Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Mai più un ex Marino»

Fonte: L'Unione Sarda
13 aprile 2015

Proposta trasversale per ospedale civile ed ex cliniche universitarie

Un centro della solidarietà negli edifici dismessi 


A spargere paura è l' ex , nel senso della parola. Quando quella preposizione compare davanti a un edificio che ha perso una funzione - il caso più emblematico e l'ex, appunto, ospedale Marino -, di solito la città perde un grande luogo e guadagna un gigantesco problema. Se, poi, gli edifici inutilizzati si moltiplicano, la situazione può diventare ingestibile.
I BENI Oltre che il carcere di Buoncammino, in città sono liberi - o si stanno progressivamente liberando - edifici come l'ospedale San Giovanni di Dio, la Clinica “Aresu” (o Clinica medica, di fronte all'ospedale) e la Clinica pediatrica “Macciotta”. La maggioranza di centrosinistra, in realtà tutte le forze politiche rappresentate in Consiglio comunale tranne Forza Italia, spingono affinché quei luoghi non abbiano un destino che li porterà a essere ruderi. Alcuni, soprattutto l'ospedale frutto del genio di Gaetano Cima, sono giganteschi e di grande pregio architettonico. L'ordine del giorno trasversale, scritto dal presidente della commissione Politiche sociali (Fabrizio Rodin, del Pd), è stato firmato anche da consiglieri del centrodestra tranne appunto Fi: prevede che uno di quegli edifici, o una parte nel caso di quelli più grandi, diventi il quartier generale degli operatori delle politiche sociali: «Di tutti gli operatori», scandisce Rodin, «cioè pubblici e privati, quindi le associazioni».
LA PROPOSTA Il ragionamento è semplice: «Comune, Provincia, Asl, Ateneo, Azienda mista ospedaliero-universitaria, Diocesi, associazioni di volontariato», ha proposto Rodin e ha ratificato il Consiglio, «sono sparpagliati in tutta la città, spesso in periferia. La scelta migliore è evitare l'abbandono di un edificio pubblico concentrando lì tutto ciò riguarda le Politiche sociali, come fanno in numerosi altri Comuni, tra cui Quartu dieci anni fa: un'unica sede, vastissima. Il coordinamento e la cooperazione tra diversi soggetti sarebbe favorito, inoltre si risparmierebbero molti soldi: custode unico, linea wi-fi unica, manutenzione di un'unica sede invece che di tanti posti diversi». In particolare, Rodin pensa di compensare (in parte) l'Università cedendo i locali di viale Sant'Ignazio, considerata la fame di aule del polo giuridico dell'Ateneo.
L'ACCORPAMENTO Per quanto riguarda le politiche sociali, l'elenco delle sedi degli operatori - pubblici e privati - è lungo: quelle dei vari enti pubblici, l'ex mattatoio in via Po dove la Caritas gestisce uno spazio di circa 700 metri quadri in cui garantisce l'assistenza con i pacchi di cibo e vestiario alle famiglie indigenti della città e dell'hinterland, il Centro di solidarietà “Giovanni Paolo II” in viale Sant'Ignazio, le organizzazioni che fanno capo alla Diocesi.L'abbandono di tanti edifici pubblici, è il concetto condiviso dal Consiglio comunale con l'eccezione dei consiglieri di Forza Italia, svuota il centro cittadino ed è necessario ridare una funzione a quegli edifici enormi per rianimarlo immediatamente. La maggior parte dei consiglieri comunali, oltretutto, sottolinea che gli edifici in centro sono ottimamente collegati con i mezzi pubblici e, nel caso dell'ospedale e della Clinica Aresu, ci sono anche molti parcheggi. «Non si renderebbe dunque necessario», conclude il presidente della commissione Servizi sociali, «dotare la zona di nuove infrastrutture, considerato oltretutto che si sta realizzando il prolungamento della metropolitana di superficie fino a piazza Matteotti».
Luigi Almiento