Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Mai in classe col bimbo terribile»

Fonte: L'Unione Sarda
27 novembre 2014


Scontro davanti a scuola con l'arrivo della polizia. Fra le accuse, l'ingresso in aula armato

 

I genitori: via l'alunno aggressivo o i nostri figli staranno a casa

 



Lui o loro. Lui, che è aggressivo e l'altro giorno ha tirato fuori dalla tasca un coltello a serramanico; oppure loro, che hanno paura e due giorni fa, in blocco, non sono entrati a scuola per volontà dei genitori perché in classe c'era lui. E l'hanno lasciato solo: alla fine, è stato portato in una prima, lui che ha dieci anni e va in quinta, a fare lezione insieme ai piccoli. Ieri mattina invece i suoi compagni sono entrati ma solo dopo una drammatica trattativa e dopo che lui, il bambino problematico, è stato portato via dalla mamma. Che poi, però, davanti a tutti, sotto lo sguardo confuso del figlio, ha preso a male parole il dirigente scolastico, e un'altra mamma ha chiamato la polizia.
Storia di bambini che dovrebbero fare scuola e invece finiscono per ritrovarsi tra adulti che gridano e uomini in divisa. Storia di una contrapposizione fra genitori («Finché quel bambino non se ne andrà, nostri figli non entreranno») ma anche di un muro contro muro fra scuola e servizi sociali del Comune: il direttore didattico è convinto che al bambino problematico farà bene cambiare scuola, l'assistente sociale dice che, al contrario, il trasferimento sarebbe un trauma.
QUINTA ELEMENTARE Succede a Cagliari, in un istituto di cui non forniamo dettagli per tutelare i piccoli protagonisti della vicenda. In una quinta elementare dove si fa il tempo pieno (otto ore di scuola al giorno) ci sono due alunni problematici: bambini difficili, tanto che in classe, oltre alle maestre, c'è sempre anche un educatore. Erano difficili già in prima, e in seconda, in terza e in quarta, ma quest'anno la situazione si è aggravata. Dall'inizio delle lezioni, prepotenze e intemperanze continue. Rimproveri, richieste di venire accompagnati, coinvolgimento delle famiglie: tutto inutile. Le maestre hanno cercato di contenerli ma, una dopo l'altra, sono crollate; ora sono entrambe in congedo, e in classe, oltre all'educatore, ci sono due supplenti.
L'ASSEMBLEA Gli altri alunni, vittime di soprusi e minacce, si sono lamentati a casa, e i genitori hanno protestato con il dirigente scolastico. Lui, trent'anni di esperienza sul campo, ha cercato il dialogo: «Non voglio mandar via nessuno, non l'ho mai fatto, ma devo garantire la sicurezza di tutti». Quindici giorni fa ha convocato una riunione fra mamme e papà. Tutti d'accordo: separare i due bambini problematici. Come? Trasferendone uno. Nell'altra quinta della scuola no: gli alunni sono già in venticinque. Direttamente in un'altra scuola, allora. Ma chi trasferire? Uno dei due problematici ha solo la mamma, che non ha possibilità. Così resta lui, quello che avant'ieri è rimasto solo in classe.
In famiglia la situazione è un disastro. Tra babbo e mamma i rapporti sono tesi. Dopo l'intervento di Questura e Tribunale dei minori, i servizi sociali del Comune hanno messo in campo un'assistente sociale e un educatore familiare.
IL COLTELLO Alla riunione di quindici giorni fa, a scuola, è andata solo la mamma. Quella volta si è detta d'accordo al trasferimento. «È stata una decisione collegiale», assicura il dirigente. Poi, però, non è successo niente: il bambino ha continuato ad andare a scuola e qualche giorno fa ha tirato fuori il coltello. Un episodio che ha fatto salire la tensione alle stelle. Martedì mattina c'è stata un'altra riunione di genitori. La mamma del bambino problematico ha detto che un'altra scuola non l'aveva trovata e comunque non era più d'accordo sul trasferimento perché l'assistente sociale era contraria. Gli altri genitori si sono infuriati: i patti non erano questi.
È allora che hanno deciso di non fare entrare in classe i loro figli: «O lui o loro».
Marco Noce
Matteo Vercelli

 


Il dirigente preme per il trasferimento, i servizi sociali si oppongono

«Siamo preoccupati per i nostri piccoli»

«È pericoloso: gira con un coltello, lancia sedie e minaccia si scaraventare i compagni giù dalla finestra. Abbiamo molta paura per i nostri bambini», dice una mamma. «Ho paura di mandare mio figlio a scuola sapendo che rischia di essere accoltellato, colpito da una sedia oppure gettato dalla finestra», le fa eco un'altra.
Il papà e la mamma di Giacomo sono confusi. Non sanno se dar retta alle richieste della scuola oppure a quelle degli assistenti sociali. «Noi vorremmo che nostro figlio restasse con i suoi compagnetti. È un bambino problematico ma chiederci di portarlo via dalla sua scuola non ci va bene». Anche perché Giacomo ha sempre ribadito l'affetto che prova per i compagni e gli insegnanti con cui è cresciuto negli ultimi quattro anni.
«Cambiare scuola sarebbe un bene anche per lui», sostiene invece il dirigente scolastico: «Da un lato capirebbe che non può continuare ad avere questo tipo di comportamenti. Dall'altro, frequentando una scuola dove, a differenza di quanto accade da noi, non si fa l'orario pieno di otto ore, di pomeriggio potrebbe svolgere attività extrascolastiche sotto il controllo dell'educatore familiare».
I servizi sociali non sono d'accordo. Sono stati loro a consigliare ai familiari di Giacomo di opporsi al trasferimento, spiegando loro che cambiare scuola non farebbe bene al bambino né sotto il profilo emotivo né sotto quello scolastico: «Si interromperebbe la continuità didattica». Il dirigente dei servizi sociali del Comune, Alessandro Cossa, non vuole entrare nei dettagli: «C'è un minore coinvolto, non posso dire nulla. È una questione che gestiamo con tutta la delicatezza e l'attenzione a tutela del minore», spiega con garbo e fermezza: «Mi limito a dire che sulla tutela del minore le competenze sono diverse, e che è fondamentale un confronto sereno: occorre cercare ciò che unisce, non ciò che divide».
Il dirigente scolastico, però, non vede possibilità di accordi. Per lui, quella dei servizi sociali è un'indebita intromissione in una questione su cui a essere competente è la scuola, cioè lui. «Non conoscono i comportamenti del bambino a scuola, le dinamiche che si creano in classe».
Ieri mattina, dopo il diverbio con il dirigente, la mamma di Giacomo ha fatto richiesta del nulla osta necessario al trasferimento in un altro istituto: questo, però, potrà essere concesso dal dirigente scolastico solo quando ci sarà l'indicazione precisa della nuova scuola in cui il bambino dovrà essere iscritto. Ma cosa succederà se la donna cambierà idea, decidendo di seguire il consiglio dell'assistente sociale? Se manderà nuovamente in classe suo figlio sfidando gli altri genitori? «In quel caso, purtroppo, non mi resterà altra scelta che rivolgermi al Tribunale dei minori», annuncia il dirigente scolastico. (m. n. - m. v.)