Rassegna Stampa

Il Sardegna

Padre Cravero, la città è in lutto Cagliari perde il suo missionario

Fonte: Il Sardegna
6 febbraio 2009

IL PERSONAGGIO. AVEVA DA POCO RICEVUTO LA CITTADINANZA ONORARIA

Si è spento a novant'anni il gesuita piemontese adottato dalla Sardegna. Educò migliaia di giovani alla vita cristiana. Camera ardente a San Michele. di Marco Mostallino Quella che lui definiva «la mia meravigliosa vecchiaia » si è conclusa ieri mattina alle cinque, in ospedale, dove era ricoverato da qualche giorno. E subito la notizia si è diffusa attraverso gli sms che i “congregati” di ogni età hanno lanciato in giro per la città e la Sardegna: «Padre Maurizio Cravero è tornato alla casa del padre». Il decano dei gesuiti dell'isola, il padre spirituale di migliaia di cagliaritani dal 1951 a oggi, ha lasciato questa vita con due soddisfazioni giuste e umane: aver compiuto novant'anni nel novembre scorso e aver ottenuto, lui piemontese della provincia di Cuneo, la cittadinanza onoraria concessa dal Municipio. La camera ardente del sacerdote è aperta da ieri nella chiesa di San Michele (domattina alle 10,30 i funerali), adiacente alla Congregazione mariana (oggi Comunità di vita cristiana) che padre Cravero ha condotto per mano per oltre mezzo secolo. Figlio di contadini, pochi anni dopo la guerra venne spedito in Sardegna a farsi le ossa e in Sardegna scelse di restare. Via Ospedale, Stampace ancora semidistrutte dalla guerra, nelle mura e soprattutto nelle anime. Là, padre Cravero seppe con quistare i cuori, anche quelli de is piccioccus del quartiere i quali, perplessi da quel cognome straniero, finirono per chiamarlo con affetto «padre Gravellu ». Carattere forte, ma con una grande capacità di ascoltare pene, segreti e gioie delle altre persone, sapeva trattare con gli umili quanto con i potenti. Con lui e i gruppi di laici collaboratori, la Congregazione mariana divenne punto di riferimento soprattutto della borghesia cittadina. In fondo, questa era la missione che Sant'Ignazio di Loyola aveva affidato ai suoi seguaci: istruire e formare le coscienze di chi nei vari campi della vita avrebbe avuto ruoli e compiti di responsabilità. E in Congregazione crescono, tra gli altri, anche due futuri presidenti della Regione, Efisio Corrias e Federico Palomba. Nomi che insieme a molte migliaia di altri, in larga parte non famosi, testimoniano come padre Cravero fosse divenuto un punto di riferimento spirituale e morale per la città. A tutti coloro i quali si accostavano, proponeva la pratica degli “esercizi spirituali” di Sant'Ignazio, quell'esperienza mistica e profonda alla quale Roland Barthes scrisse che «qualunque uomo, credente o non credente, deve essere interessato ». Sede dei ritiri, era una vecchia e grande colonia sulla spiaggia di Villasimius. Padre Cravero vi andava, fino agli anni Ottanta, con la sua vecchia Renault 6: e siccome non è che fosse un grande pilota, la piacevolezza della conversazione con lui poteva essere un po' turbata dal modo aggressivo con cui affrontava i tornanti dell'Orientale. Prete e manager, seppe raccogliere offerte e aiuti quando, dopo aver venduto la sede di Villasimius, costruì un nuovo centro per gli esercizi spirituali a Capitana, battezzandolo “Pozzo di Sichar” in memoria di un episodio del Vangelo che a lui piaceva citare. Nutriva una fede profonda eppure non dogmatica, capiva i dubbi, discerneva con saggezza l'essenza della vita cristiana da regole e regolette dottrinali delle quali - magari a bassa voce e con un sorriso - spiegava ai fedeli che si poteva serenamente fare a meno. Allegro e dalla battuta pronta, era disponibile per tutti ad ogni ora, con una sola eccezione: non andava disturbato quando la tivù tasmetteva le dirette della sua amata Juventus. La squadra era rimasta, insieme al ricordo della vita contadina e alla passione per la montagna, uno dei pochi legami con il Piemonte anche quando, affascinato da Cagliari, padre Cravero scelse di farsi adottare dalla nuova città.