Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Cozze tossiche, è allarme

Fonte: L'Unione Sarda
6 marzo 2015

SALUTE.

Ordinanze dei sindaci di Cagliari, Muravera e Tortolì: vendita vietata

Nei mitili valori eccessivi del pericoloso acido okadaico

La Ue fa sparire i topi dai laboratori di analisi genovesi, in Sardegna scatta l'allarme cozze tossiche. E centinaia di famiglie che campano sui molluschi temono di finire in ginocchio. Santa Gilla, Feraxi e poi Tortolì, tre lagune distanti centinaia di chilometri con un problema comune: si chiama acido okadaico e, se ingerito in grandi quantità, provoca gravi problemi gastrointestinali. Negli ambienti scientifici ha anche la brutta fama di essere un promotore tumorale: non è cancerogeno, però spiana la strada al male in organismi predisposti.
A causa della presenza di questa tossina in alcuni campioni di molluschi, rilevata dall'Istituto Zooprofilattico di Genova, i sindaci di Cagliari, Muravera e Tortolì hanno emesso delle ordinanze che impongono lo stop a raccolta e vendita delle cozze. Per tutelare la salute pubblica. Tre decisioni in due giorni, tra il 23 e il 24 febbraio, adottate sulla base degli esiti delle analisi condotte in Liguria. Dove sono appena cambiati i metodi di studio: «Da quest'anno l'Unione europea», spiega la chimica Barbara Vivaldi del laboratorio ligure, «ha bandito l'utilizzo dei ratti per i test sulla presenza di acido okadaico nei mitili e imposto l'utilizzo di sofisticati apparecchi a reazione chimica, che individuano anche quantità minime».
LE ANALISI L'acido che sta paralizzando la mitilicoltura nel sud est dell'Isola arriva da alcune alghe tossiche. Le cozze filtrano e accumulano. Le Asl, periodicamente, prelevano dei campioni, che vengono spediti all'Izs di Sassari, che gira tutto a Genova. L'Europa ha imposto un tetto per l'okadaico: 160 microgrammi per chilo. I responsi di febbraio sono stati pessimi: circa 1500 microgrammi a Santa Gilla, 1300 a Feraxi e 1100 in Ogliastra. Immediate le ordinanze dei sindaci Massimo Zedda, Marco Fanni e Massimo Cannas.
L'ANOMALIA In altre regioni, soprattutto sull'Adriatico, sono abituati a conviverci. Ma quelli che gli esperti chiamano “algali tossici” in Sardegna sono poco diffusi. In genere proliferano in particolari condizioni: alte temperature e elevata salinità dell'acqua. Che in questo periodo non ci sono. E, soprattutto, non sono identiche nelle lagune dal capoluogo a Tortolì. Eppure sembra scattata un'epidemia. Dalle Asl è assicurato un monitoraggio costante, nessuna cozza pericolosa può finire sulle tavole sarde. Ma sulle cause non c'è certezza.
IL LABORATORIO Di sicuro c'è solo che sono le analisi a essere cambiate. Come, lo spiega ancora la Vivaldi, da Genova: «Prima si inoculava il mollusco nei ratti e si decideva sulla base delle reazioni». Morte del topo uguale tossicità. Se la cavia passava la nottata, tutto a posto. «Sui referti si scriveva solo positivo o negativo. Col nuovo sistema possiamo e dobbiamo riportare le quantità di acido riscontrato». La soglia di 160 microgrammi è bassa: «Molto prudenziale. Ma è quella stabilita». Per assurdo: un topo resistente poteva sopravvivere, anche con valori elevati, e i molluschi finire nei piatti, senza che nessuno si sentisse male.
NEGLI STABILIMENTI A pagare le conseguenze è chi con le cozze ci vive: «Abbiamo 120 iscritti», spiega il presidente del consorzio di Santa Gilla, Emanuele Orsati, «120 famiglie che lavorano nella laguna. Non conto gli abusivi, un danno anche per noi, ma tra qualche mese saranno centinaia, che si faranno la giornata. Ora è tutto fermo. La speranza è che tutto si risolva in fretta, con un ciclo naturale. Altrimenti sarà un dramma e dovranno intervenire le istituzioni: mesi di lavoro inutile». Ma tutti sanno che l'acido okadaico, quando compare, è duro a svanire. «In più, se anche sparisse subito», rincara Fabrizio Selenu, coop pescatori di Tortolì, «impiegheremmo settimane per saperlo, perché le analisi non si fanno in Sardegna. Anche su questo la Regione dovrebbe intervenire». Preoccupato, ma speranzoso è Giampiero Cuccu, presidente della coop di Feraxi: «In via informale sappiamo che i valori delle nuove analisi stanno tornando nella norma. Non facciamo allarmismo».