Rassegna Stampa

web Cagliari Globalist

#Cagliari2019. E se dopo la sbruncata ripartissimo dal cinema?

Fonte: web Cagliari Globalist
24 ottobre 2014


Il parere del direttore di Cinemecum sulla candidatura di Cagliari a capitale della cultura 2019

di Carlo Poddighe

La gestione della candidatura di Cagliari a Capitale europea della Cultura 2019 è stata un fallimento. In pochi lo hanno detto, per questo è bene ribadirlo e utile prenderne atto. Il progetto cagliaritano che doveva portarci a primeggiare era viziato sin dall'inizio da quella filosofia che caratterizza da sempre l'operato della Giunta Zedda: iniziative impregnate di ideologia, che spesso non portano a nulla. Filosofia ben rappresentata dalle piste ciclabili cittadine. Progetto lodevole, ma disastroso nella sua realizzazione: disegnate qua e là per la città, scollegate tra loro, pericolose e che, in molti casi, finiscono nel nulla (non per niente anche queste sono state bocciate dalla Ue). Lo stesso dicasi per altre iniziative, come il Registro delle coppie di fatto o la Consulta degli immigrati, tutte trovate politicamente corrette, quanto fattivamente inutili. Pau, Iaccarino e Zedda alla conferenza stampa La candidatura di Cagliari a capitale della Cultura così come è stata presentata, ed è questo il vero limite, sottendeva un'idea vecchia di cultura. Un'idea, paradossalmente, borghese, anche se arrivata dalla Giunta più di sinistra nella storia cittadina. Un'idea fatta di reading, incontri e festival letterari che non riescono a togliersi di dosso un odore di provincialismo. La cultura ormai è altro, è rete ed è in rete. È sempre meno analogica e più digitale, coinvolgente e non escludente. Non più, quindi, da riccio chiuso intellettualoide che distingue chi è nel giro e chi sta fuori. Matera lo ha capito e su questo ha puntato nel suo progetto. Cagliari, la città di Video on line e di Tiscali, prima ancora del titolo di Capitale europea della Cultura, si è fatta scippare quella di Capitale 2.0, che deteneva da sempre. Affidandoci, inoltre, a un direttore artistico e a una fondazione non sardi (altro atteggiamento provinciale) abbiamo sacrificato doppiamente la nostra identità: quella storica e quella conquistata negli ultimi vent'anni. Continua a leggere su Cinemecum