Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Con la sagra si festeggia anche la fine del conflitto

Fonte: L'Unione Sarda
4 maggio 2015


ANNIVERSARI. Primo maggio 1945, nell'Italia libera dal fascismo

 

Cagliari stremata dalle distruzioni dei bombardamenti
e dalla fame ritorna alla vita pensando alla ricostruzione



«M artedì avrà luogo la tradizionale sagra di Sant'Efisio». Così, in un trafiletto di poche righe, L'Unione Sarda di domenica 29 aprile 1945, uscita con solo due fogli, annunciava la processione del Santo guerriero in quelle giornate convulse che caratterizzarono i giorni successivi alla Liberazione anche in Sardegna. Sobrietà e essenzialità di un evento sentito da una popolazione che tentava di riassaporare il gusto della democrazia partecipando ad una celebrazione insieme religiosa e laica. La sagra, scriveva L'Unione, si sarebbe svolta nel percorso che si snodava dalla chiesa del Santo per passare in via Santa Restituta, piazza Yenne, corso Vittorio Emanuele e via Sassari. Nel pomeriggio di nuovo tutti in piazza Yenne per quelle che il giornale definì «manifestazioni popolari», ovvero quel momento di divertimento pubblico in onore del Santo percepito forse anche come rappresentazione di libertà rispetto ad una guerra agli sgoccioli. In contemporanea la Camera del lavoro di Cagliari annunciava manifestazioni per le celebrazioni del 1° maggio, festa dei lavoratori, anche qui con corteo cittadino da piazza Martiri e manifestazione finale in Piazza Yenne.
LA RINASCITA Un primo maggio cagliaritano dove i due aspetti, quello politico-sindacale e quello religioso, sembravano convivere in un clima di ritrovata vitalità e dove ognuno voleva riappropriarsi di quelli spazi pubblici negati prima dalla dittatura e poi dalla drammaticità del secondo conflitto mondiale. Un sentimento, quella della volontà di ricostruire e di affrontare con coraggio e senso di responsabilità problemi come i ripari per i senzatetto e la carenza di generi alimentari, che ben traspariva nell'intervista in prima pagina al sindaco di Cagliari Cesare Pintus, a capo di una giunta con rappresentanti di tutti i partiti antifascisti. Un'atmosfera di lenta rinascita anche se nel mondo «grande e terribile» il conflitto era destinato a continuare ancora per poco con la coda di tutte le sue violenze e delle sue drammatiche conseguenze. Mentre a Cagliari si preparava la sfilata per Sant'Efisio, Hitler stava infatti per suicidarsi nel bunker della Cancelleria con la sua compagna Eva Braun e le strade di Berlino erano teatro di un'aspra battaglia tra le truppe sovietiche e gli ultimi avamposti di quello che restava del Terzo Reich.
LA FINE DELLA GUERRA Non essendo uscito il lunedì 30 aprile, martedì 1° maggio L'Unione Sarda tornava in diffusione ed apriva con un titolo a tutta pagina dove si annunciava la fine delle ostilità per l'Italia, la cattura e la fucilazione di Mussolini da parte dei partigiani dopo un tentativo di fuga che veniva equiparato, nell'editoriale di Luigi Pirastu dall'esemplificativo titolo «Giustizia popolare», a quello di ladri in rotta con la refurtiva. Una morte e una vendetta che colpivano l'ex Duce del fascismo proprio mentre dalla Germania, come si riportava con evidenza, sempre più insistenti si facevano le voci della morte del Führer e del crollo del nazionalsocialismo.
POLITICA ISOLANA Grande spazio veniva dato dal giornale all'insediamento della Consulta regionale, l'organo avente il compito di restituire dignità istituzionale alla politica isolana, e al discorso dell'Alto Commissario, il generale nativo di Pozzomaggiore Pietro Pinna, cui spettò il compito di delineare i principali problemi economico e sociali da affrontare nell'immediato, da quelli del comparto industriale a quello zootecnico, indispensabili per dare un po' di respiro al popolo sardo. A pagina 2, nella cronaca di Cagliari, una colonna sulla destra descriveva con una sintesi efficace tutti i vari appuntamenti che avrebbero segnato la sagra per il martire Efisio, con l'elencazione delle varie tappe tra Cagliari, Giorgino, Pula e infine Nora, mentre il capoluogo nel pomeriggio avrebbe visto in Piazza Yenne la parte profana con "corse di asinelli", "corse di giovani nei sacchi" e la presenza all'imbocco di via Azuni di un albero della cuccagna.
COMIZIO IN PIAZZA YENNE Negli stessi momenti la piazza, luogo di ritrovata socialità ma anche di espressione della politica rinascente, testimoniata anche da un comizio sardista assai partecipato tenuto da Lussu e Mastino il giorno precedente, avrebbe fatto da scenario ai comizi per la festa dei lavoratori a sancire un disordine creativo tra impegno e spensieratezza di cui i cagliaritani avevano un disperato bisogno. Il 1° maggio, recuperando una tradizione di riposo per la festa dei lavoratori che il totalitarismo fascista, nonostante le antiche frequentazioni da socialista rivoluzionario di Mussolini, aveva cancellato sostituendola con il 21 aprile ovvero il Natale di Roma, i pochi redattori dell'Unione non lavorarono e così il quotidiano non fu disponibile il giorno successivo. Tornò nelle mani dei cagliaritani giovedì 3 maggio, con un'apertura tutta dedicata alla resa incondizionata delle armate tedesche in Italia, anche in coincidenza della conferma della morte del dittatore tedesco. I lettori potevano apprendere della presa definitiva di Lubecca e Berlino, epilogo di un conflitto tragico che proprio con la nomina di Hitler a Cancelliere nel gennaio 1933 aveva visto le sue premesse. Un pezzo veniva dedicato alla Consulta regionale, in modo che i lettori potessero essere informati sulla ripresa del lavoro politico-istituzionale come segnale di graduale ma concreto ritorno alla normalità.
LA SAGRA Nella pagina della cronaca cagliaritana uno stringato resoconto sintetizzava il successo del Primo Maggio dei lavoratori del capoluogo con la manifestazione in Piazza Yenne e i comizi dei rappresentanti di tutti i partiti antifascisti. E anche la sagra di Sant'Efisio si era svolta al meglio nonostante il clima generale, con i miliziani, la Guardania, l'Alternos, l'Arciconfraternita e le associazioni religiose che avevano accompagnato il cocchio "tra due file di popolo riverente" proveniente da tutta la Sardegna. L'indomani il simulacro sarebbe giunto da Pula in città e il capoluogo sarebbe tornato a custodire il suo martire e a venerarlo nella normalità della democrazia. Il ritorno del Santo guerriero chiudeva giorni di speranza dopo anni di dolore e lutti. Anche a Cagliari la parola guerra veniva cancellata, e come nel resto d'Italia si iniziava a gustare la bellezza del termine pace.
Gianluca Scroccu