Il pm Pilia apre un fascicolo sulla guerra al sovrintendente Meli e a parte del cda
Nuova inchiesta per abuso d'ufficio contro Massimo Zedda
La tardiva firma sul contratto di Mauro Meli quale sovrintendente e direttore artistico del Lirico; il rifiuto di inserire all'ordine del giorno i punti chiesti dalla maggioranza del cda della Fondazione; il mandato a uno studio legale di preparare i ricorsi a Tar e Consiglio di Stato (quest'ultimo poi ritirato) per confermare a capo dell'ente Marcella Crivellenti, che il Tar aveva estromesso dalla carica; il tentato commissariamento dopo la sentenza amministrativa; il presunto “ostruzionismo” sulla richiesta di far costituire il Teatro come parte lesa nel processo per abuso d'ufficio che vede imputato il sindaco di Cagliari (nonché presidente della Fondazione); i danni creati al Teatro per il minor numero di abbonamenti dovuto alla mancata programmazione della stagione.
Ci sarebbe tutto questo, e forse altro, alla base della nuova inchiesta del pm Giangiacomo Pilia che vede ancora una volta Massimo Zedda sotto accusa per abuso d'ufficio. Venerdì scorso i finanzieri della sezione di giudiziaria sono entrati nei locali del Teatro su ordine del pm per acquisire bilanci, atti e provvedimenti del cda successivi all'estromissione di Crivellenti. Iniziativa legata anche ai tanti documenti portati al magistrato inquirente dai componenti della maggioranza nel cda (Gualtiero Cualbu, Giorgio Baggiani, Maurizio Porcelli e Giovanni Follesa), i quali spiegavano di aver chiesto al primo cittadino più volte la convocazione urgente del consiglio d'amministrazione per discutere della costituzione della Fondazione come parte civile nel processo (udienza il 27 marzo), della presentazione del bilancio preventivo 2015, della stagione lirica di balletto e della stagione sinfonica. Solleciti caduti nel vuoto. Poi la presunta mancanza di fondi per pagare gli stipendi dei lavoratori, tirata fuori da Zedda e bollata da Meli come «un cumulo di falsità». Ancora prima, a giugno, la firma sul contratto del Maestro (180 mila euro di emolumenti: 120 mila quale sovrintendente, 60 mila come direttore artistico) aveva causato la rottura tra il sindaco, il consigliere Mario Marchetti e il rappresentante del ministero Susanna Pasticci da una parte (volevano riconoscere 120 mila euro per entrambe le cariche) e il resto del cda dall'altra (aveva deliberato di retribuire le funzioni con 180 mila euro).
Tutto riassunto nella corposa mole di carte portata in Procura in diverse tranche. Lo stesso Cualbu appena un mese fa aveva detto: «Il presidente e alcuni consiglieri a lui vicini hanno pretestuosamente e continuamente ostacolato le attività del Teatro adducendo elementi di valutazione sui bilanci e non solo...non corrispondenti alla realtà». La recente nomina del nuovo Consiglio di indirizzo in sostituzione del cda non ha placato gli animi: «A oggi il Teatro, unico caso in Italia, è privo della sua programmazione».
Andrea Manunza