Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Raphael Gualazzi e quel talento senza limiti

Fonte: L'Unione Sarda
19 dicembre 2014


Il personaggio Per “Rocce Rosse Blues”, questa sera al Conservatorio di Cagliari «Il senso della musica»

 


« M olti mi dicono che faccio jazz, altri swing, altri pop». E non snocciola neppure tutta la rosa di generi e influenze che permeano la sua musica e che gli vengono attribuiti. Perché la versatilità e la curiosità morbosa nei confronti della musica di Raffaele “Raphael” Gualazzi, stella nata ed esplosa negli ultimi anni e portacolori - al pari di pochi mostri sacri (Paolo Conte, Andrea Bocelli, Pavarotti) di quanto l'italianità nelle 7 note possa essere universale - non ha limiti.
Questa sera, nell'ambito del cartellone Rocce Rosse & Blues, il festival nato in Ogliastra per intuizione di Tito Loi e oggi in versione export in città, sarà all'Auditorium del Conservatorio di Cagliari con una formazione classica dove ogni elemento troverà lo spazio che merita i sintonia con gli altri. Dotato di tecnica sopraffina al piano e di grande capacità sia quando rilegge brani altrui che quando propone il suo songriting, eccolo rispondere alle domande con la sua tipica, e quasi timida, pacatezza.
In band o “piano solo”: c'è una dimensione che preferisce?
«È molto difficile scegliere. Il piano è uno strumento completo, con tutti i registri e molti compositori lo scelgono perché è divertente e bello. Inoltre lascia grande libertà di tempo, puoi cambiare di continuo e non si ha un legame con altri. Quando si ha un organico più grande si tende ha lasciare il giusto spazio a tutti, all'improvvisazione, alle diverse combinazioni tra strumenti, musicisti e pubblico».
Lei segue una linea o è semplicemente un onnivoro.
«La mia percezione è quella di non aver mai abbandonato la matrice della tradizione anche se mi sento come se avessi cominciato ieri: ci sono troppe cose belle e io sono aperto a diverse direzioni perché sono semplicemente innamorato della musica».
Per questo sfugge alle etichette.
«Non essere facilmente collocabile in un genere è un aspetto che per alcuni può risultare persino fastidioso».
Cosa la incuriosisce?
«Tutto quello che procura emozioni».
C'è un artista che la colpisce di più?
«No, nessuno in particolare. Ascolto Brassens e ascolto il gospel. Ho suonato con un musicista dell'orchestra di Sun Ra pur non avendo mai scritto un brano free jazz. Ascoltare, collaborare, interpretare mossi solo dalla curiosità. Questo il senso».
Giuseppe Cadeddu