Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Inquietudini, silenzi, guerre: i tormenti dell'uomo d'oggi

Fonte: L'Unione Sarda
24 settembre 2014

Prosa Presentata la stagione del Teatro Stabile della Sardegna al Massimo di Cagliari

 

V edi alla voce contemporaneità. Ovvero a un presente pieno di interrogativi, tormenti, dubbi, solitudini che ci abitano nel cuore, fino alla quotidiana guerra davanti agli occhi. Ecco la parola da consultare nel dizionario del Teatro Stabile della Sardegna per comprendere il cartellone della prossima stagione del Massimo, di Cagliari. Costruita tra produzioni originali, le rappresentazioni di altre compagnie, e il Festival della Filosofia, la proposta ha la forza e la passione, a dispetto delle risorse finanziarie incerte, per essere una voce forte e ricca dentro a una città, che scommette sulla cultura per essere Capitale europea nel 2019.
Dunque, dopo tanta Europa eccoci di nuovo a casa, con un testo italiano di Edoardo Erba, “Maratona di New York”. «Un manifesto dalla modernità teatrale», spiega il regista Francesco Brandi, «perché costringe i due attori a correre per un'ora e insieme a recitare. È la storia di un rapporto di amicizia tra due uomini irrisolti, che si allenano per la maratona». Testo scritto nel 1993, ha avuto uno straordinario successo. «È la prima delle produzioni del Teatro» aggiunge Mimma Gallina, consulente artistica dello Stabile. È toccato a lei, alla presidente Maria Grazia Sughi e all'attore Corrado Giannetti fare gli onori di casa, in assenza del direttore artistico Guido De Monticelli, ancora a Milano, convalescente. La seconda produzione sarà “Le Sedie” di Eugène Ionesco, con la coppia di vecchi prigionieri in un faro dimenticato. La regia è di una giovane sarda, trapiantata a Parigi, Laura Pazzola. «L'impegno del Teatro - osserva ancora la Gallina - è di dare spazio a nostri talenti, a casa». Terza produzione, “Incendi” per la regia del direttore artistico, De Monticelli, con la compagnia del Teatro Stabile. Il lavoro è tratto dal bellissimo e doloroso scritto del drammaturgo libanese Wajdi Mouawad, a cui si è ispirato il film “La donna che canta”, che ci fa rivivere gli orrori quotidiani della guerra in Medio Oriente. “L'infinito fratricidio. Capire il male. Storia, memoria, catarsi” è anche il tema del prossimo Festival della Filosofia, consueto appuntamento di maggio (15-17) curato da Roberta De Monticelli e Pierluigi Lecis.
Il battesimo ufficiale della stagione (8 e 9 novembre) sarà con un ospite, la compagnia teatrale di Luca De Filippo, che porta in scena un lavoro del padre Eduardo, “Sogno di una notte di mezza sbornia” dove vincite al lotto, superstizioni e credenze popolari svelano un'umanità dolente. Collaborazione è una parola preziosa per il Teatro Stabile. «Ecco perché - precisa Corrado Giannetti - prosegue il dialogo con uno dei più interessanti teatri vicino a casa, “L'effimero meraviglioso” di Sinnai con il lavoro della regista Maria Assunta Calvisi. La sua domanda non è semplice: “Son tutte belle le mamme del mondo?”».
A dicembre un grande ritorno, Moni Ovadia e il suo “ebreo errante”, protagonista di “Cabaret Yiddish”. Il teatro dei Filodrammatici di Milano presenta un lavoro sull'apparenza, sullo straniamento con il proprio corpo. Lo dice chiaro il titolo “Brutto” del tedesco Marius von Mayenburg. Ma contemporaneità spesso si nutre di fragilità umane. “Un bès. Antonio Ligabue” è il tenero lavoro dell'attore Mario Perrotta, che ricostruisce la vita di follia del pittore. Tra i talenti del teatro, un posto sicuro lo occupa Giuseppe Battiston, protagonista de “L'invenzione della solitudine”, tratto da un libro dello scrittore Paul Auster. “Cinema!” di Beppe Navallo è invece un omaggio, in palcoscenico, al film muto. Attori polacchi in scena ricreeranno i meccanismi del cinema. In cartellone infine “Itis Galileo” con Marco Paolini, ovvero essere geniali può essere un problema per gli altri.
La proposta del Teatro Stabile si arricchisce di due spettacoli fuori abbonamento, “Sotto le stelle del cabaret” e “Non ce ne importa niente” delle sorelle Marinetti, tre uomini che fanno il verso al Trio Lescano, di un lavoro per le scuole, della collaborazione con la Cineteca Sarda, con Unica radio e Tiscali. È come se nell'accogliente casa del teatro il fermento culturale cittadino trovasse calda ospitalità.
Caterina Pinna