le dichiarazioni
 

CAGLIARI Sfumature diverse nelle dichiarazioni dei sindaci ma un'unica comune volontà di non recedere di un passo dall'obiettivo di mantenere la gestione diretta delle acque. «I nostri avi – dice Francesco Caggiari, sindaco di Bortigali – hanno venduto le terre per costruire gli acquedotti. Non si torna indietro». Per il sindaco di Bottidda, Gavino Garau, la manifestazione ha il senso di «rivendicare con forza la gestione autonoma del nostro servizio idrico che, da sempre, rappresenta un modellodi efficienza, trasparenza ed economicità. Chiediamo alla Regione che, con gli strumenti a disposizione, dia la possibilità ai nostri Comuni di continuare a gestire le nostre risorse, come ci chiedono i cittadini». Sfida i poitici regionali, il sindaco di Arzana, Marco Melis: «Abbiano il coraggio di affermare davanti a tutti i sardi che la nostra gestione è scorretta rispetto a quella di Abbanoa». L’assessore ai Lavori pubblici di Siligo, Franca Dore, tiene un cartello con la scritta “Abbanoa ci deve 85mila euro”. «Sono cinque anni – spiega – che l’ente non ci paga la depurazione». Salvatore Masia, sindaco di Cheremule rivendica «la gestione autonoma, come è consentito in tutta Italia per i Comuni montani sotto i mille abitanti. Abbanoa – afferma – ha deve spalmare su più Comuni possibili il debito che ha accumulato e vuole cancellare le gestioni efficienti. Ramazzotti dovrebbe, invece, pensare a far uscire acqua potabile dai rubinetti. Con 120mila euro di stipendio l’anno, dovrebbe farcela». Il sindaco di Modolo, Omar Hassan chiede alla Regione «di riconoscere le prerogative dei Comuni montani e di tenere conto anche degli usi e delle consuetudini nella gestione della risorsa acqua». Barbara Pusceddu, sindaco di Sinnai, conclude: «Bisogna mantenere i servizi e le buone prassi di gestione. Nel nostro Comune abbiamo ridotto le perdite del 40%, mantenendo un equilibrio nei costi di gestione». (f.t.)