Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Galleria Comunale Presentato ieri il primo sistematico lavoro sull'opera dell'artista Tutto il mondo

Fonte: L'Unione Sarda
13 febbraio 2015

 

C 'è un paesaggio roccioso e un nastro celeste che si lega alla roccia. Potevano esserci tante immagini evocative del favoloso mondo di Maria Lai, ma la scelta di questa foto per la copertina del catalogo “Ricucire il mondo” è la più esatta. Quella che Maria avrebbe scelto, probabilmente. Perché considerava “Legarsi alla montagna” l'apice della sua ricerca, l'opera che avrebbe salvato, la germinazione più alta di uno spirito portato all'altro, alla comunità, all'armonia fra le persone e fra queste e la natura. E quel vuoto che è “Legarsi alla montagna”, perché di fatto l'opera-azione è esistita solo in una giornata di sole del 1981 (ne rimangono testimonianze fotografiche e il filmato girato da Tonino Casula), è la più potente presenza che di Maria Lai ci resta nella malinconica grandezza del suo non esserci più. «L'unica difesa è quella di cercare il vuoto e avere il coraggio di non riempirlo», disse Maria (“Le ragioni dell'arte”).
A quasi due anni dalla morte, a tre giorni dalla chiusura della mostra “Ricucire il mondo” (domenica prossima, Palazzo di Città), è stato presentato ieri sera, alla Galleria Comunale, il catalogo (Silvana Editoriale), primo sistematico lavoro sull'opera dell'artista nata a Ulassai nel 1919. La mostra diffusa partita a luglio scorso, che ha visti coinvolti Man di Nuoro, Palazzo di Città a Cagliari e Stazione dell'Arte di Ulassai, è stata un volano per la candidatura di Cagliari capitale della cultura, quindi si è fatta in tempi stretti, non armonizzati ai tempi del catalogo, che tuttavia ora c'è (287 pagine, 34 euro, 29 nei musei) ed è denso di contributi e apparati (di Emanuela De Cecco, Anna Maria Montaldo, Maura Picciau, Maria Luisa Frongia, Lorenzo Giusti, Barbara Casavecchia, Maria Grazia Battista, Pietro Clemente, Cristiana Giglio, Claudia Losi e Antonio Marras). «Quello di Maria Lai è un patrimonio che ci riserverà altre sorprese, essendo ancora da studiare la sua corrispondenza e da catalogare immagini di repertorio», ha ribadito Giusti, che, assieme alla Montaldo, ha curato il progetto espositivo. Cristiana Giglio ha sottolineato la necessità di sdoganare Maria Lai dalle varie e spesso dubbie iniziative che si fanno in suo nome per proiettarla in una dimensione internazionale, compresa la prossima Biennale di Venezia, per la quale si attende risposta. Storicizzare un'artista troppo spesso fraintesa nella sua concezione di un'arte nata per gioco è l'intento del catalogo, ribadito da Anna Maria Montaldo e Marisa Frongia che, con Maura Picciau e Maria Sofia Pisu, nipote dell'artista, hanno ancora una volta testimoniato della grandezza di «cose tanto semplici che nessuno capisce». Ecco perché Maria Lai continuerà a sorprenderci.
Raffaella Venturi