Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Brad Mehldau, poeta contemporaneo del jazz

Fonte: La Nuova Sardegna
27 aprile 2015


Il pianista americano con il suo trio protagonista di un indimenticabile live al Comunale di Cagliari


 


di Walter Porcedda wCAGLIARI Straordinario, Potrebbe sembrare un aggettivo forte e forse un po’ troppo abusato per parlare di performance jazz, ma il live del pianista Brad Mehldau e del suo trio, giorni fa al teatro Comunale del Lirico, anticipazione di lusso per l’European Jazz Expò, lo merita tutto e in pieno. Nel senso di una performance fuori dall’ordinario. Un live di raffinata eleganza musicale certamente, suono impeccabile quanto formidabile e rara è l’intesa che lega al leader, il contrabbassista Larry Grenadier e il batterista Jeff Ballard, strumentisti stellari (e non è un caso che questo ora sia il migliore trio jazz in circolazione al mondo). La straordinarietà dell’evento nasce ovviamente anche da queste cose ma soprattutto dall’assistere in tempo reale alle costruzioni sonore di uno dei più creativi musicisti del nostro tempo. Colpisce infatti, fin dal suo apparire gentile e un po’ schivo sul grande palcoscenico e davanti una platea ricolma di pubblico la sua concentrazione, quel corpo a corpo con la tastiera, mai in modo aggressivo ma carezzevole, che sfiora con mani di velluto i tasti. Ed è istant music, musica totale, un flusso costante di note e linee melodiche che si intrecciano e si sviluppano per architetture complesse, eppure orecchiabili: parlano direttamente al cuore. Nel suo vasto e incredibile songbook entra tutta la musica popolare dai sessanta a oggi, dal rock al samba brasiliano. E il jazz naturalmente. Quello mainstream come l’avantgarde. Senza dimenticare i classici. Bach accanto ai Beatles. Vedi l’avvolgente e lentissimo tango con cui rilegge “And I Love Her” tune evergreen del duo Lennon/MacCartney che esce trasfigurata con la linea melodica ridotta a un respiro, scarnificata fino all’essenza e lasciata librare leggera nell’aria come risonanza armonica di una chitarra. E’ il valzer dell’iniziale “Seymour read the Constitution” composta da Melhdau dopo aver visto in sogno l’attore Philip Seymour Hoffman che gli leggeva la Costituzione americana, sette giorni prima che morisse. Nostalgica e ricca di pathos. Ed è così un elettrico e vibrante set che per due ore tiene magneticamente sospesi tra ballad (“After the After”) tributi (“Solid Jackson”) omaggi (“Si tu vois ma mere” di Bechet e “West Coast blues di Montgomery). Assolutamente indimenticabile. Cioè straordinario.