Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Su Stangioni e il sogno di una casa per tutti

Fonte: L'Unione Sarda
23 febbraio 2009

Dopo quattro anni la Giunta ha sbloccato il piano di zona per 19 ettari: previsti 2600 nuovi residenti

Edilizia sociale per 115 metri cubi e alloggi privati per oltre 144 mila

Sono tre le cooperative nelle quali sono riuniti i 150 proprietari delle aree interessate al piano di riqualificazione.
Con l'approvazione da parte della Giunta comunale e il prossimo passaggio al vaglio della commissione Urbanistica e del Consiglio comunale («entro un mese», promettono voci autorevoli dell'esecutivo), sembra essersi finalmente sbloccata la questione del piano di zona di Su Stangioni. Un articolato complesso di aree e costruzioni che si svilupperà su una porzione di territorio estesa poco più di 19 ettari a ridosso della statale 554 (zona Motorizzazione) e che, nell'intendimento di Comune e proponenti (circa 150 proprietari riuniti in tre cooperative), dovrebbe regalare a più di 2600 cagliaritani il sogno della casa a prezzi accessibili. Palazzi e case singole dovrebbero sorgere in un sistema che il piano licenziato dalla Giunta descrive armonizzato con i parcheggi, la viabilità e le infrastrutture che in quella porzione di territorio comunale dovrebbero sorgere.
LA STORIA I primi atti, a questo proposito, sono datati novembre 2005: in quell'occasione il sindaco Emilio Floris (che ha più volte manifestato l'intenzione di creare le condizioni per riportare in città almeno 50 mila residenti e recuperare abitanti dopo l'emigrazione nell'hinterland causata della cronica mancanza di abitazioni) invitò i cittadini proprietari di aree a progettare la costruzione di case di edilizia economica popolare e piani di zona in tre aree dove si dovrà sviluppare la città: Su Stangioni, Terramaini e al Fangario. In 150 avevano colto la palla al balzo, facendo nascere tre cooperative. Altri si erano consorziati, molti avevano investito risparmi, incaricato ingegneri di progettare.
I NUMERI Sulla carta nacque un quartiere di 20 ettari (in un'area di complessivi 140) con caratteristiche simili a quelle auspicate dal sindaco. Ma il loro progetto per mesi è rimasto insabbiato nei meandri della burocrazia e delle valutazioni tecnico-politiche. Ora la svolta, con l'annuncio dell'assessore all'Urbanistica Gianni Campus: «È stata trovata una soluzione che permette di unire la costruzione di tante abitazioni di nuovissima generazione e a prezzi accessibili, al recupero di un'area fin qui abbandonata».
L'ITER È stato fin qui lunghissimo: dalla prima lettera del Comune (partita nel 2005) a oggi le tre coop che si sono costituite (“13 gennaio”, “Bithia” e “Sirio”), hanno speso tanti soldi per la progettazione di un nuovo rione, incaricando un team di professionisti di studiare e riproporre le migliori soluzioni fin qui adottate in altre città europee.
I RITARDI Il piano di zona inizialmente proposto (115.777 metri cubi di edilizia sociale pubblica, 144 mila di residenze private con 750 appartamenti, 36.663 di servizi, 65 mila di verde, strade interne di collegamento) attende da più di due anni di essere discusso dal Consiglio. Ora, se le indicazioni che arrivano saranno rispettate, l'aspettativa potrebbe realizzarsi entro un mese. Su questo piano di sviluppo c'è stato anche un balletto di professionisti: l'assessore Campus, a sua volta architetto e stimato docente universitario, quando riteneva di poter dimensionare il piano a 250 ettari e non ai 19 ora individuati, aveva formato un pool composto da pezzi da novanta del calibro di Cesare Casati (docente a La Sapienza), Franco Landini, Dante Benini (architetto e designer con studi a Milano e Londra), Fabio Casiroli (docente di pianificazione dei trasporti al Politecnico di Milano), e Andreas Kipar (paesaggista già redattore del Piano comunale del verde). Collaborazione poi interrotta giocoforza, causa assenza di fondi. Così lo studio che pianifica l'intera area (tutti e 250 gli ettari e non solo i 19 ora scelti per il primo intervento) è stato realizzato dai tecnici del Comune con gli ingegneri che hanno realizzato i progetti per conto dei piccoli proprietari: Giovanni Casali, Fabio Stocchino, Alessio e Alessandro Lobina, Gesuino Ghiani e Alessandro Guarracino.
LA ZONA Quella interessata dall'intervento di riqualificazione è compresa nella più ampia dei 500 ettari che ricadono nella piana di San Lorenzo, restituita al Comune prima dalla Regione e poi dal Consiglio di Stato. È lì che la giunta Soru aveva annunciato di voler costruire il nuovo ospedale Policentrico, che negli intendimenti del piano sanitario dell'assessore Dirindin dovrebbe assorbire i reparti oggi ospitati all'interno delle mura cittadine all'ospedale Marino e al Santissima Trinità. Il Comune, sempre lì, ha già costruito un acquedotto (che alimenta l'impianto di potabilizzazione che serve San Michele), ha ipotizzato di trasferirci la Fiera e ha dato il via libera alla Regione per la realizzazione di alcune stazioni della metropolitana di superficie.
ANTHONY MURONI

23/02/2009