Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Brad Mehldau e l'arte del piano

Fonte: L'Unione Sarda
20 aprile 2015


L'evento Mercoledì al Teatro Lirico di Cagliari

 

S ono tante le star del piano jazz transitate negli anni sul palco del Teatro Lirico di Cagliari: Keith Jarrett, Herbie Hancock, Chick Corea, Uri Caine, Carla Bley, Stefano Bollani. Adesso, è arrivato il momento, attesissimo, di Brad Mehldau, osannato specialista della tastiera che, da quasi vent'anni, continua a stregare le platee di tutto il mondo grazie alla straordinaria forza lirica di un pianismo elegante e sfacciatamente romantico, di scena mercoledì.
Biglietti disponibili al Box Office Sardegna
via Regina Margherita 43, Cagliari, tel. 070.65742. Prezzo: poltrona 27 euro, poltronissima 37 euro.
Uno stile riconoscibile ormai fin dalle prime note, in bilico tra jazz, amori classici e pop. Del resto, il pianista di Jacksonville, Florida, che ha alle spalle anni di Conservatorio e studi di composizione, ha fatto dell'attraversamento dei generi, uno dei tratti distintivi del proprio cammino, trasfigurando fin dall'inizio della carriera, evergreen del rock, del pop e, naturalmente, del jazz. Con disarmante semplicità, stravolge uno standard rendendolo irriconoscibile, poi, citando tre note in fila, arriva dritto al cuore di chi ascolta.
Ospite dell'European Jazz Expo, Mehldau si esibirà con Larry Grenadier al contrabbasso e Jeff Ballard alla batteria, quest'ultimo, applaudito qualche fa a Monte Claro, sempre in occasione dell'Expo, e lo scorso mese, a Bergamo Jazz alla guida del gruppo elettroacustico Fairgrounds.
Sopraffino protagonista del jazz dei nostri giorni, Mehldau, che oggi come ieri, sposa in maniera formidabile rigore e abbandono, predilige esibirsi in trio (il suo, attualmente, è il migliore in circolazione), di cui, da un po' di tempo, ha ridefinito gli equilibri interni. Dopo l'uscita dal gruppo di Jorge Rossy, e la sostituzione con Ballard, il pianista, ha riorganizzato la sua musica rendendola più aperta alle capacità espressive delle singole personalità, contrariamente al passato, dove il trio mostrava una grande compattezza, benché fortemente piano centrico. A ogni modo, Mehldau è sempre Mehldau, qualunque cosa faccia, e con chi chiunque si trovi a suonare. In duo con Pat Metheny o Joshua Redman, in trio, in quartetto, in piano solo o con orchestra d'archi intorno a sé, dimostra di essere il musicista più creativo del jazz odierno (purtroppo sempre più ricco di manieristi pompati dalle case discografiche), e non temere affatto la concorrenza di chi è arrivato dopo. Piombato nel panorama internazionale alla fine degli anni Novanta come un fulmine a ciel sereno, il talento del pianista statunitense, si è affermato in un attimo, senza bisogno di sforzi promozionali, astuzie legate al marketing, sponsorizzazioni da parte di grossi festival, o di musicisti dai nomi altisonanti. E certo non è poco.
Carlo Argiolas