Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La fonte segreta del Bastione

Fonte: L'Unione Sarda
23 marzo 2015


LA CITTÀ NASCOSTA. Le prime risposte degli archeologi della Soprintedenza dopo gli scavi

 

Nelle falde di Santa Caterina forse la causa delle infiltrazioni

 



Il restauro non era più rinviabile. Minata da un'infiltrazione, la passeggiata coperta del Bastione di Saint Remy è chiusa da anni. Non solo. Il Comune - con 3 milioni di euro e un lavoro di diciotto mesi - interverrà anche nel Bastione di Santa Caterina. La riqualificazione ha l'obiettivo immediato della riapertura del complesso monumentale, reso finalmente sicuro, e uno scopo culturale: riannodare quella linea del tempo che rende possibile percorrere, lungo i sentieri della memoria, le vicende del mondo antico e quelli più vicini a noi. Progetto complesso: sono previsti il recupero della Passeggiata coperta, della Galleria dello Sperone, della sezione scavata del Bastione di Santa Caterina e la valorizzazione dell'ipogeo punico-romano presente al suo interno.
L'ACCESSO Davanti alla scuola Santa Caterina, in direzione degli scavi, sarà sistemata una rampa con pareti vetrate per consentire «la discesa dal livello della terrazza», avverte il Comune, «alla quota dei ritrovamenti di epoca medievale e la realizzazione dell'accesso all'ipogeo romano, attualmente irraggiungibile per il pubblico tramite l'ingresso originario». Le condizioni di sicurezza saranno garantite con la «sopraelevazione dei parapetti di tutto il monumento con un sistema di elementi in policarbonato trasparente che non interferirà con il panorama godibile dalle terrazze».
I CROLLI Anche nel recente passato gli archeologi della Soprintendenza hanno indagato sul Bastione di Santa Caterina, al culmine del Castello, per verificare l'esistenza della “Fontana Bona”, «le cui acque», sottolinea Sabrina Cisci in Indagini archeologiche presso il Bastione di Santa Caterina , «sono state considerate responsabili di crolli e cedimenti nell'area fin dal XVI secolo». La campagna di scavo tra il 2009 e il 2010 (Cisci era responsabile di cantiere, Donatella Mureddu responsabile scientifico) ha permesso di indagare su un'area di 10,60 metri per 9,86 metri «nei secoli occupata da diverse strutture ed edifici».
LA STORIA Il bastione di Santa Caterina è la parte più alta del bastione di Saint Remy. «Tra la fine del XIX secolo e gli inizi del successivo», precisano Mureddu e Cisci, «sostituì la porzione sud-orientale delle fortificazioni di età medievale e moderna del quartiere di Castello». L'area al centro della ricerca archeologica «fin dal Medioevo era occupata da una cortina muraria e da due torri». Nel XVI secolo fu costruito un bastione, «detto Baluarte de la Ciudad, Terraple de la Fontana Bona, Baluarte del Trabuc e bastione di Santa Caterina». Documenti del XVI secolo attestano l'esistenza di una fontana, «definita Fontana Bona e poi di Santa Caterina, per la presenza nel sito dal XVII secolo dell'omonima chiesa con monastero». Lo scavo per conto del Comune ha messo in evidenza un sito di vari strati.
I DEPOSITI Così gli archeologi: «All'uso funerario dovette seguire un periodo di abbandono, con il formarsi nell'ipogeo di una serie di strati di deposito. L'ipogeo nell'ultima fase fu colmato con un unico riempimento, collocabile sulla base dei reperti nella fine del XIX secolo, momento in cui l'area fu interessata dalle trasformazioni funzionali alla costruzione del bastione di Saint Remy». Importanti informazioni sulla frequentazione dell'area sono arrivate agli studiosi dal “riempimento”, composto da «reperti ascrivibili dall'età romana al XIX secolo, passando senza soluzione di continuità per le fasi tardo romane, bizantine, medievali e successive».
I reperti hanno poi permesso di datare le diverse fasi tra il XIII e il XIX. È stato messo in luce un «butto di ferro e vasi da noria», la macchina per estrarre l'acqua dalla Fontana Bona «che le fonti attestano per la prima metà dell'Ottocento». Trovata la causa delle infiltrazioni?
Pietro Picciau