I vigili nel nucleo nautico col megafono invitano i naturisti ad allontanarsi
Oltre la Sella del Diavolo si apre la città proibita, nel regno selvaggio dei nudisti. Nuovi scandali sul pietrame rovente di Cala Fighera? I benpensanti possono rilassarsi: «Proibita sì, ma perché interdetta, off-limits. E mica solo per i nudisti, i controlli per chi snobba il rischio frane sono continui», racconta Fabrizio Merella. «Io qua ci vivo, da 45 anni ho la residenza in località Cala Fighera e ricordo gli anni del grande “traffico”, oggi più che dimezzato». Qualcuno indossa pure i boxer: eresia. Proprio qua, dove l'affronto al senso del pudore è sfoggiare un bikini. E così molti allergici al costume da bagno hanno già lasciato Cagliari. L'esodo per evitare la sanzione.
Gli irriducibili, però, resistono. La libertà val bene una multa. Una donna emerge dall'acqua: è in topless, poi affiora il nudo integrale. Chi passa in canoa butta l'occhio. Sulle rocce, vestiti buttati qua e là. Ogni tanto gli integralisti dell'abbronzatura si disperdono quando una voce al megafono li invita a lasciare la cala. Il nucleo nautico della Polizia municipale deve far rispettare le ordinanze della Capitaneria del 1987. «La zona non è praticabile, allontanatevi, prego»: il primo avvertimento arriva dal mezzo nautico dei vigili. C'è chi insiste e a quel punto scatta la sanzione amministrativa, 200 euro, come prevede il Codice della navigazione. Nelle ultime settimane sono state multate diverse persone. «In alcuni tratti il rischio è reale - dice Fabrizio Merella - ma sarebbe il caso di individuare le zone più critiche e lasciare libero qualche passaggio. Mi auguro che il Comune, dopo la riqualificazione del Poetto, provveda a valorizzare il tesoro ai piedi di Capo Sant'Elia».
Cagliari non è più una città per nudisti. E anche i naturisti, che fanno del rispetto della natura una filosofia di vita, sono scappati altrove: «Piscinas e Feraxi sono le più gettonate», racconta Paolo Ledda, che puntualmente taglia dal budget estivo la voce costume. «Cagliari è fatta di etichette e a me piace vedere la faccia della gente quando queste etichette vengono tolte. È una questione di uguaglianza, la griffe non conta nulla».
Mariangela Lampis