Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Buoncammino, ottomila visitatori

Fonte: L'Unione Sarda
23 marzo 2015


 

 


In viale Buoncammino, a Cagliari, sotto una pioggerellina molesta, una colonna lunga 300 metri: migliaia di persone disciplinatamente in fila, come davanti a un grande museo. Dentro, oltre il cancello, si fa il percorso che seguivano i detenuti: dall'identificazione all'ufficio matricola, dalla stanza delle perquisizioni ai gabbiotti per gli incontri con gli avvocati, dalla sala d'attesa al magazzino dove venivano ispezionati i pacchi inviati dai parenti, alla sala colloqui (ristrutturata qualche anno fa: niente più vetri divisori ma panchette ravvicinate che permettevano incontri senza barriere). E ancora la sezione femminile e quella, speculare, maschile: tre piani di celle e ballatoi e, tesa a mezza altezza, una robusta rete di metallo che serviva a evitare suicidi. Docce, bagni e stanzini sempre controllabili tramite spioncini. E le celle: anguste, letti a castello e armadietti, santini e bellezze profane. Il tutto da vedere in venti minuti, col divieto (violato da molti) di fare foto e filmati, pungolati dalle piccole guide della scuola media Mameli che invitano ad accelerare il passo. «Ma come?», si lamenta una signora: «Un'ora di fila e il giro è già finito?» Ma fuori migliaia di persone attendono di entrare, nonostante l'inizio delle visite, con l'accompagnamento di centinaia di alunni di varie scuole di Cagliari e provincia, sia stato anticipato dalle 15 alle 13.
Da ieri, dopo 160 anni di chiusura e reclusione, l'ex carcere di Buoncammino è un luogo aperto e visitabile. Protagonista cagliaritano delle Giornate Fai di primavera, ad appena quattro mesi della complicata operazione di trasloco (340 detenuti trasportati in poche ore nel nuovo carcere di Uta) il gigante sul colle ha fatto il pienone: più di ottomila, a fine serata, le presenze. Un successo più forte del brutto tempo. Alle 11 la visita riservata alle autorità, con la presidente regionale del Fai Maria Antonietta Mongiu a fare gli onori di casa: «Il pensiero va ai nostri concittadini uccisi a Tunisi mentre visitavano un museo: chi li ha uccisi non ha ricevuto un'educazione adeguata». La cultura come fondamento per la pace, e il passato come base per il futuro, dice la Mongiu. Palla presa al balzo dal sindaco Massimo Zedda e dal presidente della Regione Francesco Pigliaru: «In attesa di una destinazione definitiva, lavoriamo perché almeno una porzione dell'ex carcere possa essere subito fruibile dalla città», fa sapere il primo; si tratta con l'Università per trasferire qui, da subito, i laboratori estivi della facoltà di Architettura. Il secondo batte sulla necessità di preservare la memoria del carcere e annuncia che la Regione aprirà una piattaforma web per far continuare il dibattito pubblico sul futuro di Buoncammino lanciato dall'Unione Sarda (media partner dell'iniziativa e rappresentata da Maria Francesca Chiappe). Il provveditore regionale dell'amministrazione penitenziaria Gianfranco De Gesù fuga eventuali dubbi: «Abbiamo tenuto qua gli uffici ma solo temporaneamente: appena si stabilirà che il futuro di Buoncammino non contempla la nostra presenza, andremo via. Però, se questo diventerà un luogo consacrato alla memoria, si tenga memoria anche della polizia penitenziaria». Presente, quest'ultima, con un commissario donna cui scappa da piangere quando il direttore, Gianfranco Pala, ricorda il clima di umanità fra detenuti e agenti. Il rettore neo-eletto, Maria Del Zompo, annuncia che l'università farà la sua parte.
Oggi nuova apertura dalle 10 alle 20.
Marco Noce