Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Amministratori lasciati soli»

Fonte: La Nuova Sardegna
4 giugno 2015

Scano (Anci) scriverà al ministro Alfano: i territori devono essere presidiati


CAGLIARI L’ossatura della democrazia sono i Comuni, «ma se lo Stato e il Governo continuano a metterli sotto pressione, è alto il rischio che prima o poi questo scheletro vada in pezzi». Pier Sandro Scano, presidente regionale dell’Associazione dei Comuni, non lo manda a dire. Oggi prenderà carta e penna per scrivere una lettera al ministro Alfano. «Gli chiederò che sia applicata con più decisione la parte operativa del protocollo sulla sicurezza firmato in primavera a Cagliari. Lo solleciterò su tre punti: presidio del territorio, prevenzione e attività d’intelligence. È pensabile che non si riesca ancora scovare e punire un solo autore degli attentati?». Da marzo in poi in la situazione è persino peggiorata: è stata una campagna elettorale all’insegna delle bombe. «È stato un vero stillicidio. Questa insensata cultura della violenza va assolutamente sconfitta. Per riuscirci serve un grande impegno sociale, però lo Stato non deve arretrare neanche di un metro». Dove la democrazia è sotto attacco l’emergenza è quotidiana. «Tagliando le risorse e gli strumenti ai Comuni, aumenta ogni giorno il rischio che salti l’intelaiatura democratica». L’astensionismo è il primo segnale d’allarme. «Il raffronto fra le regionali sia in Sardegna che nella penisola e le comunali dice però che c’è una differenza del 10 per cento nella partecipazione dei cittadini alle amministrative. Era ed è sempre più alta l’affluenza alle urne per scegliere gli amministratori locali». È sicuro? «Sì, anche se non possiamo non accorgerci che nel confronto 2010-2015 c’è stata una diminuzione anche nell’affluenza alle amministrative. È un altro segnale della crescente difficoltà e dipende in primo luogo da questo fatto: ai Comuni, negli anni, sono state riconosciute dal Governo meno possibilità per dare risposte ai cittadini». Aumentano anche i municipi in cui era presente una sola lista. «Prima era un’eccezione, stavolta 45 su 167 e questo vuol dire che ora parliamo di un fenomeno consistente. È un’altra faccia di quel distacco denunciato più volte». Ma alla fine tutti i sindaci nel mirino sono stati rieletti. «È la dimostrazione che la democrazia ha i suoi anticorpi e che i responsabili degli attentati sono un pugno d’isolati». C’è però anche il caso dei sindaci finiti sotto inchiesta per gli appalti pilotati. «Aspettiamo l’esito dell’indagine, ma sin dall’inizio siamo stati chiari nella nostra presa di posizione: massima severità per chi sarà riconosciuto colpevole». Non è il momento di sollecitare anche un più profondo cambio generazionale? «È in corso. Domenica sono stati eletti molti sindaci e consiglieri comunali sotto o appena sopra i 30 anni». Più donne sindaco, un altro segnale di speranza. «Direi ottimo, ma se oggi in Sardegna ci sono 44 sindaci donne su 377 Comuni, dobbiamo arrivare almeno alla metà». Il 10 luglio, a Cagliari, è in programma l’assemblea nazionale dei piccoli Comuni: un’occasione decisiva per rilanciare la vertenza. «Qualcuno nel Governo e in Parlamento persegue la fusione fra i piccoli Comuni. Noi siamo contro qualunque fusione calda o fredda che sia». Qual è l’alternativa? «I Comuni devono essere messi nelle condizioni di collaborare, attraverso le Unioni, nel programmare e gestire i servizi e lo sviluppo». Il deserto della democrazia è un incubo. «Va spazzato via ma lo Stato e la Regione devono darci una mano. Subito». (ua)