Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Giorgino non vuole morire»

Fonte: L'Unione Sarda
5 marzo 2015

Le voci storiche raccontano l'isolamento del quartiere. Il Comitato: non ci arrendiamo

Gli abitanti del Villaggio dei pescatori: il Comune pensi a noi

È tutto un altro mondo, quaggiù. Incantevole, ma un'altra dimensione. I rumori della città restano oltre il ponte della Scafa, e tanta è la pace che regna nella borgata, che pare un luogo d'altri tempi. Eppure Cagliari è lì, a un tiro di schioppo, e Fabio Stara , fra i primi abitanti del villaggio pescatori di Giorgino, si gode «come ogni mattina», il panorama di Castello, seduto in riva al mare. «In città ci andiamo per far la spesa, ma solo in macchina, è impossibile andarci a piedi, come facevo da ragazzino quando all'alba mi armavo di coraggio per raggiungere il panificio Sortino di via Messina», racconta Stara mentre armeggia una canna da pesca, «giusto per arrotondare la magra pensione da 800 euro».
LE ATTIVITÀ Come ogni mattina, da 18 anni, il villaggio si risveglia col profumo del caffè di Irene Mura , presidente della cooperativa “Non solo mare”, che all'ingresso del villaggio ha aperto uno stabilimento balneare con annesso ristorante ben noto per le sue grigliate di pesce e fritti misti. «Non abbiamo bisogno di pubblicità, è da 18 anni che ci gestiamo da soli», sbotta l'imprenditrice. I problemi, fa capire, sono fuori dal suo locale. «I politici si ricordano di noi solo per le elezioni», accusa Irene Mura che, ancora oggi, dopo 45 anni che ci vive, non si vuole arrendere alla sconfitta del villaggio, nato prima della guerra. «Guardate com'è la strada, non la puliscono da due anni, neppure per sant'Efisio». E ancora «dietro il villaggio l'avete vista la discarica? C'è di tutto, anche auto bruciate».
CAMBIARE ROTTA Lo dicono tutti che il porto canale è stato una rovina, dividendo in due la borgata, da una parte il villaggio dei pescatori a est e, dall'altra, a ovest, le ville e l'ex carcere minorile. «Siamo così vicini, ma ci sentiamo così lontani da Cagliari», taglia corto Carlo Floris , voce storica di Giorgino, da vent'anni alla guida del comitato di quartiere. È nato qui 77 anni fa, e una volta sposato non si è voluto trasferire, «la mia vita è qui», dove sono nati anche i suoi sette figli. È una delle 32 famiglie che abitano nel borgo, per la maggior parte anziani, vedovi, ma anche qualche giovane famigliola che ha ereditato la casa. Palazzine ex Iacp, per la maggior parte riscattate dagli abitanti, un tempo ben più di un centinaio («siamo arrivati a 150»), oggi appena una sessantina. «La verità è che di Giorgino e di noi se ne son dimenticati», dice Floris elencando strade da rifare, un campetto di calcio inagibile perché sono scoppiate le fogne e non ci sono i soldi per bonificare il terreno, palazzine rovinate e mai sistemate da Area, gente che non lavora e non ha alcuna assistenza. «Ci hanno tolto il Carnevale, va bene Sant'Efisio e la sagra del pesce, ma non è più come prima, anche la spiaggia nessuno la pulisce».
L'APPELLO «Vorrei che il Comune fosse presente e ci aiutasse a mantenere vivo il quartiere, riavvicinando da noi la gente. Peccato, ci hanno portato via anche don Marcello che con la sua vitalità riempiva la chiesetta della Madonna di Fatima».
Carla Raggio