Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Siamo pronti a lottare per ogni punto»

Fonte: L'Unione Sarda
6 marzo 2009

Casa Slovacchia 

L'ammissione di Mecir: singolari e doppi, tutti gli incontri sono aperti a ogni risultato

Miroslav Mecir sorride. Come un Gattone sornione. Pronto a dare qualche zampata all'Italia. Magari tre, cioè i punti necessari per vincere sulla terra battuta di Monte Urpinu.
Il problema è come riuscirci, anzi, chi può graffiare l'Italia. In doppio la Slovacchia sembra a buon punto: anche se semi-sconosciuti, Polasek e Mertinak sono pur sempre tra i primi trenta al mondo della specialità, pur girando il mondo con compagni abituali diversi. Dominik Hrbaty è lo spauracchio visti i suoi trascorsi, la sua classe, la sua determinazione, il suo orgoglio di vestire la maglia della Nazionale. Lacko (365 Atp) l'incognita, il giovane che non ha nulla da perdere e tanto da dimostrare, visto che sulla carta l'Italia prenderà punti facili facili nei due singolari contro di lui.
Ma la Davis è tutta un'altra storia. I valori sulla carta non contano: c'è la maglia del proprio Paese da difendere e onorare, il pubblico, a favore e contro, mille varianti che per tradizione hanno sovvertito i pronostici.
Il sorteggio ha subito messo di fronte (dalle 10,30) Dominik Hrbaty e Potito Starace. «La squadra sta bene, sono ottimista» , la prima reazione di capitan Mecir dopo l'esito dell'urna. Non fa pronostici il "Gattone" ex numero quattro del mondo: «Non mi piacciono le percentuali, ogni punto è importante, singoli e doppi hanno lo stesso peso». Retorica da intervista o scaramanzia, fate voi. La sensazione è che la Slovacchia non abbia paura, che sia pronta a giocarsela.
Semmai è Hrbaty a suscitare timori agli azzurri. È reduce da un infortunio, ha 31 anni, forse fa più paura il suo curriculum: ex numero 12 del mondo nel 2004, ex 14 di doppio nel 2000, ha vinto in carriera più match di quanti ne ha persi. Specialista delle superfici veloci, ha invece raccolto le soddisfazioni più grandi sulla terra rossa come quella di Monte Urpinu. Semifinale al Roland Garros (1999), quarti di finale agli Australian Open nel 2001 e nel 2005, e agli Us Open nel 2004. Sei i titoli messi in bacheca nel circuito Atp: San Marino, Praga, Auckland, Adelaide, Marsiglia. Potevano essere molti di più viste le sette finali a Palermo, al Master Series di Montecarlo, San Pietroburgo, Brighton, Auckland, Casablanca e al Master Series di Parigi-Bercy. In Davis ha un ruolino impressionante: 54 incontri, 31 vinti (26 solo in singolare) e 23 persi. E a chi pensa che sia quasi in pensione o fuori forma, il numero uno slovacco risponde: «Sto bene, mi sono allenato molto in questi giorni. Non mi spaventano i cinque set, anzi spero di arrivare al quinto. E di vincere. E sono contento di entrare in campo per primo: preferisco conoscere in anticipo l'orario di inizio della mia partita, quando gioca Lacko non si sa mai, i suoi match possono durare molto». Di certo Hrbaty non gioca un match vero sulla terra battuta da parecchio, e la Bundesliga (serie A tedesca) non è un test attendibile. Poi c'è stato l'infortunio alla spalla e quando si è ripreso i tornei sulla terra erano finiti.
Lucas Lacko, che affronterà Seppi nel secondo singolare, è uno sconosciuto, ma non per gli appassionati sardi. Il ventunenne di Piestany nel 2005 ha vinto il Futures da 10 mila dollari a Olbia. Se lo ricorda bene, ma erano altri tempi: «Ero giovane, stavo iniziando. Non so se la Sardegna mi porti fortuna, di sicuro mi piace giocare qui». Chissà che lo slovacco dalla faccia da bravo ragazzo non decida di riprendere la scalata proprio da Cagliari e da questa Davis. Perché nel 2007, a soli 19 anni, erano numero 133 del mondo, e nel 2006, appena maggiorenne, ha esordito in Davis (10 incontri, 4 vittorie, 6 sconfitte). In bacheca ha solo un torneo del circuito Atp, (Kolding, 2007) e tre finali. Più il primo turno agli Australian Open negli ultimi due anni.
Per il doppio Mecir si affiderà domani agli specialisti Mertinak e Polasek, rispettivamente 32 e 28 del mondo per conquistare il punto che spesso si rivela decisivo. La curiosità è che i due specialisti però non giocano quasi mai insieme nei tornei, ma loro ribattono: «Siamo amici e ci conosciamo bene. E in doppio è fondamentale essere affiatati, e noi lo siamo».
Dunque non ci sarà possibilità di rivedere in campo Mecir: "Gattone" mercoledì ha giocato (benissimo) in doppio con i suoi ragazzi in allenamento. Pronto a scendere in campo a 45 anni? Solo una battuta e i quattro slovacchi hanno riso di gusto. Mecir da buon "micione" che sa il fatto suo, sorride. Si liscia la barba, oltre i baffi, guarda il tabellone con i nomi e i match appena sanciti dal sorteggio, e pensa a come graffiare i topolini azzurri.
LAZZARO CADELANO

06/03/2009