Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Ecco il censimento dei soldati sardi caduti nel conflitto

Fonte: La Nuova Sardegna
30 gennaio 2015

I nomi saranno raccolti in un’unica pubblicazione
Il calendario delle iniziative in tutta la regione
 

.di Sabrina Zedda

CAGLIARI Una guerra combattuta prima di tutto per fare pulizia in un mondo corrotto e ormai privo di valori. Con quest’animo, nel 1915, centinaia di migliaia di giovani italiani decisero di imbracciare le armi per combattere al fronte. Ancora non sapevano che quel conflitto i loro sogni e i loro ideali li avrebbe spazzati via e cancellati, in molti casi per sempre. Eppure quello fu uno dei momenti di più intensa coesione nazionale. E’ da qui che prende le mosse la mole di attività che il Comitato sardo per il centenario della Grande guerra ha in programma non solo per il 2015, ma anche per i prossimi anni. Promosso dalla Fondazione di ricerca Giuseppe Siotto di Cagliari e Alghero, e dalla Fondazione Memoriale Giuseppe Garibaldi di La Maddalena- Caprera, con l’adesione della Fasi, dell’Associazione degli istituti italiani di cultura, delle due università di Cagliari e Sassari, delle prefetture sarde, passando per la Direzione scolastica regionale e le associazioni culturali Lao Silesu di Iglesias e Casa Rosa di Uta, il programma (ancora provvisorio) delle celebrazioni proporrà dibattiti, convegni, incontri nelle scuole, concerti. Il tutto per ripercorrere gli anni della Grande guerra, a cento anni di distanza, in un’ottica di svecchiamento. Il punto di partenza è la ristampa anastatica del volume XIX, dedicato alla Sardegna, dell’ “Albo d’oro dei militari caduti nella Guerra nazionale 1915-1918”. Si tratta di un librone in cui, tra il 1924 e il 1964, il ministero della Guerra prima, quello della Difesa poi, annotarono, per ogni regione italiana, nome e cognome, data di nascita, provenienza, professione e altro sui militari morti o dispersi al fronte. Un lavoro enorme che il comitato porterà avanti in collaborazione con l’Anci Sardegna, l’associazione che raggruppa i comuni dell’isola con cui, proprio pochi giorni fa, è stato siglato un protocollo d’intesa. L’idea, spiega Aldo Accardo, direttore scientifico e organizzativo del Comitato (il garante delle iniziative è Ettore Angioni, procuratore generale uscente della Sardegna), è quella di consegnare a ognuno dei 377 comuni isolani un cofanetto con l’albo integrato e corretto (furono 13.602 i sardi caduti in guerra, la maggior parte aveva tra i 18 e i 25 anni). Completano l’iniziativa due ulteriori volumi: un atlante dei luoghi in cui, in Italia, si combatterono le principali battaglie e una raccolta di saggi in cui affermati storici sardi, ma anche giovani ricercatori e altri studiosi, ripercorreranno quei fatti in modo da fornire una bussola per capire meglio. In questo modo non solo chi vorrà saperne di più di un proprio avo partito in guerra potrà comporre il puzzle ma, dal punto di vista dei valori, «sarà possibile costruire una comunità di generazioni», con i giovani che potranno, ad esempio, ritrovare il proprio trisnonno. Tra le altre iniziative in programma c’è anche un convegno (a novembre a Sassari) dedicato alla Sardegna e alla prima guerra mondiale, con la partecipazione di studiosi nazionali e internazionali. Ancora: nell’ambito di una collaborazione tra la Sardegna e il Friuli Venezia Giulia, a maggio Sa die de sa Sardinga sarà celebrata anche a Trieste, mentre vicino a Venezia è previsto un convegno su Emilio Lussu e su Silvio Trentin. In collaborazione con il Conservatorio di Sassari, il Teatro Lirico di Cagliari e la Fondazione de Carolis sarà proposto un percorso su “Arte, avanguardia e guerra”, attraverso concerti, mostre e conferenze. Nei luoghi simbolo (come Armungia, paese di Lussu, o Villacidro, in ricordo di Giuseppe Dessì, autore de “Il disertore” e “La trincea”) saranno organizzati incontri e cerimonie. Uno occhio di riguardo sarà riservato alle scuole, con percorsi didattici per gli studenti e formativi per i docenti. Attività pensate «per capire – fa notare Accardo – che la storia significa non solo che il mondo è stato diverso, ma che può essere diverso». In questo senso le attività pensate per il centenario guarderanno alla Grande guerra con uno sguardo che contiene alcuni elementi di novità. «Il primo è che è l’Europa a chiedere si sviluppare discussioni sul conflitto – spiega Aldo Accardo – mentre in passato le celebrazioni erano cariche di enfasi e retorica patriottica». Il secondo è l’elemento storiografico: guardare al Primo conflitto mondiale anche dal punto di vista degli eventi bellici.