Rassegna Stampa

web Cagliari Globalist

Carabinieri per sempre Miliziani per un giorno

Fonte: web Cagliari Globalist
7 aprile 2015


 

Viaggio negli aspetti inediti della Festa di San'Efisio [Mario Salis]

 

 


venerdì 3 aprile 2015 15:42


 

 

 


di Mario Salis

Il 1° maggio di quest'anno sarà l'edizione trecentocinquantanove della festa di Sant'Efisio. Efisio o più confidenzialmente Efisceddu, con tutto il rispetto dovuto ad un Santo, come lo chiamano amorevolmente i suoi vicini di Stampaxi, è impegnato nei suggestivi riti della settimana Santa ma è già uscito il 15 di gennaio per un breve giro nel quartiere a ricordo del giorno del suo martirio. Il lunedì di Pasqua di buon ora salirà in Cattedrale per onorare il voto della città del 1793, quando Cagliari inquadrata dal tiro dell'artiglieria della flotta navale francese, grazie alla sua intercessione ed al valore dei Miliziani capitanati da Girolamo Pitzolo, sventò i tentativi di sbarco dei fanti di mare dell'ammiraglio Trouguet. Manca oramai poco più di un mese e se l'Arciconfraternita come ogni anno il 19 di Marzo ha nominato il Terzo Guardiano Tino Murtas che sovraintenderà alle complesse incombenze del cerimoniale, il Sindaco massimo Zedda ha scelto in netto anticipo l'Alternos della Municipalità, il consigliere comunale Matteo Leccis Cocco Ortu. È la conferma delle forti aspettative riposte dell'Amministrazione Comunale quando lo scorso anno ha avviato le procedure per l'iscrizione del Rito dello scioglimento del Voto e della Festa di Sant'Efisio nella Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell'umanità, secondo i principi stabiliti dalla Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale dell'UNESCO. L'istanza si è avvalsa della più stretta collaborazione con l'Arcidiocesi, la Confraternita ed i comuni di Pula, Villa San Pietro, Capoterra e Sarroch. L'inizio e la fine di una processione unica al mondo, lunga un centinaio di chilometri, quando il Santo dentro il cocchio nella omonima piazzetta riceverà gli onori militari e la sera del 4 al rientro il Presidente Mario Maffa pronuncerà la formula di rito dell'avvenuto scioglimento del voto alla Municipalità ed all'Arcivescovado. Si rinnovano le eleganti gualdrappe della Confraternita con la croce bianca e rossa come i più spartani sotto sella bianchi dei Miliziani rosso arancio. Is carradoris curano la preparazione dei monumentali sardo modicani col loro procedere ritmato, solenne e composto a conca pesada, perché a cavallo od a piedi non può venir meno l'anima e lo spirito di un evento religioso e di una corale testimonianza di popolo.

Il rito rimane ad oggi pressoché immutato nei secoli, è la partecipazione che si è arricchita di valori e significati anche attraverso una sapiente regia degli organizzatori che assecondano e tutelano fedele il più intimo cerimoniale. Ma non è sempre stato così, almeno per gli aspetti più laici, in passato ci furono, come dire delle crisi di vocazione. Anni Sessanta quelli mitici del boom economico dell'Italia che si muove prima a due ruote tra Vespa e Lambretta ed aspira all'autovettura a portata di qualche cambiale, con il cavallo amico dell'uomo in battaglia ed in campagna che comincia a scarseggiare. Is dottoris e is Milizianus potevano ancora servirsi degli ultimi cavalli di Masnata, i generosi esemplari di razza normanna che facevano suonare il proprio peso sul basalto di via Roma e sui ciottoli brillanti delle sue vie parallele. Ma non bastavano. Apriva il corteo, prima di una rappresentanza dei cavalli infiorati dei campidanesi e de is traccas, una sestiglia grigia di carabinieri a cavallo in alta uniforme che dopo un silenzio riverenziale strappavano l'applauso del pubblico assiepato lungo il percorso. Lo schieramento impeccabile si ripeteva quando a precedere il cocchio erano altri sei militi in sella a dei lucenti bai od a dei sauri color miele. A Giorgino avveniva il cambio con altri quattro colleghi ippomontati in tenuta ordinaria all'andata come al ritorno del lungo tragitto. Ma un particolare non sfuggiva ai fedeli devoti, allo stesso tempo attenti osservatori di ogni dettaglio della manifestazione. Chi fossero quei Miliziani senza le tradizionali ghette nere che calzavano invece lucenti stivali neri, come i palafrenieri dell'Alternos e dei mazzieri al fianco di aitanti cavalli. Inappuntabili e discreti come ubbidir tacendo, si trattava dei Carabinieri a cavallo di Cagliari. Ma quanti erano, dove stavano, che compiti svolgevano. Il Reggimento Carabinieri a Cavallo, quelli del Carosello di piazza di Siena, per intenderci, era articolato nel 1963-65 con gli squadroni di Milano, Palermo e Cagliari. Nel capoluogo sardo il III° gruppo era suddiviso nel Plotone Comando e Fanfara a cavallo. Uno squadrone e il Plotone Comando si trovava presso la caserma Zuddas (Legione CC) in via Sonnino. Il plotone comando comprendeva mascalcia, infermeria cavalli oltre al comando del gruppo del Ten. Colonnello Putzolu e gli uffici. L'altro squadrone e la fanfara erano ubicati nella caserma Salaris in viale Calamosca, questo squadrone era comandato dal Capitano Leo Dalla Porta futuro comandante del Reggimento. In tutto non meno di 150 cavalli. I reparti svolgevano servizi di pattugliamento in città e nel periodo estivo sul litorale del Poetto. Nelle zone del nuorese servizi di squadriglie, ricerche latitanti e servizi antiabigeato. Fino al 1969 cingevano l'anello esterno dello Stadio Amsicora durante le partite interne del Cagliari, in attesa di compiere il miracolo dello scudetto. Il pomeriggio inoltrato del 4 maggio la Fanfara dalla Legione risaliva col fragore dei suoi strumenti la via Garibaldi e giù per la via Manno ed il Largo per arrivare sotto il Municipio, intrattenendo col suo repertorio i fedeli del ritorno. I cavalli grigi che appaiono sulla foto presso il cortile dei Salesiani - ci fa notare Antonino Spoto, uno di quelli che c'era ed è rimasto in Sardegna per gli affetti e l'inguaribile passione equestre - sono degli esemplari Lusitani e Lipizzani, già vanto dell'alta scuola degli Asburgo, quelli che nascono scuri per diventare grigi, resi famosi dall'intrattabile ed eccentrico Generale Patton che nel 1945 organizzò un viaggio speciale in treno per salvarli dalla tragedia della guerra, raccontata peraltro nel film Ultimo treno per Vienna, del 1963. I cavalli dei carabinieri era quanto di meglio si potesse disporre per rendere onore a Sant'Efisio, ma cavalli non facili per tutti. Sicuramente lo avrà pensato quel mazziere che sul finire degli anni Cinquanta si vide quasi sfilare da sotto la sella la sua cavalcatura, che evidentemente aveva scambiato la cancellata del Comune per la porta carraia della sua caserma. La perizia a terra del suo vero cavaliere militare servì ad evitare il peggio.

Una città che cambia ma non i suoi riti che affondano radici secolari nella sua memoria religiosa e pubblica. L'indimenticato Arcivescovo di Cagliari Monsignor Piovella giorni ad oggi di quel tragico 1943, a Nurri dov'era sfollato, a Marino Cao che si prodigava per la processione, s'interrogava "ma come fa il nostro Efisio a partire senza la sua pompa". La risposta è la stessa. Anche oggi ha bisogno di vedere la sua città e la sua intera Isola non immune da altro genere di problemi, che gli si stringerà attorno per chiedergli ciò che gli uomini non riescono a realizzare e che forse potrà illuminare: Capitanu giai valenti, Prottetori poderosu de Sardigna speziali!