Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Giorgino da salvare»

Fonte: L'Unione Sarda
4 marzo 2015

Comune, Regione e Autorità portuale sono gli enti chiamati in causa

L'assessore Frau: è un capitolo che va riaperto 


In lontananza il mare è bellissimo, azzurro-verde come in tutte le giornate di sole. Il cartello stradale sulla Sulcitana indica l'ingresso per Giorgino e, di tanto in tanto, qualche automobilista lo imbocca. Ma chi è che girovaga da queste parti, a chi viene in mente di sbucare su questo lembo di terra nascosto dietro la Statale e ormai dimenticato dal mondo? Giorgino ovest è zona fantasma, emarginata dalla città. Un tempo, quando non c'era ancora la quattro corsie, era un tratto di asfalto trafficato: ci si arrivava dall'altra parte, da Giorgino est, ben più nota perché ospita ancora l'antico villaggio pescatori (oltre alla fabbrica della Remosa e alla chiesetta di Sant'Efisio). Ma da quando ci si è messo di mezzo il porto canale, che ha letteralmente spaccato in due lo storico rione a due passi dalla laguna di Santa Gilla, questo lembo di terra appare così fuori mano, che nessuno ci passa più, nonostante fosse qui un tempo la spiaggia dei cagliaritani. Oggi è ricoperta di terra e alghe, con qualche rifiuto qua e là, ma sotto sotto sembra esserci quella fine, bianca, di un tempo. «Un patrimonio che dobbiamo salvare, un pezzo della città da restituire ai cagliaritani», è quel che ripete da anni il consigliere comunale Paolo Casu, più volte intervenuto in Aula. «Spiace dover prendere atto che anche l'ultima mozione da me presentata e approvata dal Consiglio sia rimasta disattesa da parte del sindaco, della Regione e dell'autorità portuale».
COMPETENZE Tanti enti, tante teste: forse anche per questo è difficile arrivare a una soluzione sulla destinazione di quest'area. Il Comune, d'altra parte, fa sapere l'assessore Paolo Frau, «nel primo confronto sul piano del litorali si era sforzato di pianificare ma era stato bloccato dall'Autorità portuale con l'obiezione che quella era una zona che ricadeva dentro il suo perimetro: ciò non toglie - dice ora Frau - che questo capitolo andrà riaperto e affrontato, nel rispetto delle competenze, in una logica di leale collaborazione fra enti pubblici: è un'area di grande valore che la città ha il dovere e il diritto di pianificare». Come dire: dopo il lungomare di sant'Elia e Poetto, la missione del Comune continuerà con Giorgino.
COSA C'È OGGI Il primo simbolo dell'abbandono sono i ruderi che costeggiano questa striscia d'asfalto a due passi dal mare. Ruderi oggi, un tempo preziosi gioielli, un domani, chissà, testimonianze di un passato che può accompagnare lo sviluppo della città. Villa Aresu è uno di questi, un immenso edificio ancora senza un destino. È una vecchia dimora, forse dei primi del Novecento (anche se pare sia stata ristrutturata più volte) fatta costruire dal medico cagliaritano Mario Aresu (a cui è dedicata la famosa clinica) che ne fece un sanatorio. L'imponente struttura si intravede da oltre il cancello, sommersa dalla vegetazione incolta. Chi c'è entrato racconta che ci sono ancora gli schedari dei pazienti e l'arredamento utilizzato per i ricoveri. Oggi, ufficialmente, è la sede - così si legge nella targhetta sul muro - della Polisportiva Orca Marina ma non si intravede alcun movimento. Poco più avanti l'ex carcere minorile, che ancora conserva la targa di Istituto rieducazione minorenni, destinazione mantenuta fino al trasferimento a Quartucciu: l'edificio, per un periodo occupato da extracomunitari, è sotto la sorveglianza della Regione che ha deciso di venderlo. C'è poi un'altra palazzina, di mattoncini rossi, alla fine della strada, a ridosso del molo sul porto canale: Villa Marongiu, oggi concessa a un'associazione cinofila. Tutto attorno i cartelli dell'Autorità portuale: divieti e desolazione.
Carla Raggio