Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Cappellacci in testa, ma non canta vittoria

Fonte: La Nuova Sardegna
17 febbraio 2009

MARTEDÌ, 17 FEBBRAIO 2009

Pagina 3 - Fatto del giorno

dall’inviato Pier Giorgio Pinna

La felicità di Cappellacci: grazie Cavaliere

«Non credevo in un distacco tanto netto» La promessa: lavoreremo per unire i sardi



«Soru ha perso perché non gli hanno creduto: il suo governo è stato fallimentare»
«Provo emozione per essere circondato da tante persone che mi vogliono bene»

CAGLIARI. Cappellacci parla già da presidente e dopo l’una del mattino, a 10 ore dall’inizio dello scrutinio, finalmente si sbilancia: «Mi aspettavo la vittoria, non credevo in un distacco tanto netto». Berlusconi? «Gli ho telefonato io. Mi ha chiesto di tenerlo informato: la sua presenza in Sardegna si è rivelata una risorsa in più per il centrodestra e lo sarà sempre per l’isola». Soru? «Ha perso perché i sardi non gli hanno creduto: il suo è stato un governo fallimentare». I primi passi? «Aiuterò i giovani e i disoccupati, mi batterò contro la povertà».
Quale sarà la differenza maggiore nell’azione politica del centrodestra alla Regione rispetto alla precedente giunta? «Lavoreremo per unire, e non per dividere i sardi, come è stato fatto sinora. Mi auguro che da questa sconfitta Soru possa trovare una ragione per lasciarsi dietro le spalle veleni, atteggiamenti di contrapposizione e la convinzione che la ragione sia solo da una parte».
Poi, di fronte alle decine di domande dei giornalisti, Ugo Cappellacci va a ruota libera: «Con questo voto l’isola chiede di voltare pagina verso il cambiamento. E se il premier durante la campagna elettorale si è rivelato determinante per accrescere la mia popolarità, voglio ricordare che su circa 130 comizi che ho tenuto negli ultimi due mesi il presidente del consiglio ha partecipato solo a 5. La fiducia degli elettori l’abbiamo conquistata noi: e credo che la sintonia tra governo nazionale e regionale sia per la nostra terra una grande opportunità». «Io in ogni caso non dimentico ciò per cui mi sono impegnato in queste settimane - prosegue - Ridaremo voce a tutti i territori dell’isola dal 2004 non ascoltati o trascurati». E, dopo aver incontrato a cena i figli che lo hanno accolto indossando una maglietta con la scritta ”Peggio Soru”, incalza: «La Sardegna sta tornando a sorridere. È prevalsa l’isola reale rispetto a quella virtuale. Ma non chiamatemi ancora presidente. Dedico il risultato alla famiglia, che ho trascurato in questa campagna elettorale».
Pomeriggio e serata convulsi (sarà così fino all’alba di oggi) a Palazzo Doglio, sede della coalizione. È infatti qui, in questo storico edificio nel cuore di Cagliari, in vico Logudoro, a pochi passi dalla basilica di San Saturnino, che da due mesi gli uomini di Ugo Cappellacci hanno stabilito il loro quartier generale: una ventina di stanze tra il piano terra e il primo piano.
A Palazzo Doglio il leader del Pdl fa il suo ingresso soltanto un paio d’ore dopo la chiusura delle urne, alle 17.30. Al primo piano dell’antico edificio, confortato dalle prime notizie ricevute dai sostenitori, ringrazia candidati del Pdl, alleati, fan. «Sono fiducioso, ma bisogna attendere», si limita a dire. Per aggiungere: «Provo emozione per essere circondato da tante persone che mi vogliono bene: con giovani agguerriti che hanno fatto questo percorso con lo spirito giusto. Una magnifica coesione: comunque andrà, c’é una bella atmosfera». Poi si allontana verso il suo ufficio personale, da dove continua a seguire lo scrutinio con pochi, fidati membri dello staff: all’inizio si profila un testa a testa con posizioni in oscillazione.
Intanto, nella sede elettorale, i sostenitori del Pdl sono costantemente in contatto con i rappresentanti di lista sparsi nei 377 comuni della Sardegna, all’opera per raccogliere in tempo reale i dati dello spoglio. Tra gli esponenti della coalizione, fin da quell’ora, presidiano Palazzo Doglio l’ex questore ed ex prefetto Antonio Pitea, la giornalista Simona De Francisci, entrambi nel listino regionale, il sindaco di Cagliari Emilio Floris, assieme alla figlia Rosanna, Giorgio La Spisa, Antonello Liori, Giulio Steri.
Lungo i corridoi, il pubblicitario Gavino Sanna, protagonista della campagna di Cappellacci. Cinque anni fa il guru della comunicazione ideò iniziative elettorali che avevano portato Soru alla guida della Regione. «Mi sento a posto con la coscienza - afferma - Penso di aver fatto un lavoro utile per la nostra terra. Al di là della lotta, per così dire, all’ultimo sangue che ha visto opposti i due sfidanti in questi 45 giorni, nella mia azione ho sempre preferito pensare che il malato fosse la Sardegna. E che io potessi fare il medico. Proponendo così un farmaco che parlasse di speranze e ideali per l’isola». (A notte fonda Sanna conia un altro slogan: «Menato Soru»).
Alle 18.45 Cappellacci fa una breve apparizione in sala stampa. Dispensa qualche sorriso. Comunica che rilascerà un commento alle 19.40. All’ora prevista si presenta, puntuale, davanti alle telecamere. Abito e cravatta blu, camicia bianca a righine azzurre, attacca subito con una dichiarazione che in questa fase deve necessariamente tenere conto di dati provvisori. E ciò nonostante comincino a diffondersi risultati ufficiosi di tendenza che, almeno in certe fasce, lo danno già in netto vantaggio. «Sono tranquillo, soprattutto alla luce del bilancio che stiamo facendo di questo mese e mezzo - dice - Sarà in ogni caso un successo grazie alla grande squadra che mi ha sostenuto. Adesso preferisco tuttavia non fare valutazioni». «È vero: da Cagliari e dintorni arrivano notizie incoraggianti, ma dovremo capire meglio», conclude con espressione imperturbabile, il viso già ricoperto da quella sottile barba che Gavino Sanna gli aveva consigliato di tagliarsi in campagna elettorale.
Si sa per certo che dall’entourage di Berlusconi, a Roma, chiamano più volte per raccogliere informazioni aggiornate. Ma nelle prime ore da Palazzo Doglio ripetono l’iniziale parola d’ordine anche agli uomini più vicini al premier: fiducia e prudenza.
Dappertutto, nelle stanze dell’edificio di vico Logudoro, è un susseguirsi ininterrotto di consultazioni. Lanci delle agenzie di stampa, annunci radio e tv, comunicazioni in Rete: qualsiasi fonte è interpretata, se non come un’indicazione di successo, come auspicio di vittoria.
E tutti, come d’incanto, diventano specialisti in analisi micro-geografiche, esperti dei trend elettorali di area, professionisti nell’esame del voto disgiunto. Ma in quegli attimi è prematuro, evidentemente, un giudizio compiuto. Nessuno appare sorpreso, invece, per l’esito non esaltante della lotta combattuta dai due schieramenti indipendentisti e dai socialisti di Balia.
Tra le 20 e le 22 la sede del centrodestra, che in passato ha ospitato la prefettura di Cagliari, si trasforma in una sorta di casbah affollatissima. Centinaia di persone vendono notizie dell’ultimissima ora. Dicono la loro sulla lentezza nell’affluenza dei risultati. Dissertano. Polemizzano. Urlano. Con un’escalation di decibel che fa pensare più a un palasport che all’ex sede di un palazzo istituzionale. Nel cortile interno resta in funzione a lungo un maxischermo con l’andamento dello spoglio.
Ma all’improvviso, poco prima delle 22, rilancia la speranza del popolo del centrodestra una dichiarazione del sindaco Floris: «Secondo i dati in nostro possesso, il vantaggio su Soru a Cagliari è di oltre 4 punti, e in provincia più o meno lo stesso». Altri elementi fanno pensare non solo a una rimonta, ma un divario piuttosto marcato.
Man mano che numeri altalenanti e parziali danno per possibile il sorpasso di Cappellacci, nelle sale di Palazzo Doglio, cresce la voglia di cantare vittoria senza «se» e senza «ma».
Il nervosismo dell’attesa si stempera in applausi spontanei e nei «buhh-buhh» che accolgono le prime dichiarazioni fatte da Renato Soru in tv. La tensione si attenua tra abbracci, auguri, saluti. E tutti, in un boato di entusiasmi non più trattenuti, cori al grido di «Ugo! Ugo! Ugo!», si lasciano andare all’idea che l’alternanza alla Regione non è più un’ipotesi ma una realtà davvero concreta. «Finalmente un po’ di aria fresca», commenta più d’uno dei fan di Cappellacci andando via. E non si riferisce solo alle iper riscaldate camere di Palazzo Doglio.