Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Il mio malincomico elisir»

Fonte: L'Unione Sarda
2 luglio 2015


Lirica La frizzante opera di Gaetano Donizetti andrà in scena domani alle 21 al Teatro di Cagliari

 

 

Michele Mirabella racconta un mondo che cambia


R ieccolo, “L'Elisir d'amore” della premiata ditta Mirabella-Licheri-Cappellini-Ferrari. Domani sera alle 21 il capolavoro di Gaetano Donizetti sarà al Lirico di Cagliari, diretto da Fabrizio Maria Carminati. E se l'“Aida” di Stephen Medcalf, che ha aperto la stagione, ha raccolto, tra i molti applausi, anche parecchi fischi per la regia, stavolta dovrebbe trattarsi di una felice conferma. Nell'ottobre del 2009 l'allestimento del Lirico conquistò tutti con la sua arguta eleganza, ora propone qualche novità: «Un lavoro non è mai uguale a se stesso», avverte Michele Mirabella. «Lo vedi con occhi diversi. Mi sono venute due o tre idee in più. E mi son detto: come ho fatto a non pensarci prima?». Racconta di quella giovane figurante (Cristiana Ardu): «Vedo che canticchia sottovoce. Allora mi viene un'idea. Le affido, da contadina qual è, il ruolo di custode della fantasia. Un mio alter ego, insomma. Quasi sempre presente in scena, nella sua casetta, a sfaccendare e osservare ciò che accade. Lei è lì, con le spighe e il mulino, le note e i ricordi. Alla fine, chiederà un autografo a Dulcamara, che riprenderà la sua vita raminga, come tutti i teatranti. Anche io me ne andrò da Cagliari e chiuderò nella mia valigia questo dramma malincomico…».
Probabilmente questa invenzione mirabelliana passerà inosservata ai più, ma non è questo che conta. Conta l'approccio umile e attento a un libretto che se lo sai leggere ti indica la strada maestra. Non apprezza i registi improvvisati, Michele Mirabella, che nella sua lunga carriera ha messo in scena decine e decine di regie teatrali e liriche, l'ultima, un “Turco in Italia” applauditissimo, al Bellini di Catania. Presto porterà l'allestimento cagliaritano al Petruzzelli di Bari, la sua città, invitato dal sovrintendente Massimo Biscardi. «Non posso ammettere che per attualizzare “L'Elisir” si possa far arrivare Dulcamara in moto sulla riviera romagnola. Questa è cialtroneria. Ma altro sì, altro si può fare».
Per esempio, raccontare, come fa lui con lievità e attenzione filologica, un mondo che cambia. E il mondo che qui si racconta è solo apparentemente arcadico. Nel paese di Adina e Nemorino, si suda, si lavora, si fanno i conti del domani. La protagonista è una fittavola, non un'ignara contadinotta. «Il mondo che gira è una costante di questo spettacolo. Gira la scena, girano le pale del mulino, gira anche Dulcamara». Non a caso Paolo Pecchioli, il protagonista della seconda compagnia (nella prima figura Bruno De Simone, già assai apprezzato sei anni fa), sarà persino acrobata.
Così, anche nel sole che declina, Mirabella vede una metafora: dell'intera civiltà e della stessa protagonista. Per lei non è più il tempo di cacciar farfalle. Sposerà il sergente Belcore, sbruffone e improponibile? O si renderà conto che quel suo compagno di giochi merita il suo amore? Non sapremo davvero mai come è andata. Ma certamente quel magico elisir che Dulcamara dà a Nemorino ha fatto il miracolo. Anche se non è un filtro d'amore, né ha mai preteso di esserlo. Sarà l'effetto placebo (è “solo” Bordeaux), sarà la sicurezza di una leggera sbornia, o la gelosia della fittavola, o chissà, la notizia che il giovanotto è diventato un buon partito, ma tutto cambia tra i due. E il povero Nemorino potrà finalmente cantare la sua romanza. «Già, la furtiva. Che è una delle pagine più belle della storia dell'opera, ed è, a mio parere, una sorta di Ave Maria. Ascoltate la musica. Sembra una preghiera». Quanto alle parole, «stessero attenti i vari Nemorini! Smetterebbero di disperarsi. Adina ha ceduto, e allora che c'è da piangere?».
Mirabella parlerebbe per ore di Donizetti e Rossini (il suo preferito) di Omero e Dante, del filtro della regina Isotta e di buon vino, di sirene e di moti del '30-31, di Carducci e di ipallagi (“furtiva lacrima” è un'ipallage, una figura retorica che significa sostituzione: ad essere furtiva è Adina non la lacrima). Ma non può: l'aspetta il palcoscenico, con le scene luminose di Giovanni Licheri e Alida Cappellini. L'aspetta l'assistente alla regia Daniela Zedda: «Una vera macchina da guerra». Ha parole buone quasi per tutti, il professore. Una speciale per l'Adina di Daniela Bruera, “perfetta”. E ha soprattutto uno sguardo affettuoso nei confronti del Lirico: «Un luogo importante, per questa città (anche se mi dispiace che non abbia un nome. Con tutti i sardi illustri che avete!). Senza il teatro non si vive. E qui ci sono professionalità tra le migliori in Italia. Ai Dulcamara catodici di oggi non gliene frega niente, ma noi sappiamo quanto sia importante tenere aperto il sipario. L'arte è verità, anche quando dice il falso. Soprattutto quando dice il falso. Io? Io sono Dulcamara, certo. Io sono molto Dulcamara...».
Maria Paola Masala