Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il mistero degli abiti usati

Fonte: L'Unione Sarda
7 aprile 2015


I box per la raccolta sistemati senza autorizzazione comunale. L'assessore: illegittimi

 

Nessuna beneficenza, capi d'abbigliamento venduti all'estero

 

Della beneficenza c'è traccia solo nella scritta - ingannevole - appiccicata su una sfilza di raccoglitori: raccolta indumenti usati. Abbigliamento, biancheria intima, borse, cappotti, pellicce, coperte, lenzuola e tovaglie . Oltre le scarpe, rigorosamente appaiate. Le indicazioni rimandano al progetto Ecotessile, che «sostiene l'associazione A18 onlus di Cagliari, per garantire il servizio di trasporto a favore dei ragazzi con autismo». È tutto stampato sui contenitori alti poco più di un metro sparsi per la città, e in gran parte della Sardegna. Dietro c'è una storia poco chiara, che arriva sino alla Toscana, e fa tappa pure a Napoli.
MISTERO Tutto inizia a marzo dell'anno scorso. Diversi Comuni del Cagliaritano vengono contattati dalla Ecotessile, società a responsabilità limitata, che «opera nel settore dell'ambiente per migliorare e risolvere il problema dei rifiuti, attraverso la raccolta e il riciclo degli indumenti superflui», viene spiegato sul sito web ufficiale. La sede è a Chiusi, la titolare Matilde Rispoli, ma le trattative vengono portate avanti dal marito, Vito Maddaloni. In sintesi: le amministrazioni risparmiano sui costi della differenziata, e loro portano via quanto raccolto. La carta della beneficenza è l'asso nella manica: «L'accordo con noi è di metà marzo», spiega Paola Scano, socia della onlus A18. «Abbiamo stabilito che non appena sarebbe stato posizionato il duecentesimo cassonetto ci avrebbero consegnato un pulmino per il trasporto dei ragazzi autistici. Siamo ancora in attesa». A un anno circa di distanza la promessa - scritta - non è stata mantenuta. I tanti misteriosi box grigio topo fanno bella mostra un po' dappertutto. Davanti a supermercati, rifornitori, qualche chiesa, e - abusivamente - anche sul suolo pubblico. «Serve regolare autorizzazione, la Ecotessile ci ha contattato ma non abbiamo fatto alcun accordo. Per cui si tratta di un'evidente irregolarità», spiega Paola Loi, assessore al Personale e agli Affari generali. Eppure a Genneruxi il cassonetto per gli abiti usati c'è.
IL TITOLARE Il desiderio di chiarezza porta al numero di cellulare stampato sui cassonetti. Risponde la Rispoli: «Parli con il referente regionale, le spiegherà tutto». Saluta e riattacca. Il secondo tentativo è con Maddaloni. I primi minuti li impiega per decantare il fantomatico progetto, davanti a una domanda più che lecita («dove avete messo i raccoglitori?»), s'irrigidisce: «Perché lo vuole sapere? Non abbiamo una mappatura», taglia corto. Su un punto è preciso: «Una parte degli indumenti li ricicliamo, alcuni li rivendiamo». Salta fuori anche un'altra società: la Cetex group, sede nel Napoletano, e una lunga esperienza nell'importazione di indumenti provenienti da tutta Europa, che poi esporta all'Est e in Africa. Il collegamento tra le due è messo nero su bianco dalla fattura rilasciata per l'imbarco dei container nel porto di Cagliari.
Sara Marci