Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La prima messa di “don Luigi”

Fonte: L'Unione Sarda
23 febbraio 2015


Sull'altare maggiore del Duomo una folta rappresentanza dell'episcopato isolano

 

Il cardinale cagliaritano De Magistris nella sua Cattedrale

 


«Così come ci ha chiesto, continueremo a chiamarlo don Luigi, anche se qualche volta ci sfuggirà il titolo di eminenza».
L'arcivescovo di Cagliari, Arrigo Miglio, presiede la prima Messa cagliaritana del neo cardinale Luigi De Magistris che torna nella sua Cattedrale dopo il Concistoro dello scorso 14 febbraio. Sull'altare maggiore del Duomo anche una folta rappresentanza dell'episcopato isolano: da Alghero-Bosa e Olbia-Tempio sono arrivati Mauro Maria Morfino e Sebastiano Sanguinetti, da Nuoro Mosè Marcia, a fare da corona al neo porporato anche gli emeriti e amici Piergiuliano Tiddia, Antioco PIseddu, Tarcisio Pillolla e Antonio Vacca.
«Monsignor De Magistris», dice Miglio, «è un dono per tutta la Sardegna, un altro gesto d'affetto di Papa Francesco verso la nostra terra e di riconoscenza per chi ha profuso le sue energie migliori al servizio della Chiesa».
Don Luigi, arrivato in Cattedrale a bordo di una piccola utilitaria indossando gli abiti cardinalizi, ascolta a capo chino, assorto e quasi confuso di tanti elogi. Ma non può non assentire quando monsignor Miglio fa riferimento alla lettera personale inviata da Bergoglio ai venti nuovi porporati. Soprattutto quando li invita a rallegrarsi per la nomina, come è giusto che sia, a fare festa nella gioia, ma sempre nell'umiltà, senza che si insinui, «e qui si sente tutto Papa Francesco", rimarca l'arcivescovo, quella mondanità che stordisce come "una grappa bevuta a digiuno».
Nel Duomo di Cagliari si è respirato questo clima di festa, ma nella semplicità e «in gioiosa fraternità», ha detto ancora Miglio. Che ha rivelato una confidenza fattagli dal cardinale De Magistris il giorno della sua diaconia, la presa di possesso della chiesa romana dei Santissimi Nomi di Gesù e di Maria. «Mi si avvicinò», ha raccontato l'arcivescovo all'omelia, «per chiedermi se avrebbe potuto avere il permesso di confessare ancora nella Cattedrale».
Una vita spesa fra la Penitenzieria apostolica a Roma e il suo confessionale in Duomo, quindi «una porpora», ha concluso Miglio, «legata a filo doppio alla misericordia di Dio».
Commosse e toccanti le parole di don Luigi al termine della celebrazione, ancora nel segno dell'umiltà e dell'indegnità per il titolo ricevuto. «Il giorno più importante della mia vita, contrariamente a quanto qualcuno possa pensare», ha detto con voce ferma «è quello del mio battesimo e del mio ingresso nella sua Chiesa. Tutto il resto viene dopo. Non cesserò di ringraziare Dio e il Santo Padre per questo dono».
Alle tante espressioni di felicitazioni che gli sono arrivate, monsignor Miglio ha voluto aggiungere anche quelle per gli 89 anni che il cardinale De Magistris compie oggi. «A meras atros annos», gli ha augurato l'arcivescovo. «Continuate a pregare per me, perché sia perseverante sino alla fine», la sua risposta. Gli occhi al cielo, lucidi e riconoscenti.
Paolo Matta


L'abbraccio lungo e affettuoso con Papa Francesco dopo la nomina alla soglia degli 89 anni

«Quel che viene dalla Chiesa è sempre una cosa grande»


La prima uscita romana, appena giunto nella Capitale, è stata al Seminario Romano, alla “sua” Madonna della Fiducia. Poi è stata una settimana vissuta all'insegna della più assoluta normalità prima dell'abbraccio, lungo e affettuoso, con Papa Francesco dopo aver ricevuto la berretta e l'anello cardinalizio. Qualche visita di amici vescovi e sacerdoti, molta preghiera, qualche breve uscita per andare a San Pietro e alla Chiesa del Gesù.
Luigi De Magistris tutto si aspettava fuorché di entrare, alla soglia degli 89 anni, nel Collegio dei cardinali. Un fulmine in un cielo che non poteva essere più sereno. Dal momento che ha appreso della nomina uscendo dalla Cattedrale, dopo una domenica mattina trascorsa al buio del suo confessionale ad ascoltare i penitenti. Una serenità che non lo ha lasciato nemmeno alla mattina del Concistoro, sotto le volte della Basilica di San Pietro. A chi gli chiedeva se fosse preoccupato, ha risposto negativamente. Ma alla domanda “Non ci tieni per niente?” pronta la risposta di un uomo di fede: «Questo no, non posso dirlo, perchè tutto quello che viene dalla Chiesa è sempre una cosa grande».
Fra i venti nuovi cardinali, De Magistris è fra i cinque non elettori, perché ultraottantenne. Si è recato al Concistoro, come previsto dal cerimoniale, con gli abiti cardinalizi, veste e mozzetta rosso porpora, anche se in cuor suo aveva già iniziato il conto alla rovescia per poter tornare alla sua talare nera, magari lisa e stropicciata. Ai suoi parenti, che nelle giornate romane gli sono stati particolarmente vicini, più volte ha ripetuto bene vixit qui bene latuit, ha vissuto bene chi ha saputo stare ben nascosto.
Con un'innocenza quasi fanciullesca, di tutto il Concistoro il cardinale De Magistris ricorda l'abbraccio di Papa Francesco. Lungo, silenzioso, affettuoso. Particolarmente affettuoso perché, arrivato il suo turno, il Papa ha lasciato la sedia, si è alzato e gli si è fatto incontro per non farlo inginocchiare. Un segreto, intimo e profondo, quel dialogo fitto fitto fra l'anziano porporato e Francesco. In San Pietro anche una delegazione istituzionale dalla Sardegna, presidente Pigliaru e sindaco Zedda in testa. Numerosi i parenti arrivati da Cagliari. Con l'Arcivescovo Miglio, anche Giovanni Ligas, vicario generale della Diocesi, alcuni membri del Capitolo Metropolitano, diversi sacerdoti della diocesi e un gruppo di chierici del Seminario Regionale. Ma il momento più toccante è stata la visita al Seminario Romano nel giorno della festa patronale. (p. ma.)