Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Luna Rossa, il costo dell'addio Quanto ci rimetterà Cagliari

Fonte: L'Unione Sarda
7 aprile 2015


Turismo, immobili, alta tecnologia: l'indotto (andato in fumo) della vela

 



Addio quartier generale, addio regate delle World Series: con la rinuncia di Luna Rossa all'America's Cup quanto ci rimette Cagliari? «Un milione di euro al mese solo dalla presenza del team in città», stima l'ex presidente dell'Autorità portuale, Piergiorgio Massidda. Fu lui a convincere Patrizio Bertelli che Cagliari, per il vento e non solo, sarebbe stata il posto giusto per preparare la sfida: «E la cifra non tiene conto delle World Series, che tra due mesi avrebbero portato 150 mila presenze». Sale a 200 mila l'ufficio stampa di Luna Rossa, che ieri rispondeva al telefono ma avvisava: «Siamo chiusi, fra tre settimane al massimo si smonta tutto». Scende ad «almeno 50 mila persone a notte per i tre giorni di regate» Mauro Murgia, presidente della Federalberghi sud Sardegna. Troppe? Poche? Due anni fa, a Napoli, per le World Series si registrarono 300-350 mila presenze; a Venezia, già piena di suo, si segnò un più 4 per cento.
TURISMO «Parliamo - prosegue Murgia - di un evento molto, ma molto più importante dei campionati mondiali di calcio. Le strutture ricettive della città avevano già prenotazioni e opzioni per il 70 per cento della disponibilità. I posti letto a Cagliari (4.500 ufficiali e 1.500 abusivi) non sarebbero bastati: erano stati attivati gli alberghi nelle località costiere». Qualcuno alla Regione ha definito le World Series «il secondo evento più significativo dopo la visita di papa Francesco». Con la differenza che, mentre il pontefice richiama pellegrini, una manifestazione velica di quel livello attira la tipologia economicamente più appetibile di turisti: viaggiatori abituali, spesso muniti di barca, influenti nel determinare le tendenze e con ampia capacità di spesa. In pratica, citando un'espressione ruvida ma efficace del guru del marketing turistico Josep Ejarque, dei “portafogli con le gambe”. Ma anche degli ottimi promotori per Cagliari e la Sardegna.
MOLO SABAUDO Al porto, nel molo Sabaudo, c'è il quartier generale: una cittadella per cui il team, spiegano dall'Autorità portuale, versa un canone annuo di concessione di 30 mila euro. Qui, da un anno, lavora una novantina di persone. Sarebbero dovuti restare per almeno altri due anni. I velisti sono una minima parte: una decina, fra cui lo skipper-star Max Sirena (ha vinto una Louis Vuitton Cup e una America's Cup). Gli altri? Ingegneri, progettisti, esperti in materiali innovativi, meccanici, elettricisti, velai, amministrativi, una segretaria, cuochi, addetti alle pulizie, un esperto in meteorologia. La cittadella genera un bell'indotto: catering, noleggio bici, approvvigionamenti. Ma soprattutto ricerca.
RICERCA Luna Rossa aveva chiesto di utilizzare il centro di calcolo del Crs 4. «Avremmo avuto molto lavoro da fare e questo avrebbe generato un grosso introito», confida il presidente dell'ente di ricerca, Luigi Filippini. In euro? «Difficile dire una cifra». A pagare sarebbe stata Luna Rossa ma probabilmente una parte l'avrebbe coperta la Regione: «Si stava ipotizzando una convenzione. Avremmo dovuto fare delle simulazioni in vista della costruzione della barca e simulazioni meteorologiche del clima delle Bermuda, dove si terranno le regate della Coppa». Filippini, ingegnere elettronico, definisce «avanzatissimo» il livello tecnologico del team: «Nei laboratori allestiti nei container del molo Sabaudo ho incontrato fisici e matematici tra i migliori al mondo e visto macchinari che neanche alla Nasa». È pensando a questo capitale di conoscenze che Piergiorgio Massidda si accalora: «Stavamo gettando le basi per la formazione di una nuova generazione di sardi che nel quartier generale di Luna Rossa avrebbe fatto esperienze di eccellenza. Anche l'ultima vite di una barca di quel livello è concepita in modo da offrire il massimo di resistenza pesando dieci volte meno del kevlar. Bisogna fare di tutto per tenere qui questa risorsa».
CASE C'è poi l'indotto generato dalla vita quotidiana del team. La gran parte del quale, con le famiglie al seguito, ha preso casa a Quartello, affittando in blocco due palazzine dal costruttore Alberto Floris. Altri si sono sistemati in centro, sempre in affitto, in appartamenti di pregio. Un paio si sono innamorati della città e hanno preferito comprare: belle case che erano sul mercato, inutilmente, da anni. Parliamo di persone con buona disponibilità di reddito: bambini all'asilo o alla scuola privata Chatterbox, arredamento, abbigliamento, ristoranti, approvvigionamenti, palestra, aiuti domestici, guardiania (una dozzina i vigilantes che fanno i turni per sorvegliare il molo Sabaudo e alcune residenze). E non era finita qui: per la costruzione della barca il team si sarebbe ingrandito. C'erano accordi con un residence di Assemini per dare alloggio a 40 tecnici ed era stato opzionato un grosso capannone a Macchiareddu. Ora, a quanto pare, non servono più.
Marco Noce