Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Viaggio nel paradiso di Schenk

Fonte: L'Unione Sarda
7 luglio 2015

MOLENTARGIUS.

Una passeggiata per onorare la memoria di un ricercatore che amava l'Isola

Natura show nell'oasi lanciata nel mondo dallo zoologo tedesco


Si supera uno sbarramento di canne (e di cancelli, forse troppi) e si entra nel paradiso circondato da palazzi e strade. Spettacolo unico, in diretta. Sotto casa. Da ammirare dal vivo. Da quali altre parti del Mediterraneo è possibile vedere una città che si specchia in un miracolo naturalistico di questa portata, protagonisti fenicotteri, cavalieri d'Italia, aironi, garzette, i rari gabbiani rosei? Lo show è una colonia di migliaia di pulcini grigi (in totale sono diecimila), appena nati e protetti dagli adulti, è sa gent'arrubia che si staglia sullo sfondo del Castello di prima mattina e che plana sulla testa dei visitatori e poi sulle acque del Bellarosa. Esibizioni da non perdere anche in una bollente giornata di luglio. Nel ricordo di un naturalista che ha fatto conoscere Molentargius e la Sardegna nel mondo. A tre anni dalla scomparsa di Helmar Schenk, gli amici e l'Associazione per il parco hanno rinnovato l'appuntamento: una passeggiata sui passi dello zoologo tedesco che aveva contribuito in modo determinante a trasformare il bacino maleodorante tra Cagliari e Quartu in un parco regionale. «Un tempo vedevo questo luogo come una terra di desolazione, poi con Helmar ho scoperto un paradiso», ricorda la moglie Mina.
Dalle saline ai canneti, dalla vecchia cava agli oliveti, dall'idrovora del Rollone ai canali, cuore del sistema idraulico. Carlotta e Adriana, guide ambientali, spiegano che questa distesa, 120 mila anni fa, era un grande mare fino a Monte Urpinu, finché 6.500 anni fa si formò la lingua di sabbia (un tempo candida) del Poetto. Vincenzo Tiana ricorda come la storia delle saline sia legata a Cagliari e ai paesi vicini e come Schenk vedesse in ogni vasca salante una nicchia ecologica. Si passa nell'area di Palamontis, dove fu ammassato l'ultimo sale raccolto dai Monopoli: era il 2003, trecentomila tonnellate di granelli bianchi. E ora? Il sale è scomparso, restano una landa desolata e macchinari arrugginiti. Perché non ripartono le saline, perché non si pensa a iniziative (anche private) per utilizzare questo dono del nostro mare nei circuiti turistici legati al benessere?
Si sa che la Regione ha in cassa 20 milioni per riqualificare Molentargius. In tanti chiedono di dare un valore in più al parco regionale, che potrebbe essere un volano di sviluppo e posti di lavoro (all'infopoint manca persino un chiosco-bar).
«Nel Mediterraneo non c'è un'area simile a Molentargius - spiega il biologo Bruno Massa, docente all'Università di Palermo - Ma il parco deve essere più produttivo, anche autofinanziandosi, vorrei vedere più cancelli aperti per i visitatori e più controlli nei punti sensibili». Massa, insieme con Mauro Aresu e Alberto Fozzi, è l'autore del bel libro dedicato al naturalista tedesco “Una vita per la natura”, pubblicato dall'Unione Sarda e dall'Associazione per il parco (un successo in edicola: detratte le spese, una parte del ricavato finanzierà alcune borse di studio).
Tra voli di fenicotteri e richiami d'allarme dei cavalieri d'Italia (quasi un bip-bip antifurto), si parla di Helmar, della sua grande capacità di divulgatore, della necessità di dar vita a una gestione rigorosa ma che punti a una migliore accoglienza, anche per i turisti (una domanda: perché le torrette di avvistamento sono spesso inaccessibili?). Ne discutono Ignazio Cirronis, pioniere del biologico nell'Isola, Franco Saba, esperto camminatore di Iubilantes, Nanni Marras, la console di Germania a Cagliari, Alessandra Bruder, che ricorda come tanti tedeschi si presentino al consolato dimostrando di conoscere l'Isola più dei sardi. Proprio come Schenk, che la Sardegna la girava in lungo e in largo. «Per noi questo è un appuntamento annuale importante - dice Mauro Aresu, ambientalista di Macomer, autore con Helmar del progetto per salvare i grifoni nel Bosano - vogliamo onorare la memoria di un ricercatore che amava l'Isola e l'ha fatta conoscere in tutto il mondo».
Lello Caravano