Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Fondo sociale europeo, Sardegna promossa

Fonte: La Nuova Sardegna
10 giugno 2015

Speso il 94 per cento del vecchio programma. Fino al 2020 la dotazione sarà di 444 milioni


CAGLIARi Ogni anno c’è un comitato di sorveglianza che verifica come le Regioni spendono i finanziamenti: promuove, boccia o rimanda a seconda della bravura. L’esame di giugno è stato superato dalla Sardegna per i 657 milioni del Fondo sociale assegnati dal 2017 al 2013. Ha speso il 94 per cento (641milioni) e ottenuto il nullaosta per oltre mezzo miliardo. Anche se più di una volta ha utilizzato la dotazione per tenere a bada gli ammortizzatori sociali da sempre una polveriera. Dovevano servire soprattutto per far crescere l’occupazione, ridurre la povertà e migliorare la qualità del capitale umano, ma in diverse occasioni ha dovuto far di necessità virtù e metterci una pezza. Ingegneria finanziaria a parte, così gli esperti chiamano i deragliamenti dagli obiettivi primari del fondo, la Sardegna si è comportata bene. Secondo posto assoluto fra le regioni, dietro alle Province autonome di Trento e Bolzano, con un’accelerazione l’anno scorso (100 milioni spesi) che le hanno permesso di scalare diverse posizioni. Dopo gli applausi per l’efficienza a» dimostrata – del vecchio fondo rimane solo un residuo di 34 milioni in scadenza a dicembre – la Sardegna ora deve fare i conti con il nuovo Fondo sociale europeo 2014-2020. La dotazione è decisa da tempo: in sei anni avrà a disposizione 444,8 milioni. Da una stagione all’altro, il taglio è stato netto: -280 milioni motivati da Bruxelles con il passaggio all’«Europa a 27» (da sostenere ci sono anche i paesi dell’Est europeo) e dalla drastica riduzione del budget. «Anche se ci aspettavamo di più – ha detto l’assessore del Lavoro Virginia Mura – ora dobbiamo essere bravi a spendere bene il nuovo Fondo sociale e far sì che incida con più efficacia sul territorio e le politiche del lavoro da passive diventino attive, con il reinserimento di chi sta è stato espulso o è ai margini del mercato». La strategia fino al 2020 prevede quattro strade maestre e 11 priorità. Il primo asse sarà finanziato con 170 milioni per favorire il ritorno al lavoro attico di disoccupati compresi quelli di lunga durata. Il secondo, 89 milioni, sarà destinato all’inclusione sociale e lotta alla povertà. Oltre 150 milioni saranno finalizzati all’istruzione e alla formazione per ridurre il record negativo dell’abbandono scolastico. Il quarto, 13,5 milioni, avrà come obiettivo migliorare l’efficacia delle amministrazioni pubbliche. È prevista anche una quota (13,3 milioni) per l’assistenza tecnica ai vari progetti. «Il ruolo del Fondo sociale – ha sottolineato l’assessore – è stato e continuerà a essere cruciale. Non è un ministero che negli ultimi anni i fondi nazionali e regionali per il lavoro sono stati tagliati più volte, nonostante la crisi abbai aumentato purtroppo il numero dei disoccupati». Per l’assessore, «è proprio la dotazione del Fondo sociale che dobbiamo saper usare bene e in fretta per agire sulle competenze e la formazione con grande attenzione alle esigenze delle imprese e senza che sia uno strumento autoreferenziale delle agenzie impegnate nella formazione». Con la speranza di essere ancora e soprattutto fra le prime Regioni a spendere bene i finanziamenti europei, com’è accaduto col vecchio piano. (ua)