Rassegna Stampa

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La denuncia: "Inclusione rom a Cagliari, chi controlla la Caritas? Sui fondi non c'è trasparenza"

Fonte: web SardegnaOggi.it
12 dicembre 2014


 

 

Denuncia dell’associazione sarda contro l’emarginazione: “Il progetto di integrazione avviato dopo la chiusura del campo sulla Ss554 non funziona, misteri sui soldi: la condizione dei rom è peggiorata, chi controlla la Caritas?”. Dietro l'angolo un esposto alla magistratura.


 

 
CAGLIARI - L’ipotesi, fatti i distinguo del caso, è che quello avvenuto a Roma con la gestione dei campi nomadi non sia poi così distante anni luce da quanto avviene a Cagliari. Ombre pesanti lanciate dall’Asce, l’associazione sarda contro l’emarginazione, secondo la quale in città “sulla pelle dei rom si è lucrato, sono stati spesi soldi per manutenzioni mai fatte, corsi di formazione inutili serviti solo a sedicenti associazioni e cooperative sociali”. Accuse datate, si dirà, riferibili a ciò che sarebbe successo nel campo dei veleni sulla statale 554 fino a luglio 2012, prima che un’ordinanza della procura mettesse i sigilli all’area. Poi sono iniziate le inchieste giudiziarie che hanno portato all’arresto di due dipendenti regionali e un imprenditore il mese scorso.

E ora? “L’ultimo programma di inclusione del Comune - afferma il presidente Antonello Pabis- è assolutamente fallace, gli alloggi sono irregolari, fatiscenti e dati fuori mercato a un prezzo esorbitante, alcuni fino a 2 mila euro al mese. Ci sono misteri sulla rendicontazione - prosegue -, la Caritas ha già preso mezzo milione di euro e la condizione dei rom non è migliorata anzi è peggiorata”.

Con ordine, il Comune di Cagliari assieme alla Regione e alla Caritas dopo la chiusura del campo avvia un progetto di integrazione per i rom: case, istruzione e sostegno nel lavoro i tre cardini del progetto rivolto a 156 persone tra le quali 90 bambini. Le difficoltà però non tardano ad arrivare: nel capoluogo non si trovano case disponibili, le famiglie vengono sparpagliate nei comuni dell’hinterland dove dimorano ancora oggi: “La mia famiglia - racconta un membro dell'associazione rom Dosta, che vuole rimanere anonimo - è sistemata in un capannone adattato ad abitazione, il Comune paga 1150 euro al mese, una vergogna perchè potrebbe spenderli meglio”. Altri nuclei familiari sono rimasti fuori: “Alcuni, che vivevano nei capannoni ex Casfer sono stati mandati via dal Comune di Selargius - prosegue Pabis - vogliamo vedere cosa accadrà per gli altri tra sei mesi alla fine del programma, è facile ritenere che avremo 200 persone a spasso”. Pabis per queste vicende  è pronto a rivolgersi alla Magistratura: “Un esposto è inevitabile”.

Sulla gestione dei fondi l’Asce infine tira in ballo anche la Regione per quanto riguarda il bando i “7 petali di loto” pubblicato a dicembre e che promuove l’inclusione lavorativa e sociale di persone svantaggiate: “Tra una voce e l’altra solo il 20% del finanziamento andrà ai beneficiari, Pigliaru blocchi subito tutto”.