Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Pigliaru ascolti, Renzi paghi» L'alleanza dei sindaci in crisi

Fonte: L'Unione Sarda
9 ottobre 2014


ABBASANTA. L'assemblea dell'Anci Sardegna invoca «una riforma dal basso»

 



Roberto Cossu
INVIATO


ABBASANTA C'è un problema immediato e pressante: ottenere e spendere i soldi dovuti. E un problema in prospettiva: come sarà il mosaico istituzionale della “nuova” Isola? Forse al cittadino queste esigenze arrivano annacquate, eppure è vita quotidiana: nelle risposte ci sono la sanità, gli asili, l'assistenza, i trasporti urbani. Del presente e del futuro. Si capisce allora che la preoccupata assemblea - tra proposte e proteste - dell'Anci Sardegna non è un passaggio di routine. Al di là dell'elezione dei 36 delegati sardi al Congresso nazionale (dal 6 novembre a Milano), al centro servizi Losa di Abbasanta, l'incontro condensa analisi e messaggi. Alla Regione, allo Stato. Agli stessi Comuni, che vivono il dramma doppio della crisi e del Patto di stabilità. Gran folla e qualcuno sottolinea che se c'è tanta gente «allora la situazione è seria». Tant'è che non manca nemmeno l'assessore regionale agli Enti locali Cristiano Erriu.
I soldi, meglio i fondi. Ribadito che il Patto impedisce di spendere anche quelli già in cassa, c'è un accordo per i settanta milioni ripartiti nella Conferenza fra la Regione e gli enti locali. «Che va rispettato», dice subito il presidente, Pier Sandro Scano. Naturalmente «non sono una pioggia di soldi». Proprio «non ci siamo bagnati». Se non altro sembra che la strada all'utilizzo sia spianata. Tra l'altro i municipi destinano tre dei 70 milioni ai centri dell'alluvione. Poco forse, «ma è un segno di fraternità», sottolinea Scano. Poi c'è il Fondo unico (nella legge di assestamento di bilancio): e cioè 35 milioni aggiuntivi di cui il 91 cento ai Comuni e il 9 alle Province. Percentuali che «non devono essere modificate». Se incalzano esigenze ragionevoli «discutiamone»: bene una scuola, non bene una consulenza. Dettaglio importante: la parte restante del Fondo unico 2014 (300 milioni) deve essere pagata nel 2015 (insieme alle spettanze del prossimo anno). I Comuni vantano poi un certo credito sulle opere delegate: è bene che i soldi arrivino entro dicembre. Con regole di buon senso: è giusto, per esempio, privilegiare «chi rischia di finire fuori dal Patto di stabilità». È proprio sul 2015 che si accentrano le maggiori preoccupazioni: «Se non si modificano alcuni parametri riaprendo un tavolo politico col governo» si rischia una situazione peggiore persino di quella dell'anno in corso. E gli spazi per riaprire quel tavolo «ci sono».
Poi la riforma degli enti locali. Il gran giorno è il primo gennaio 2015 e «c'è da regolare il traffico». La Giunta regionale ha fissato gli indirizzi, però «stiamo partendo male», per esempio con numeri a casaccio sui Distretti. Uno dei punti chiave riguarda le Asl. «Non può essere - precisa Scano - che si metta il carro davanti ai buoi». Cioè che si definisca il quadro delle Asl e poi quello degli enti locali. Bisogna fare il contrario. Sullo sfondo c'è il timore di qualche leggina «frettolosa» e pasticciata.
Quanto poi al mosaico istituzionale «c'è sempre la tentazione di prendere la cartina e giochicchiare col pennarello». La formula di Scano è semplice, quasi banale: «La riforma degli enti locali va fatta con gli enti locali». Dal basso. Da qui una proposta messa a punto dall'Anci e approvata dall'assemblea. «E su questa vogliamo discutere, con la Giunta e il Consiglio». Senza necessariamente bocciare il progetto della Regione. Ecco il messaggio principale della giornata. La proposta dei sindaci prevede due pilastri: Regione e Comuni. E naturalmente ipotizza che la scomparsa delle Province (ammesso che accada) si traduca in un «potenziamento» dei Comuni e «in direzione contraria al centralismo regionale». Il binario è «l'associazionismo dei Comuni» su base volontaria e lo schema di assetto territoriale deve essere fondato - punto chiave - «sulle regioni storiche dell'Isola». Scelta strategica è «l'istituzione dell'Area metropolitana di Cagliari».
Per Scano tra il progetto dei sindaci e quello della Regione «c'è essenzialmente una differenza di metodo». Secondo l'assessore Erriu va evitato «il conflitto tra neolocalismo e regionalismo in declino». Una situazione in cui i Comuni sono impotenti per mancanza di trasferimenti e la Regione non molla la presa. Ma c'è ancora molto da discutere nella giungla di Unioni di Comuni (e Unione di Unioni), Distretti e Aree metropolitane. Ed è evidente la paura dei piccoli Comuni (in larghissima maggioranza) di essere fagocitati dai grossi centri. Se non di sparire. È stato commesso un delitto perfetto, dice in pratica il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda: non si taglia dove si dovrebbe (Regione e Stato) e si fa pagare tutto ai Comuni. Che devono marciare insieme. «Cagliari è aperta a tutti».