Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

L'INIZIATIVA. Quarantaquattro giovani africani si sono sfidati ieri sull'erba sintetica Dai barconi

Fonte: L'Unione Sarda
12 maggio 2015

 


C'è chi sfoggia la maglietta del suo calciatore preferito e chi indossa una pettina anonima o addirittura la camicia. Ai piedi, scarpette da calcio di fortuna. I portieri si sistemano tra i pali a mani nude: i guanti sarebbero un lusso. A chi si presenta senza nulla ci pensa qualche persona generosa di passaggio, poi andata via scalza con addosso solo dei calzini rossi. Perché la sfida sul campo in erba sintetica di Sant'Elia è un piccolo evento: da una parte i richiedenti asilo del primo piano del Cpa-Cara di Elmas, dall'altra quelli del secondo piano.
MILLE COLORI All'iniziativa, organizzata dai responsabili del centro di prima accoglienza grazie alla collaborazione della società Progetto Calcio Sant'Elia che ha concesso gratuitamente il campo, partecipano in 44. Dopo aver raggiunto piazza Matteotti in pullman di mattina presto, i calciatori africani (in rappresentanza di tanti Stati diversi) salgono sul piccolo bus del centro. Servono cinque viaggi per accompagnare tutti i giovani africani al campo. Ci pensa Tore Cao, del Cpa di Elmas, a fare la spola alla guida del pulmino. Poi il fischio d'inizio con tanto di arbitro che per distinguersi dai connazionali è scalzo: in campo tanto agonismo, buona tecnica, qualche spunto di classe e i mille colori delle magliette indossate dai calciatori.
GIORNATA DIVERSA «Una bella mattinata per tutti noi. Qualcosa di diverso per spezzare la monotonia di giornate quasi sempre uguali», commenta in un italiano stentato quello che ha tutta l'aria di essere l'allenatore della squadra del primo piano.
DOPPIA FUGA Alla fine del primo tempo Balde, 25enne senegalese, racconta la sua storia. Da dieci mesi è ospite del centro di Elmas. Aspetta fiducioso di essere in regola per mettersi alla ricerca di un posto di lavoro. «Voglio restare in Sardegna. Mi sono trovato benissimo. Non ho nessun parente da raggiungere», spiega mischiando un discreto italiano al francese. «Sono andato via dal Senegal per sfuggire a una guerra e sono finito in Libia. Insegnavo, poi un'altra guerra mi ha obbligato a una nuova fuga. Ho comprato un posto su un barchino e raggiunto le coste della Sicilia. Poi mi hanno portato nel centro di Elmas». La voglia di imparare non gli manca. «Di mattina studio e vado in giro per Cagliari. Di sera frequento la scuola media in via del Collegio. Frequento la terza e il mio italiano sta migliorando».
L'INTEGRAZIONE La partita ricomincia. Le squadre cambiano radicalmente per far giocare tutti. In panchina si urla per dare le indicazioni e perché nessuno vuole perdere. «Fa piacere che una partita così significativa si giochi a Sant'Elia», dice Miro Murgia, allenatore del Vecchio Borgo squadra del campionato di Seconda categoria. «Per tutta la stagione», spiega, «si è allenato con noi un giovane africano. Per l'anno prossimo contiamo di poter tesserare uno o due ragazzi anche se non è facile perché devono essere regolari».
LA COLLABORAZIONE A metà del secondo tempo arriva anche la direttrice del Cpa-Cara di Elmas: Nunzia Pica è in compagnia di un'assistente sociale. Conosce tutti i ragazzi per nome. Non può rilasciare dichiarazioni ufficiali ma fa capire che questa partita non sarà l'ultima. È però necessaria la generosa collaborazione delle società sportive di Cagliari e dell'hinterland. Il Progetto Calcio Sant'Elia, con Dante Puddu e Mario Pinna in prima linea, ha dato il buon esempio.
IL RIENTRO Due ore di battaglia calcistica non bastano per stabilire chi sia il vincitore. Finisce 2-2. Si va ai rigori. Il portiere con addosso la camicia diventa l'eroe: una sua parata regala il successo alla sua squadra. Poi tutti sotto la doccia prima del rientro, sul bus con Tore Cao, al centro di Elmas in attesa della prossima sfida.
Matteo Vercelli