire cartelloni di qualità medio-alta senza spendere troppo per gli artisti, riportare la pace sindacale, convincere il pubblico - soprattutto, quello giovane - a venire a teatro per opere e concerti. Eccetto la creazione del mondo e di ciò che ci sta sopra, di cui si è occupato già a suo tempo l'Inarrivabile, al Sovrintendente della Fondazione del teatro lirico spetta fare tutto il resto: giusto alcuni miracoli (uno dei quali, e lei lo sa, è limare certe asperità del suo carattere), e la parmigiana Angela Spocci - in carica da cinque mesi - potrà definirsi una donna di successo. Se vi riuscirà. «Perché, avete dubbi? Ce la faremo tutti insieme perché tutti, qui, siamo persone del Teatro lirico e questa è la nostra famiglia». Poco importa che esista il detto fratelli, coltelli : Spocci sparge ottimismo.
Però avete chiuso il conto consuntivo con un passivo di 5,3 milioni di euro, e il disavanzo del 2014 è calcolato in circa 1,4 milioni.
«Confermo, precisando che gli altri 3,9 milioni sono passivi pregressi. Per ripulire il bilancio da voci che non corrispondono alla realtà, abbiamo inserito nelle passività molti crediti che non ci saranno mai saldati. Mi rendo conto che non è facile raddrizzare questa situazione, ma a me non piacciono le cose facili. Come dicevo, soltanto un'alleanza fra tutti, qui dentro, ci salverà».
Con «tutti», intende anche i sindacati, che proprio non la amano?
«Intendo i 250 dipendenti a tempo indeterminato e i circa 300 a tempo determinato, quindi ovviamente chi li rappresenta, che ha tutto il mio rispetto».
All'ultima sua convocazione, diverse sigle non si sono presentate.
«Sbagliando, secondo me. Magari te ne vai sbattendo la porta, però prima ti confronti. In ogni caso, sono l'ultima a poter contestare errori al sindacato».
Lei ne ha commessi?
«Certamente, il più grave in aprile: dovevo partecipare a un'assemblea generale per illustrare i conti, ma non avevo ancora il direttore amministrativo. Non me la sono sentita, ho disdetto l'incontro. Avrei invece dovuto partecipare e spiegare il problema. Poi, i miei 15 giorni di ricovero in ospedale a Milano dopo un malore che mi ha fatto cadere dalle scale, non hanno aiutato».
E ora?
«Si riparte. Ho grandi progetti, ma per attuarli dobbiamo fare fronte unico. Fra questi, c'è anche tenere gli scontri politici fuori da questo teatro: la politica vada a fare duelli altrove, perché qui dobbiamo produrre cultura a vantaggio della città, della Sardegna e del turismo. Voglio valorizzare l'orchestra e il coro, farli crescere ancora di più».
Come?
«Quando è venuto il grande direttore Alexander Vakoulsky, ha portato un repertorio di Tchaikovsky che era di una difficoltà senza pari. Non è che io non conoscessi il valore dell'orchestra del Teatro lirico, ma sono ugualmente rimasta stupita, orgogliosa per la prova di maestria che ha dato. Sono musicisti bravi, e noi dobbiamo continuare a porli di fronte a sfide sempre nuove: i nostri orchestrali sono una forza».
Gli ospiti, come i direttori d'orchestra, costano...
... «E i soldi sono pochi, lo so. Per il 2015 siamo in equilibrio di bilancio, e poi bisogna avere idee. Come nel caso di Roberto Iuliano».
Il tenore?
«Un signor tenore, lo diceva anche Abbado. Ha percepito qui a Cagliari 2.800 euro lordi per tre recite».
Cos'è, c'erano i saldi?
«Ma no: semplicemente, nell'Aida non aveva mai fatto Radames. In quel ruolo l'abbiamo fatto debuttare a Cagliari, come gli avevo promesso dopo il primo spettacolo che si è tenuto dopo la mia nomina a febbraio, e lui è stato bravissimo. Ora nel suo repertorio ha anche quel ruolo e ne è felice assai più che per il compenso».
Siete una squadra di calcio di provincia in serie A.
«Esatto: non possiamo avere le star, però possiamo crearle o possiamo tentare le star a sondare nuovi campi, come ad esempio sta succedendo con Paolo Fresu, che scriverà le partiture di un'opera dedicata a Eleonora d'Arborea. I soldi sono pochi, già detto: quest'anno non prendiamo premialità ministeriale perché il 2014 era in passivo, ora devo mantenere l'equilibrio per poter percepire la premialità l'anno prossimo. Ho un budget di 2,5 milioni l'anno dal 2015 al 2017: ce li faremo bastare, anche suonando di più».
Luigi Almiento