Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Sono un pitbull nervosetto»

Fonte: L'Unione Sarda
23 marzo 2015


Cani di razza e meticci accomunati dal distacco forzato da parte dei padroni

 

Un'ora tra i centotrentasei ospiti del canile municipale


   
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Un latrato di gruppo saluta lo sconosciuto sul cancello del canile comunale di via Po. Benvenuti nell'oasi degli animali in difficoltà, ex randagi per scelta altrui oppure di razza ripudiati da proprietari annoiati e un peletto egoisti. Qui centotrentasei cani convivono per necessità, tra box lindi e prati curati.
Fin qui la cronaca di una visita che ti rimpicciolisce il cuore, ma che tuttavia non ha il marchio dell'eccezionalità. Invece non era prevedibile che la vigilia di primavera portasse con sé una tormenta magica, folate di levante che catturano gli abbai trasformandoli in parole. Una sorta di traduttore simultaneo che, negli stessi minuti dell'eclissi di sole, rende in italiano il linguaggio canino. Queste sono le prime e uniche testimonianze di una grande famiglia a pelo corto e lungo che ama e si dispera, sperimenta le virtù dell'amicizia e patisce il dolore della separazione.

«Mi chiamo Mafalda e sono una meticcia selvatica, figlia di cani selvatici, nata a Calamosca, accalappiata quand'ero molto piccola. Dal 2006 sono cresciuta nel canile. Vivo in simbiosi con Lapo, è il mio supporto psicologico. Abbiamo conosciuto due ragazze che ci adorano, fantastiche, ci portano spesso a vedere il mondo là fuori. Dicono che io prediliga i cani agli esseri umani: un'esagerazione. Vivo con Lapo da due anni. Il nostro è un amore platonico, sono sterilizzata e l'esperienza mi ha insegnato che far cuccioli a tutto spiano serve solo ad aumentare il randagismo. Ho solo una certezza: andrò via solo con Lapo, altrimenti tanto vale restare».

«Non ho nome, anzi, in un'altra vita l'ho avuto e non lo ricordo più. Sono un boxer che vive qui da un anno. Mi hanno abbandonato in via del Fangario, spolpato dalla leishmaniosi e dalla broncopolmonite. Magrissimo, senza un pelo, praticamente spacciato. Mi hanno dato il benservito perché ero malato. A casa li sentivo parlare ma non volevo credere che avessero il coraggio di gettarmi per strada. Invece è successo dalla sera alla mattina. Amavo i miei padroni, mi hanno ricompensato con un bel calcio nel sedere. Il veterinario Peppe Cosseddu mi ha salvato. Ho fatto due cicli di cure e purtroppo ho avuto alcune complicazioni oftalmiche, due parole apparentemente neutre per dire che non ci vedo quasi più. Mi oriento con olfatto e udito, più il secondo del primo. Una volta al giorno faccio una passeggiata ristoratrice nel prato. Bellissimo. Certo, mi piacerebbe uno spazio enorme, però non voglio apparire viziato. Avere ancora un cuore che batte è già una grande conquista: sono contento di esserci».

«Sono qui da un mese e non mi piace per niente. Ho due anni, mi chiamano il pitbull , niente nomignoli, forse perché ho un caratteraccio e la mascella volitiva. Sono aggressivo, però non è tutta colpa mia. L'educatrice sta provando a cambiarmi il carattere, viene a trovarmi due volte alla settimana. Il mio proprietario è in vacanza , dicono così, ha sbagliato e sta pagando il suo debito con la Giustizia. Sono finito qui perché ho morsicato una persona. Non mi aveva fatto niente di particolare, ve l'ho detto: ho un carattere bruttino in via di miglioramento. Mi hanno detto che quando il mio padrone tornerà libero verrà a prendermi. Sto facendo del mio meglio per farmi trovare in forma e più mansueto. Contenti? Adesso lasciatemi in pace».

«Mi chiamano Byron e questi sono gli ultimi minuti che trascorro nel box. Sono un pastore tedesco purissimo di un anno e cinque mesi. Qualche settimana fa mi hanno portato al canile perché i miei proprietari erano incapaci di gestire la mia esuberanza. A un certo punto hanno avuto paura di me. Non riesco a perdonarli per aver raccontato un sacco di frottole, che ero matto, mordace e tante altre cose brutte. Non tutti i mali vengono per nuocere: ho avuto una rieducazione coi fiocchi, è stato fatto un grande lavoro sul mio vizietto di dare morsettini niente male. E, udite udite, ho trovato un nuovo padrone straordinario. Oggi vado via, nella nuova casa di Cagliari. Sono emozionato, ho promesso che non morderò più».

«Ho il poco invidiabile record dell'ospite più anziana, di cui farei volentieri a meno. Mi attribuiscono vent'anni, gli ultimi sedici vissuti nel recinto. Per tutti sono Bonbon, la cagna salvata dal canile lager di Giorgino. Tra queste cucce ho gli amici, gli affetti, mai dissapori con chicchessìa. Sono la più tranquilla, niente morsi, dispetti o minacce. Mangio una volta al giorno, verso mezzogiorno, prima della pennichella. D'estate adoro l'ombra proiettata dall'incannicciato. Non sogno una nuova famiglia. La mia vita l'ho goduta, questa è la casa in cui ho vissuto e - il più tardi possibile - voglio morire».
ppaolini@unionesarda.it