Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il Comune vende la sede per l'assistenza ai carcerati

Fonte: L'Unione Sarda
23 marzo 2015


PIAZZA MICHELANGELO. Appello dei soci dell'Orsac per un altro spazio

 



Quei 28 metri quadrati al numero 8 di piazza Michelangelo valgono più di un attico in via Roma. Il bugigattolo all'angolo con via Cavaro è il punto di riferimento per le famiglie di 70 detenuti. Pochi giorni ancora e i volontari dell'associazione Orsac (Opera di redenzione sociale assistenza carcerati) non avranno più lo spazio dove distribuire alimenti, vestiario e beni di prima necessità. L'immobile, che utilizzato sin dal 1997 in comodato d'uso gratuito, fa parte dei beni che il Comune ha messo all'asta e venduto per circa 55 mila euro. I volontari lanciano un appello che sa di preghiera: «Non lasciateci senza una sede».
LA RICHIESTA Due stanze, un bagno trasformato in deposito per scope e attrezzi vari, e scaffali carichi di confezioni di pasta, latte, zucchero, lenzuola, tovaglie e abbigliamento usato. In tanti anni di attività i volontari hanno dato una corposa mano d'aiuto non solo a detenuti o ai loro familiari, ma anche a chi da un giorno all'altro si è trovato dalle stelle alle stalle. Ora sono loro che chiedono aiuto. La presidente Graziella Pasquino e i suoi collaboratori Annalisa Seu, Spartaco Lolini e Giuliana Bertoz sono al lavoro come tutti i giorni, instancabili. «Non solo contributi materiali», spiega Graziella Pasquino. «Entriamo in carcere a Uta per offrire una parola di conforto a chi sta male e un sostegno a chi ha bisogno di sbrigare pratiche o altro fuori dalle sbarre».
LA DOCCIA FREDDA Dieci giorni fa la brutta notizia, peraltro annunciata. «Il Comune ci ha inviato una lettera dai toni molto cortesi, ma dalla sostanza drammatica: l'immobile è stato venduto, comunicateci quando lo lascerete libero ». Graziella Pasquini ammette una colpa. «Forse abbiamo peccato d'ottimismo, pensando che il Comune ci avrebbe messo a disposizione uno spazio alternativo. Non disponiamo di altre risorse per sostenere l'affitto di qualsiasi altro locale e senza una sistemazione logistica rischiamo di perdere un patrimonio di umanità, frutto dell'abnegazione dei soci e della generosità dei cittadini, destinato ai carcerati abbandonati e alle loro famiglie». Cosa chiedete? «Un locale alternativo in modo da continuare il nostro servizio con la stessa efficacia e serenità», conclude Graziella Pasquino in una lettera inviata al sindaco e agli assessori al Patrimonio e alle Politiche sociali.
Andrea Artizzu