Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Gli “scritti corsari” di Pasolini riletti e commentati da Moni Ovadia

Fonte: L'Unione Sarda
18 dicembre 2014


Teatro

 

N el 2015 saranno 40 anni che Pier Paolo Pasolini non c'è più, ucciso due volte in una notte di novembre all'Idroscalo di Ostia: fisicamente, e da una verità ufficiale non credibile. Giocando d'anticipo sulla (tragica) ricorrenza, Rocce Rosse Blues dedica l'apertura della ventitreesima edizione proprio alla figura dell'abrasivo intellettuale friulano, evocata l'altro ieri all'Auditorium del Conservatorio di Cagliari da Moni Ovadia, attraverso la lettura e il commento dei celebri Scritti corsari , che per oltre due ore scorrono alternati a una serie di tanghi eseguiti da Maurizio Dehò al violino e Nadio Marenco alla fisarmonica. Un reading di scomoda bellezza, perché scomodo è stato il pensiero di Pasolini. «Non è stato un profeta. Vide quello che c'era già e di cui la gran parte di noi non si accorse», dice l'attore in avvio: «Il degrado politico e sociale, ma soprattutto, quello antropologico, di cui ora vediamo gli effetti nefasti, primo fra tutti, la regressione culturale. Si stenta a credere che un solo uomo possa aver avuto tanta spietata lucidità». Una voce vibrante, critica, coraggiosa, libera, apprezzata e applaudita. Lontana dal tramonto. ( carlo argiolas )