Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Il Pd allo sfascio, ognuno corre da solo»

Fonte: La Nuova Sardegna
5 marzo 2009

GIOVEDÌ, 05 MARZO 2009

Pagina 1 - Cagliari

di Roberto Paracchini 



Marisa Depau: «Non abbiamo un progetto e non ci interessiamo dei veri problemi»



«Non sono abituata a lavorare in questo modo, bisogna andare a discutere tra la gente»

CAGLIARI. «Vorrei che si cercasse di costruire qualche cosa. Invece vedo tutto bloccato e io mi sento sempre più fuori posto», afferma Marisa Depau, consigliera comunale del Pd, detta la pasionaria per la passione messa da sempre nel fare politica e nella difesa dei diritti dei senza tetto. Ora di lei si dice che stia meditando di uscire dal Pd... «No - precisa - io non vado via dal Partito democratico e in Comune resto nel gruppo. Ma non nego che mi trovo molto male. Ma il mio disagio non è di oggi: proviene dall’elezione del nuovo capo gruppo (Ninni Depau - ndr), da allora si formarono due gruppi».
«Diciamo che in questo momento sono in una fase di riflessione, ma non fuggo e, in ogni caso, non lo farei mai a destra», continua Depau. «Il problema - continua - è che non sono abituata a lavorare in questo modo. Mentre in città vedo solo divisioni, gruppi, fazioni. I problemi sembrano scomparsi, mentre restano sempre sullo sfondo». La batosta elettorale pesa e ha accentuato lo smarrimento... «Certamente - riprende Depau - ma al posto di esaminare e affrontare le tante questioni aperte, che cosa capita? Che si continua con le divisioni, sempre più forti...». Però nel Pd c’è un commissario che sta lavorando... «Ma io non l’ho mai visto. Mi sembra che in una situazione come la nostra si dovrebbero sentire tutti, comprese le persone che hanno una propria storia....».
Marisa Depau si sente ai margini: in assemblea comunale la consigliera si è sempre battuta per stimolare la costruzione degli alloggi per i senza tetto. E si è trovata anche in contrasto col suo partito quando aveva appoggiato (come inizialmente fece anche il Pd) la riqualificazione di cinque scuole dismesse in abitazioni. Ma il tutto venne bloccato per via degli alti costi dell’intervento... «Solo che non c’è stato niente in alternativa. Intanto abbiamo perso i soldi di quei finanziamenti. Non è questo il modo di lavorare». Secondo Depua «oggi più che mai abbiamo bisogno di una sinistra unita. Invece ognuno va per conto proprio: tutti contro tutti. Ma è assurdo ed è per questo che sono furente: si va dietro le persone e non esiste più un programma. Noi, ad esempio, rischiamo di andare alle prossime elezioni comunali (nel 2011) non solo in ordine sparso, ma anche senza un progetto per la città...». Però ci sono state una serie di indicazioni per Cagliari: dal progetto di riqualificazione abitativa di Sant’Elia al museo Betile, al campus universitario... «Sì ma un programma elettorale si forma coinvolgendo la gente e non ponendo le questioni dall’alto. Si deve lavorare tra la gente. Questo è il problema. Invece non lo si fa. Io ho lavorato per trent’anni e oggi dove mi trovo? In un posto in cui c’è un continuo scontro tra dirigenti. Personalmene non faccio parte di alcuna cordata e non voglio farne parte. Le guerre tra bande non mi sono mai piaciute e non sto parlando del Comune ma degli altri gruppi dirigenti».
Poi c’è stata la batosta elettorale... «Sì, ma ora le regionali sono passate. A questo punto tu che cosa ti aspetteresti? Che ci sia un moto d’orgoglio, una levata di scudi per dire “ci siamo ancora e ora vi facciamo vedere noi”. Invece niente. Tutto tace. Inconcepibile. Ognuno pensa al proprio orticello. Così ci stiamo preparando, noi del Pd, a perdere anche le prossime comunali. Oggi la crisi sta dilagando e noi che facciamo? Che cosa diciamo per il problema centrale, quello dei disoccupati? Che cosa facciamo in concreto? Niente».
Secondo Depau «bisognerebbe fare lavoro di squadra: i consiglieri comunali dovranno lavorare assieme a quelli regionali ed elaborare un progetto di città. Altrimenti che cosa diciamo agli elettori? Quale Cagliari vogliamo proporre? Dobbiamo coinvolgere il maggior numero possibile di persone e lavorare assieme sul campo... Personalmente, ripeto, non ho intenzione di uscire dal Pd. Credo in questo partito, l’ho fatto sin dall’inizio, ma vorrei contribuire a fare qualcosa. Il problema è che questo gruppo dirigente ha contribuito a creare il vuoto. Stiamo affondando e pensano soltanto a dividersi in bande...».