Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Museo sardo, non uffici»

Fonte: L'Unione Sarda
28 novembre 2014


IL FUTURO DI BUONCAMMINO. Il creativo diffida dei burocrati e invoca competenza

 

Gavino Sanna: il carcere chance per raccontare l'Isola

 


Dopo 159 anni, domenica Buoncammino ha chiuso celle e porte blindate. Gavino Sanna, creativo e pubblicitario di fama internazionale originario di Porto Torres, vede un futuro radioso per il vecchio carcere. Fosse per lui, lo trasformerebbe «in un grande museo internazionale della storia, delle tradizioni e delle arti sarde». Però avverte: «Per realizzarlo è d'obbligo affidarsi a persone che conoscano il significato della parola museo e che, quindi, la valorizzino», dice. «Inventiamo una nuova madre mediterranea che sappia dare vita alle belle cose che abbiamo».
Indichi la strada per trovarla.
«Il nodo della comunicazione è prendere le persone e portarle dove vuoi tu. Noi finora abbiamo venduto cartoline. E il risultato è che oggi contiamo meno di tutti. La nostra cultura è immensa e vera: sarebbe grandioso se qualcuno fosse capace di raccontarci».
Domenica ha chiuso un luogo di dolore, anche se rappresenta un pezzo di storia sarda...
«La lettura dell'evento per me è ancora più tragica. È tristezza che chiama tristezza, cattiveria che chiama cattiveria».
In che senso?
«Siamo in mano ai burocrati. A scimmie che non diventeranno mai uomini. Il carcere può insegnare a trasformare in colore il grigio. Purtroppo, di mezzo c'è anche chi risponde che Buoncammino va adibito a uffici: gente con un cervello piccolo».
Un carcere può ritornare ad essere luogo di libertà?
«Non solo: per la nostra terra può diventare un'occasione di riscatto».
Buoncammino è in uno dei luoghi più panoramici dell'Isola.
«Proprio il nome è il suo valore aggiunto. Ma, tornando a bomba, non dobbiamo vendere cartoline. Quando a Sant'Anna Arresi ho impiantato le mie vigne e la cantina “Mesa” ho detto: vendere vino non m'interessa, vorrei realizzare una sorta di Tiffany dell'enologia per raccontare un'eccellenza sarda».
Che c'entra col carcere?
«Buoncammino può diventare la casa delle eccellenze sarde, che parli del cuore dell'Isola al cuore del consumatore. Io abito a Milano, di fronte a San Vittore. Nessuno è d'accordo su come riutilizzare il carcere, addirittura c'è chi vorrebbe abbatterlo. Spero che a Cagliari non si arrivi a tanto per Buoncammino e che, anzi, prevalga l'idea di raccontare lì la storia della Sardegna attraverso le sue arti».
Quali?
«Vino, tappeti, cibo e artigianato. Vedrei bene spazi da destinare a gallerie d'arte, esibizioni ed esposizioni. Penso anche un museo del costume sardo come quello di Nuoro. E poi in molti paesi viene raccontato il pane: abbiamo veri e propri gioielli d'impasto. Insomma, Buoncammino deve diventare lo scrigno di tutto quel che porta a parlare bene dell'Isola. Renato Soru anni fa immaginava per il carcere un futuro da museo d'arte moderna. Ma si deve andare ancora oltre, pensare e guardare lontano».
Si può?
«Mi rifiuto di credere, anche se non c'è limite al peggio, che la riqualificazione di quel maestoso monumento finisca nelle mani dell'ultimo dei politicanti. E ripeto: sarebbe un insulto alla nostra terra sostituire le celle con uffici. Dobbiamo svegliarci e finire, in questo senso, di presentarci come accattoni».
Sarebbe disponibile, se le venisse richiesto, a creare uno spot per attrarre investitori?
«Amo Cagliari ma, per via delle esperienze patetiche che ho vissuto in passato, meglio uno sputo piuttosto che uno spot».
Si tira indietro?
«Tutt'altro, sarebbe facilissimo: queste cose le devi avere nel cuore. Altrimenti è come andare a funghi e prendere quelli velenosi. Di certo qualcuno che prenderà funghi commestibili si troverà».
Come vede il futuro della città?
«Cagliari è grande. Ma se pensa di affidarsi ai vecchi muore. Pensiamo a dare chance ai giovani. Serve un'operazione Barnard, per rifarle il cuore. Sarei un tifoso della prima ora di questa trasformazione».
Lorenzo Piras
@lorenzopiras71


Celebre il suo spot su una marca di pasta

 


Gavino Sanna, pubblicitario e creativo di fama internazionale, nasce a Porto Torres 74 anni fa. Studia all'Istituto d'arte Filippo Figari di Sassari e a New York dove, negli anni Settanta, comincia a mietere successi. Al ritorno in Italia, con i suoi spot, fa la fortuna di diverse aziende. Uno in particolare, a distanza di molti anni, quando ci si riferisce a una determinata marca di pasta, è ancora sulla bocca di milioni di italiani. Per la pubblicità in questione ha vinto un Telegatto, ma Sanna custodisce in bacheca anche i sette Leoni vinti a Cannes e gli altrettanti Clio, gli Oscar della pubblicità americana. Autore di 24 libri sulla professione e autobiografici, nel 2004 favorisce con le sue campagne pubblicitarie la vittoria di Soru alle Regionali e, nel 2009, quella di Cappellacci: con entrambi, però, non si è lasciato bene. Dal 2006 si dedica all'attività della cantina “Mesa”. Sposato con Lella, tifoso del Cagliari, ha collaborato con la Juventus al progetto di recupero del Gaslini di Genova. (lo. pi.)