Rassegna Stampa

Il Sardegna

Sogno proibito della Uefa in casa storia di uno stadio in decadenza

Fonte: Il Sardegna
17 febbraio 2009

Le tappe. Dai Mondiali del '90 alle licenze negate: ecco diciannove anni di abbandono per il Sant'Elia

Mai risolta la lite tra Comunee Cagliari Calcio sulle responsabilità per la manutenzione

Ennio Neri cagliari@ilsardegnablu.it ¦

Il Cagliari di Allegri vola, sale la febbre Uefa. Serve scaramanzia, ma guardare allo stadio e alla sua storia è utile per capire che se il sogno si realizzasse sarebbe un sogno da vivere in trasferta. Dai Mondiali quella del Sant’Elia è una parabola tutta discendente: parte dalle pagine più belle del calcio sardo, alle (probabile) bocciature per le licenze Uefa. Il gioiellino costato 35 miliardi per ospitare il girone F ai mondiali di Italia ’90, oggi, con la pista d’atletica schiacciata dalle tribune in tubi Innocenti e con i locali fuori standard, rischia di non ottenere l’ok per le gare di coppa Uefa della stagione 2009-2010, obiettivo concreto dei rossoblù di mister Allegri. L’ok per la gara con la Russia è arrivato soltanto grazie alla buona parola di Gigi Riva. Ma oggi la Figc si guarda bene dall’ipotizzare una partita ufficiale della Nazionale al Sant’Elia.
A CHI ATTRIBUIRE le responsabilità del declino dello stadio negli ultimi 15 anni? L’impianto è di proprietà del Comune, ma è gestito dal Cagliari calcio in esclusiva dal '96. Gli oneri di manutenzione vengono rimpallati: la straordinaria spetta al Comune e l’ordinaria alla società. Difficile stabilire il confine tra straordinario e ordinario, specie quando la pubblica amministrazione fa i conti col calcio e i tifosi. E se dal 1992 Cagliari calcio vuol dire Massimo Cellino, dal 1994 al Comune domina il centrodestra. Costruito dopo lo scudetto del 1970, lo stadio nel 1990 ospita le gare del girone F dei mondiali: un figurone davanti ai tifosi di Inghilterra e Olanda. E il 14 ottobre 1992, torna anche la Nazionale: una gara ufficiale di qualificazione al mondiale Usa e con la Svizzera è 2 a 2. L’anno dopo è zona Uefa. Nessun problema per la licenza e si vola alla semifinale con l’Inter. Passano due anni e il 12 luglio del 1996 il Comune concede il Sant’Elia in uso esclusivo al Cagliari calcio, dando il benservito all’equipe di atletica leggera di Gianfranco Dotta. Il documento affidava al Cagliari calcio la cura della manutenzione delle opere edili e affini dello stadio, compresi gli spalti e le gradinate, in modo che fossero garantiti «il buon funzionamento dello stadio, nonché la sicurezza degli utenti ». Ma è l’inizio della fine. L’anno dopo c'è la retrocessione e anche il Sant’Elia comincia a mostrare i segni dell’abbandono. Nel 2001 circolano voci di imminenti crolli in curva Sud, subito smentite. E nel 2002 Cellino ottiene dall’amministrazione il permesso per sistemare a sue spese (tre milioni di euro,) le tribune in tubi Innocenti sopra la pista d’atletica.
LO STESSO ANNO il consigliere comunale Carlo Dore inoltra un esposto alla procura regionale della Corte dei Conti sulla vicenda dello stadio. Passano due anni e nel 2004 il Comune spende un milione di euro per sistemare le gradinate, gli spogliatoi e la tribuna centrale. Nel frattempo le ambizioni del presidente di realizzare uno stadio nuovo con centro commerciale vengono stroncate sul nascere. E anche l’ultimatum dell’estate 2008 è disatteso dalla giunta Floris, che nel frattempo ha iniziato a chiedere a Cellino i canoni d’affitto mai pagati. Ma lo stadio resta fuori standard e accanto al sogno Uefa si affaccia concreta l’ipotesi di giocare le gare interne a Roma o a Bologna.¦