Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Un Puccini quasi inedito, tra “capricci” e “minuetti”

Fonte: La Nuova Sardegna
13 aprile 2015

lirico


 

 

di Gabriele Balloi wCAGLIARI Non solo melodrammi. Puccini al di là dell’opera fu anche autore di pagine strumentali, da camera o per orchestra, che ben pochi conoscono. In catalogo oltretutto figurano alcuni “saggi” di musica sacra; così come romanze per voce e pianoforte. Produzione, che per quasi due terzi risale al periodo precedente la consacrazione come operista. Cosicché nei giorni scorsi la Stagione sinfonica del Lirico – di quella operistica, non si scorge ancora nemmeno l’ombra – ha voluto compensare, forse, sia la mancanza della lirica quanto la scarsa notorietà del suddetto repertorio, confezionando perciò un programma interamente dedicato al compositore lucchese. A condurlo un fervente pucciniano: Fabrizio Maria Carminati, che per l’autore di «Tosca» ha spesso dichiarato profonda “venerazione”. E dopotutto, per la prima volta quest’anno, finalmente si avverte almeno in parte una “vera” direzione orchestrale. Magari non irreprensibile, eppure sotto vari aspetti con una compattezza, concertazione e bilanciamento di suoni che parevano mancare a Vakoulsky, Rabaglia e via dicendo. Si prenda il «Capriccio sinfonico» con cui Puccini si diplomò al conservatorio, partitura intrisa di wagnerismo e soprattutto idee motiviche, di lì a poco, confluite nei drammi lirici Le Villi, Edgar e La Bohème: l’orchestra del Lirico, piacevolmente in forma, ha qui un generale impasto timbrico piuttosto unitario, efficace; la cavata degli archi irrobustita e tonica (ottimi i primi violini con a capo Tania Mazzetti) da far quasi scordare la distanza del boccascena; sobrietà d’emissione da ottoni e legni che emergono spesso con dinamiche molto ben dosate; stessa cosa, peraltro, anche sugli interventi delle percussioni, di intensità ben calibrata a quella orchestrale. Analoghi pregi si riscontrano poi nel «Preludio in la maggiore», nell’intermezzo di «Suor Angelica» o nell’elegia «Crisantemi». Monocorde, invece, spenta e un po’ imprecisa l’esecuzione dei «Tre minuetti», così come il “Coro a bocca chiusa” dalla « Butterfly», con un assieme corale non troppo convincente né convinto. Più sicuro e deciso, al contrario, nella «Messa a 4 voci» dove non mancano comunque alti e bassi: i tempi ora troppo “quadrati”, ora troppo frenetici, un fraseggiare non sempre ricercatissimo e limitata gamma di colori. Non eccezionali i solisti: Pietro Adaini (tenore) di bel timbro ma flebile nel registro medio- grave; Filippo Fontana (baritono) migliorabile sul controllo del fiato; e Riccardo Ferrari (basso) timbricamente interessante, tecnicamente insicuro. Mercoledì, invece, sarà di scena «Mare Nostrum», col tenore Roberto Iuliano e l’ensemble Viatoledo Classic, all’insegna del canto napoletano, su cui si cimentarono voci storiche come Caruso o Gigli.