Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La nautica naviga a vista

Fonte: L'Unione Sarda
20 aprile 2015


Una città con tante potenzialità ma incapace di gestire lo sviluppo

 

«Diporto affossato dalla crisi e dalla burocrazia»



La nautica immatricola la crisi. «È morta e sepolta», dice chi se ne intende di imbarcazioni, natanti, yacht e velieri. E se al Nautic show, vetrina del diporto aperta in questi giorni sulla banchina di via Roma, ancora sognano il primo anno, quel 2001 inaugurale che aveva fatto ben sperare quando il vento soffiava di poppa e sembrava spingere verso un futuro d'orgoglio e gioia, adesso è calma piatta. Nel mercato comanda la bonaccia.
IL SOGNO Per il capoluogo isolano, la città di mare resta un'idea. Un progetto. Un po' come il terminal crociere (quello vero, definitivo) che Cagliari Cruise Port vuole costruire sul molo Rinascita. L'altro - ribattezzato il bluff - è naufragato miseramente sul bassofondo. Dopo aver innalzato sul molo Ichnusa il gioiello di vetro e acciaio da cinque milioni di euro per accogliere gli ospiti delle immense navi vagabonde in viaggio per il mondo, ci si è resi conto che lì, davanti al terminal, il pescaggio era minimo. Inadatto alle chiglie dei giganti del mare.
GLI OPERATORI Adesso c'è attesa per il nulla osta del Comune perché Cagliari Cruise Port avvii i lavori. Un intervento che in tre mesi consentirà al molo Rinascita di ospitare il nuovo terminal crociere. E intanto la città insegue il sogno della nautica da diporto. Un desiderio che deve per forza di cose parlare la lingua comune del Golfo degli Angeli e ancora di più del più esteso golfo di Cagliari e dei suoi approdi turistici. Da Villasimius a Teulada, da Quartu-Capitana a Sarroch-Perd'e Sali passando per i porticcioli cittadini di Marina Piccola, la Motomar, Marina del Sole, Marina di Sant'Elmo, la Lega navale e Marina Portus Karalis.
A SU SICCU Massimiliano Montis, di Marina del Sole (200 attracchi per stanziali e un 15 per cento riservato al transito) tasta il polso della realtà della nautica. «Cagliari non si differenzia, il mercato del nuovo e dell'usato è inesistente. Le barche sono sempre meno, mantenerle è faticoso economicamente, così non è raro vederle più o meno abbandonate e prive di manutenzione. Molti, poi, mettono in pratica il fai da te ». L'imprenditore Gianni Onorato, proprietà Motomar e gestione Marina Piccola, non si risparmia. Non è sua abitudine. «In questa nostra amata terra siamo bravissimi a far annunci e programmi fantasmagorici che poi, puntualmente, cozzano con gli uomini che li fanno». Uomini, strutture, istituzioni. «La politica è pressoché assente, e mancano le capacità manageriali per gestire le operazione di sviluppo. Se poi si aggiungono redditometri, redditest e tasse esagerate capisci presto perché la nautica sia morta». Onorato avverte: «Ci sono proprietari che le barche le hanno portate in campagna, lasciate in terreni privati pur di non mostrarle. Sa che oggi si può acquistare di seconda mano un'imbarcazione a costi stracciati, anche un quinto del suo prezzo di mercato, proprio perché c'è sempre più gente che vuole disfarsene. Pensi che sia un affare e ti accorgi ben presto che ti sei infilato in una ingorgo».
MOLO SANITÀ Nei dintorni del molo Sanità, al fianco della vecchia sede dell'Autorità portuale, gli animi sono tutt'altro che sereni. Spiega Davide Gorgerino, amministratore di una società di noleggio e charter: «Cagliari ha potenzialità enormi ma non si riesce a sfruttarle. I posti barca sono sotto le esigenze di una città che avrebbe bisogno di marine più grandi e organizzate. Chi fa turismo arriva senza auto, qualcuno deve spiegarci come un diportista che attracca a Su Siccu possa raggiungere il centro. È la storia di Villasimius, di Teulada, un po' di tutta la Sardegna, di approdi senza servizi adeguati, lontani dalla città. A Cagliari per la nautica si naviga a vista. Lavoro da cinque anni, non ho un ufficio, per officina abbiamo un furgone e solo dopo tante richieste ho ottenuto le colonnine per luce e acqua. Crescere, qui, è se non impossibile, difficile».
Andrea Piras


Nautic Show

«Siamo qui
per coltivare nuovi contatti»

Qualcuno è tra i fedelissimi. Altri, hanno scelto di esporre al Nautic Show Sardinia per la prima volta. Attirati dalla fama della rassegna, dalla sede in centro storico, dal pensiero che tutto sommato, qualche nuovo contatto val bene lo sforzo di partecipare. «Stavolta c'è meno gente, colpa della partita», lamenta Gigi Cortis, tra gli espositori storici, «ma ho incontrato persone molto interessate, soprattutto ai natanti sotto i diecimila euro. Ho voluto esserci proprio per dimostrare che si può uscire in mare, anche senza spendere un patrimonio». Sull'importanza del marketing concorda Franco Spissu, rivenditore di motori e moto d'acqua. «Abbiamo già venduto qualcosa», afferma, «però l'aspetto fondamentale dell'essere in fiera non è la sua dimensione, ma l'atteggiamento dell'espositore, che deve conservare i clienti passati, raccogliere nuovi contatti e coltivarli».
La pensa diversamente Marco Dessy, giunto da Palau con tre grossi gommoni. «In questi primi due giorni i contatti non sono mancati, anche se speravo di trovare un ambiente più grande», ammette. «Più la fiera è ampia, più è facile attirare una nuova fascia di clientela: chi è già armatore contatta direttamente il cantiere, senza passare per le fiere». Sorriso invece a tutti denti per i giovani ideatori di Naustrip, piattaforma web per l'incontro tra domanda e offerta di vacanze in barca a vela. «Siamo entusiasti di questo lavoro, dal lancio abbiamo già ottenuto 800 contatti», dicono. «Per progetti giovani come il nostro, è indispensabile farsi conoscere».
Clara Mulas