Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

L'armata sarda a cavallo in ricordo di Toreddu

Fonte: L'Unione Sarda
4 maggio 2015


Il decano Salvatore Viola per 57 anni guardiano fedele sino all'ultimo

 



L a sua folta barba bianca quest'anno mancherà a tutti. Salvatore Viola, per tutti Toreddu, decano dei miliziani di Stampace, scomparso la scorsa estate a 84 anni, 57 dei quali trascorsi come guardiano fedele del Santo, lascerà un enorme vuoto nella comunità. Esempio autentico di incondizionata devozione, faceva ogni anno un suo personalissimo voto al Santo lasciandosi crescere la barba da ottobre a maggio, per poi tagliarla a celebrazioni concluse. Toreddu era ormai diventato un simbolo della festa: casacca rosso-arancio e coccarda sul petto, per oltre mezzo secolo aveva scortato a cavallo il cocchio sacro fino a Nora, riaccompagnandolo sano e salvo in città. Un compito solenne, ora tramandato ai dieci figli e ventiquattro nipoti, per mantenere viva la tradizione che da 359 anni l'esercito dei miliziani a cavallo assolve con fede e abnegazione.
IL CORPO MILITARE Nel diciassettesimo secolo, armato di sciabole e archibugi, il corpo respingeva durante il pellegrinaggio i frequenti attacchi di pirati e predoni, allettati dalle stoffe raffinate e dai gioielli con cui i fedeli onoravano la statua di Sant'Efisio. Sin dalla prima festa di cui si abbia testimonianza, probabilmente nel 1657, i miliziani costituirono la forza armata che scortò il Santo per circa cento anni. Un ruolo poi ricoperto nel diciannovesimo secolo dai battaglioni dei carabinieri.
LA DIVISA Dai primi decenni dell'800 la milizia sarda si trasformò così ufficialmente in una forza ausiliaria a disposizione del Governo con tanto di divisa e armi. L'uniforme arrivata ai giorni nostri è di origini seicentesche: la berritta in panno scarlatto spicca sul corpetto in tinta, ornato da alamari neri e bottoni dorati. Gonnellino nero, calzoni bianchi e gambali completano il costume. In passato fucili, spade, baionette, pistole e coltelli facevano da equipaggiamento.
I COMPITI Utilizzata spesso a difesa del suolo isolano quando le truppe regolari non erano sufficienti, la milizia ricoprì anche compiti umanitari assistendo le popolazioni dei piccoli centri colpite da epidemie. Un onore e un dovere a cui tutti i sudditi del Regno di Sardegna dovettero sottostare rispondendo alla leva obbligatoria. Un vero esercito che alla metà del XIX secolo contava quasi diecimila componenti provenienti da tutta l'Isola: 1500 da Cagliari, 960 da Busachi, 150 da Oristano, 600 da Iglesias, 1200 da Laconi, 700 dall'Ogliastra, 1200 da Nuoro, 800 da Sassari, 500 da Alghero, 640 da Bosa e altri 800 da Tempio e Ozieri. E a maggio tutti in marcia verso il capoluogo in onore del Santo. Quei pericoli oggi sono lontani ricordi, ma la promessa fatta dalle giubbe rosse resiste nel tempo. A onorarla ci pensa oggi l'Associazione religiosa Miliziani di Sant'Efisio Cagliari Stampace. Le "truppe" nei secoli si sono assottigliate, ma a cavallo anche quest'anno saliranno in settanta, guidati da Francesco e Marco Viola, figli di Toreddu e garanti di un voto secolare che rinnova ogni anno.
Luca Mascia