Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Storia e segreti del capolavoro di Fiorenzo Serra

Fonte: L'Unione Sarda
12 novembre 2014

Cinema Un libro e un dvd a cura della Cineteca Sarda 

R iassumendo, le cose andarono così. Correva l'anno 1960 e la Regione Sardegna, targata scudocrociato, voleva glorificare il Piano di Rinascita appena battezzato. Pensò ad un'opera cinematografica e fu incaricato Fiorenzo Serra, il grande documentarista di Porto Torres. Quattro anni dopo, la prima davanti al presidente Efisio Corrias: L'ultimo pugno di terra non piacque ai notabili regionali, si aspettavano una celebrazione, invece le immagini raccontavano di una Sardegna ancora alle prese con antichi problemi, la Rinascita non l'aveva neppure sfiorata. Il film finì censurato, Serra per non perdere il lavoro lo tagliuzzò ricavandone sei documentari, che vennero pure - è paradossale - distribuiti dalla Regione.
Nel 2008, a tre anni dalla scomparsa di Serra, la Cineteca Sarda riprese in mano i fili del progetto: il film fu restaurato, restituendo alla collettività un'opera fondamentale per la storia dell'Isola. E quest'anno, il progetto ha chiuso il cerchio: è uscito un cofanetto col dvd del film e un libro che spiega, con passione filologica e acute riflessioni, la storia e segreti di questo capolavoro documentaristico.
Dopo la tappa di luglio a Sassari, stasera a Cagliari una nuova presentazione, accompagnata dalla proiezione del film. Che immortala con forte realismo una Sardegna ancorata ad una arcaicità che è ricchezza e povertà insieme, una riflessione sulla trasformazione economica e sociale epocale («i tempi stanno cambiando, non si ruba più per fame ma per soldi e interesse», è una frase rivelatrice del film), indagine sull'uomo e sulla natura. Insomma, una sintesi emotiva e culturale (vi collaborarono gli intellettuali dell'epoca, Michelangelo Pira, Luca Pinna, Antonio Pigliaru, Salvatore Mannuzzu, Manlio Brigaglia, Giuseppe Pisanu), una operazione di impegno civile e di denuncia.
Tutta la storia, davvero avventurosa di quest'opera, si trova nel bel volume (è il numero 6 di Filmpraxis, quaderno della Cineteca Sarda-Società Umanitaria, edito da il Maestrale) curato da Giuseppe Pilleri, conservatore della Cineteca e Paola Ugo, funzionaria della Regione. Attraverso i documenti d'archivio - interessante è il carteggio fra Serra e la Regione - e le note dello stesso regista, è stato possibile ricostruire genesi e travagli produttivi che diventano, come sunteggia perfettamente il critico cinematografico Gianni Olla nel suo saggio dedicato alle diverse versione del film, «un documento storico sulla schizofrenia intellettuale che ha dominato ogni discussione sulla trasformazione isolana». Si capisce che il contesto dell'epoca era delicato, lo spiega bene Antioco Floris, docente di Storia del cinema, nell'inquadrare L'ultimo pugno di terra , fra le “ombre del tempo”. Argomento che si trova anche nell'intervista a Giuseppe Pisanu, che collaborò alla realizzazione e allora giovane dirigente nazionale democristiano. E se Laura Pavone racconta il serio e lungo lavoro di restauro, Maria Margherita Sanna, docente universitaria, fa emergere attraverso una attenta lettura gli elementi antropologici visuali che danno a Serra la patente non solo di grande regista ma di rigoroso intellettuale. Un uomo di profonda onestà morale, qualità che in filigrana si legge nell'affettuoso e toccante ritratto firmato dalla figlia Simonetta. «Parlate di me, stasera» furono le ultime parole di Fiorenzo. Con l'incontro di stasera, la Cineteca continua a rispettare quella volontà. ( s.n. )