Rassegna Stampa

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Rebus zona franca, aziende in rivolta: "Perchè ci fate pagare l'Iva?"

Fonte: web Castedduonline.it
5 febbraio 2015

 


La polemica tra Movimento Zona Franca e Agenzia delle Entrate porta nuovamente alla ribalta il dibattito sulla zona franca in Sardegna: nonostante decreti, delibere e programmi operativi non sono state inspiegabilmente attuate neppure le esenzioni relative al porto di Cagliari. Nel frattempo centinaia di aziende isolane interpellano gli uffici cagliaritani dell'Agenzia delle Entrate chiedendo spiegazioni.


Autore: Alessandro Zorco il 04/02/2015 15:00

 

 

 


di Alessandro Zorco

Centinaia di aziende sarde stanno subissando in queste settimane l’Agenzia delle Entrate di Cagliari con una valanga di lettere in cui chiedono chiarimenti sulla vigenza del regime di Zona Franca in Sardegna e sulla possibilità di acquistare legittimamente beni e servizi senza applicare l’Iva. Le lettere di interpello, così si chiamano tecnicamente, sono state predisposte dal Movimento per la Zona Franca per supportare gli imprenditori che – comunicandolo attraverso una “dichiarazione d’intento” ai propri clienti e fornitori – chiedono di non applicare l’Iva alle proprie operazioni in territorio sardo, proprio sulla base della normativa in materia di zone franche. In caso di mancata pronuncia dell’Agenzia delle Entrate, in base alle norme vigenti, il silenzio dell’amministrazione pubblica varrebbe infatti come assenso alla interpretazione delle leggi data dal contribuente. Dunque ipoteticamente permetterebbe le operazioni esenti dall'Iva.   

La mossa provocatoria del Movimento Zona Franca ha innescato come prevedibile una dura polemica (consumata sulle pagine dei quotidiani sardi) tra la presidente del movimento Maria Rosaria Randaccio e la direttrice della Agenzia delle Entrate della Sardegna Rossella Rotondo. Con l’Agenzia delle Entrate che contesta in toto l’applicabilità in Sardegna delle norme sulla zona franca che darebbero all’isola la possibilità di diventare una zona extraterritoriale come Livigno e Campione d’Italia. 

La polemica Randaccio vs Rotondo ha avuto però il pregio di portare nuovamente all'attenzione dell'opinione pubblicail tema della zona franca, diventato un cavallo di battaglia delle scorse elezioni regionali ma poi dimenticato quasi completamente dai media isolani. In soldoni la zona franca – prevista dallo Statuto sardo del 1948, da un decreto legislativo del 1998 (presidente della Regione era Federico Palomba) e da un decreto del presidente del Consiglio dei Ministri del 2001 – secondo i rappresentanti del movimento sarebbe pienamente operante in tutta la Sardegna dal febbraio 2013 quando fu deliberata dalla Giunta guidata dall’ex presidente Cappellacci a decorrere dal 24 giugno di quell’anno. 

Eppure, nonostante sia prevista da un decreto legislativo emanato nel ’98 e mai applicato in 17 anni, nonostante delibere e impegni presi dalla Giunta regionale, non solo la zona franca integrale è diventata quasi un tabù, ma non è stata mai data attuazione neppure alle disposizioni che regolamentano la zona franca del porto di Cagliari, che – in base a un piano operativo regolarmente approvato - dovrebbe essere realizzata senza problemi interessando una superficie di sei ettari della zona retrostante il porto. 

Ma perché queste norme non vengono applicate? «I sardi hanno il diritto di sapere dalla Direttrice Regionale dell'Agenzia delle Entrate, dall'Agenzia delle dogane, dalla Giunta della Regione Sardegna, dalla Magistratura perché non vengono applicate le leggi mentre in altre regioni italiane si procede senza indugio a realizzare le zone franche», afferma il vicepresidente del Movimento Zona Franca, l’avvocato Francesco Scifo, che chiede un confronto pubblico per chiedere alle istituzioni perché la zona franca al consumo non è stata ancora applicata in Sardegna, mentre questa opportunità è utilizzata in altre città d’Italia (a Taranto l’Autorità portuale ha presentato formale istanza all’Ufficio delle Dogane per esercitare una zona franca nel porto).

«Invece di attaccare personalmente la dottoressa Randaccio che ha la sola colpa di evidenziare l'inadempienza totale delle amministrazioni finanziarie e regionali ai doveri minimi che la legge loro impone – prosegue l’avvocato Scifo -  spiegateci in un confronto pubblico le vostre ragioni». Intanto, sabato 7 febbraio, il movimento zona franca proseguirà a Serrenti la serie di incontri organizzati per sensibilizzare le aziende sarde alle tematiche della zona franca al consumo, per dare supporto agli imprenditori per le Dichiarazioni d'Intento e dare suggerimenti per l’invio della documentazione all'Agenzia delle Entrate. «E’ l'ora – scrive la Randaccio - di agire tutti quanti per rendere operative le leggi che ci danno diritto alla zona franca».