Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

I Sindaci resistono:

Fonte: La Nuova Sardegna
30 gennaio 2015

In cento sostengono Fois deciso a ricandidarsi. Scano (Anci): ha coraggio da vendere a tutti noi. Chiesto vertice con Alfano
primi cittadini disperati Teniamo aperte scuole che cadono a pezzi, riscuotiamo tasse ingiustificate: governare è difficile. La sicurezza è importante, ma viene dopo

BULTEI. Anche per Cristiano Erriu (nella foto), gettare la spugna non servirebbe a nulla. Parla sicuramente in veste di assessore regionale alle Autonomie locali, ma anche nei panni di semplice amministratore locale di un piccolo paese come Santadi, e infine di ex presidente dell’Anci Sardegna. «Quando si è in mezzo a una tempesta – dice – non ha senso cercare di atterrare o buttarsi giù con il paracadute. I piloti esperti sfruttano il vento buono per allontanarsi dalle intemperie». Per lui il senso del dovere, e il giuramento del sindaco, devono prevalere rispetto alla rabbia o ai timori del momento. «In questa giunta regionale – spiega – e nello stesso Consiglio, siedono molti amministratori locali. C'è grande sensibilità verso i Comuni. Sono ottimista. Si può lavorare bene. Ci sono le politiche di perequazione da rivedere al più presto». E un messaggio di saluti all’assemblea dell’Anci e di solidarietà al sindaco Francesco Fois, arriva anche dal presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau: «Quanto sta accadendo non può più essere tollerato. Voi sindaci meritate tutela. Il crescente disagio sociale purtroppo rischia di acutizzare l’escalation di violenza. con il presidente Pigliaru ci siamo già attivati a Roma per chiedere un vertice a tre, con il ministro dell’Interno, la Regione e gli enti locali». (lu.so.)di Luigi Soriga wINVIATO A BULTEI Il giovedì di Francesco Fois comincia storto, con un fax adagiato sulla scrivania. La bomba di sabato è un’eco che fa meno paura, i ripensamenti sono accantonati, si è ormai rimboccato le maniche. In più, dopo quella dei compaesani, nel pomeriggio sta per incassare l’overdose di solidarietà dei colleghi sindaci di tutta l’isola. Ma soprattutto, dopo la breve parentesi di riflessione, è pronto a far marciare la macchina amministrativa. Prende il fax e legge: prelievi sospesi a Bultei per una decina di giorni. I pazienti dovranno andare al centro di Bono. Motivo? L’infermiera si è beccata l’influenza e l’Asl non può sostituirla. Gli cadono le braccia. Anche dopo l’attentato non c’è tregua. Poi non c’è quasi da stupirsi se alle 16, quando si presenta nel centro culturale zeppo di fasce tricolori per la riunione dell’Anci, lui è l’unico nero dalla testa ai piedi. Per fortuna è stata solo una dimenticanza, e la fascia arriva dieci minuti più tardi, portata da un assessore trafelato. Ma indossarla, di questi tempi, quanto è difficile. Quasi come portare una croce. E infatti Francesco Fois prima la infila al rovescio, poi la toglie e la rimette nel verso sbagliato. Solo con l’assistenza sartoriale del sindaco di Cagliari Massimo Zedda, la fascia lo circumnaviga alla perfezione. Il presidente dell’Anci Pier Sandro Scano lo toglie prontamente dall’imbarazzo: «Hai visto? Non è bastata una legislatura per imparare a indossarla. Ce ne vuole almeno un’altra». Ed è molto probabile che il sindaco di Bultei si ricandidi a maggio. Anche perché quella riunione di primi cittadini rivoltosi, pronti ad abbandonare le trincee perché soli in battaglia e abbandonati dallo Stato, annunciata a gran voce, alla fine non c’è stata. I sindaci accorsi da tutta l’isola, più di un centinaio, hanno rivolto un incoraggiamento ad andare avanti. «Anche se non ne avrebbe bisogno – sottolinea Scano – perché Francesco di coraggio ne ha da vendere a da dare a tutti noi». Il presidente dell’Anci stringe in mano un documento che contiene l’elenco aggiornato di tutti gli attentati subiti dagli amministratori comunali dal 2010 a oggi. Molte di quelle persone sedute nella sala stanno dentro quel dossier: gomme squarciate, auto incendiate, buste con bossoli, scritte sui muri, lettere con minacce di morte. La Sardegna è una regione caldissima e i sindaci sono nel mirino. «Teniamo aperte scuole che cadono a pezzi, riscuotiamo tasse ingiustificate, non riusciamo a fornire i servizi essenziali, e per i cittadini siamo l’interlocutore più diretto per i loro disagi. Lo Stato, in questo territorio, siamo noi. Governare in queste condizioni è difficile. E non è una questione di sicurezza: sì, è importante, ma viene dopo. Non si pretendono la militarizzazione o le scorte – dicono i sindaci – Si parla di ottenere risorse che permettano di dare risposte concrete alla gente e consentano di amministrare». I problemi con i quali si confrontano ogni giorno sono per esempio il patto di stabilità: un paradosso amministrativo che vieta ai Comuni che hanno soldi in cassa di spendere per mandare avanti gli appalti. «Bisogna rimuoverlo», dice Massimo Zedda. «Ti legano mani e piedi, poi non fai i lavori – spiega Pier Sandro Scano – e alla fine ti tolgono anche i quattrini». Ciò che l’Anci chiede allo Stato allora è un segnale di apertura immediato: «Parliamo di Tari (tassa rifiuti). In Sardegna i costi di conferimento e smaltimento sono più che doppi rispetto allo standard nazionale. Rivediamoli». E poi Abbanoa: «Dilazioniamo al 2016 i conguagli di 150 euro a famiglia». E ancora un vertice immediato col ministro dell’Interno Alfano, la Regione e un rappresentante degli enti locali. «Eleggete un presidente della Repubblica che conosca da vicino i problemi della gente, che non firmi più leggi assurde, dove i Comuni costieri fanno parte di comunità montane. Perché poi siamo noi a doverle applicare». Insomma lo Stato dovrebbe capire una buona volta cosa serve a far sì che i sindaci restino in trincea. «Ora, spente fiaccole e telecamere, niente deve restare come prima». Alle 19 calano i microfoni e le fasce tricolori. C’è giusto il tempo per l’ultima stretta di mano e pacca sulla spalla. «Non mollare Francè». Lui sorride. Domani c’è il fax dell’Asl che lo aspetta.