Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Quei fondi negati al Cacip «Perché 40 milioni a Tossilo?»

Fonte: L'Unione Sarda
12 marzo 2015


Fabrizio Marcello, consigliere comunale di Cagliari: la Regione risponda

 


 

È una questione di numeri, avvisa. «È che non si riesce a capire com'è che la Regione danneggia chi lavora e invece finanzia una filiera che neanche funziona. Insomma, perché al Consorzio industriale di Tossilo assegna il cento per cento dei fondi, 40 milioni di euro per il nuovo inceneritore, e al Tecnocasic di Macchiareddu, che smaltisce quasi la metà dei rifiuti prodotti in Sardegna, ne passa soltanto 5?».
Fabrizio Marcello, presidente della commissione Servizi tecnologici del Comune di Cagliari, è un fiume in piena. Con i colleghi dell'organismo da lui guidato, ha studiato i bilanci del Cacip (il Consorzio provinciale di cui il Comune detiene il 30 per cento) e del Tecnocasic, l'azienda controllata che gestisce lo smaltimento dell'immondizia - una media di 110 mila tonnellate di indifferenziata all'anno - per Cagliari, Quartu, Sarroch e tutta l'area vasta. «Bilanci sani, ma siccome manca una discarica di servizio si è costretti a spendere 15 milioni di euro all'anno per il conferimento delle ceneri altrove. E c'è poi il problema di due forni ormai vetusti dell'inceneritore: con le manutenzioni partono non meno di 400 mila euro all'anno».
Tutte spese che, capite bene, incidono sulla tariffa di smaltimento dei rifiuti (i cui ritocchi, invocati dagli enti gestori degli impianti, vengono autorizzati dalla Regione) versata dai comuni e che finiscono per pesare dentro la bolletta Tari pagata dai cittadini. Tra Cagliari e hinterland, più di un terzo dei sardi paga al Tecnocasic una tariffa di 176 euro a tonnellata. «E se non si corre ai ripari - avvisa Marcello - il rischio è che nel 2020 si arrivi a versarne ben 214 a tonnellata». L'unica soluzione è eliminare costi come quelli dello stoccaggio esterno delle scorie (in media 42 mila tonnellate annue) e delle manutenzioni per i vecchi forni. «La Regione, che alla fin fine controlla il Consorzio che a sua volta controlla Tecnocasic, non può nicchiare: per l'azienda serve un piano industriale serio. Non si può continuare a far finta di nulla e a scaricare sui cittadini la mancanza di una programmazione generale». Apposta il Comune di Cagliari ha chiesto «un incontro urgente per discutere del piano rifiuti».
Un piano in cui non torna, ad esempio, il perché la Regione abbia concesso 40 milioni di euro a Macomer e li abbia invece negati a Macchiareddu. «Il Consorzio Cacip e Tecnocasic hanno avuto un trattamento diverso rispetto a Tossilo. Erano stati chiesti 45 milioni di euro per rinnovare i due forni più vecchi, inaugurati nel 1994 (come quelli di Macomer ndr ) ma la Regione ne ha concesso soltanto 5. Che senso ha, tutto questo, alla luce dei numeri e delle potenzialità dei rispettivi bacini di conferimento? Tecnocasic lavora 110 mila tonnellate annue di indifferenziata; Tossilo, da quel che risulta, molte di meno. Perché è stato negato il sostegno a una filiera che funziona e si è invece voluto finanziarne una che non funziona?».
Non funziona più, per essere precisi. Perché a Macomer - dove si progetta un inceneritore per 60 mila tonnellate d'immondizia all'anno - la quota di rifiuti urbani da bruciare si è letteralmente dimezzata dal 2011 (e non solo perché Oristano ha iniziato a spedire al centro di trattamento di Arborea). Lo scorso anno, per dire, sono finiti nel fuoco - in arrivo dai comuni conferitori delle province di Nuoro e Ogliastra - 26 mila tonnellate di rifiuti. Eppure si vogliono spendere decine di milioni di euro con l'obiettivo di continuare a bruciare che cosa?, sorvolando sui tanti posti di lavoro che invece arriverebbero dalle filiere della raccolta differenziata.
Filiere che, sia detto, evidentemente a Macomer non vengono ritenute abbastanza redditizie dal Consorzio industriale visto che il centro di compostaggio dell'umido (costruito con fondi pubblici e avviato nel febbraio 2013) fino a qualche giorno fa buttava in discarica la produzione di fertilizzante bio, mentre adesso riceve il carico dai comuni (che pagano una tariffa di 100 euro a tonnellata) e poi lo spedisce in gloria ad Arborea. C'è pure la piattaforma di trattamento della carta, della plastica e dei metalli (altri milioni spesi dalla Regione), ma dopo il collaudo e le molte inaugurazioni è nuova come uscita dalla fabbrica.
Così è scritto nelle note del bilancio 2013 della Tossilo spa (99 per cento di proprietà del Consorzio): «Particolare attenzione dovrà essere prestata all'andamento dei conferimenti del secco indifferenziato e, nel caso permanga l'attuale tendenza negativa, attuare presso la Regione politiche volte sia a scongiurare il recesso dei comuni del bacino di riferimento, sia ad assicurare nuovi e diversi conferimenti, in accordo con le linee programmatiche regionali». Si difendono così i posti di lavoro dei padri di famiglia o le poltrone?
Piera Serusi
  (8 - Continua)