Rassegna Stampa

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"In Sardegna nonostante la crisi". Storie di chi sceglie l'Isola per la vita

Fonte: web SardegnaOggi.it
22 settembre 2014

 

"In Sardegna nonostante la crisi". Storie di chi sceglie l'Isola per la vita
C'è chi va via dalla Sardegna, ma c'è anche chi la sceglie come meta per una nuova vita. Aprendo un'attività o facendo fruttare le proprie capacità professionali. Tra mare cristallino e paesaggi mozzafiato l'Isola attira “immigrati” benestanti, che realizzano il sogno di vivere in una terra non ricca ma unica.



CAGLIARI – La crisi? C'è ovunque, quindi per vivere un posto vale l'altro. O quasi: il clima, la natura e il mare che circonda tutta la Sardegna, in alcuni casi, rappresentano il fattore scatenante che porta una persona a decidere di trasferirsi nell'Isola al centro del Mediterraneo. Che combatte contro lo spopolamento, la fuga dei suoi giovani alla ricerca di una vita migliore, ma che accoglie anche chi decide di sceglierla come nuova “casa”. C'è chi ha sviluppato aziende agricole nelle valli bergamasche, chi gestiva una società a conduzione familiare e chi aveva uno stipendio sicuro in un museo. All'improvviso, o quasi, la decisione: nuova vita o “trasferimento” delle proprie capacità in Sardegna. In una terra non ricca economicamente ma piena di "tesori" naturali.

Da Vicenza a Sinnai, da un posto in una società che costruisce elettropompe al sogno di ristrutturare una casa campidanese immersa nel verde, per viverci e “condividerla”, durante le vacanze, con i meno fortunati. Stefano Bicego, 50 anni e diploma di Perito industriale, conosce la Sardegna nel 1999, ed è subito amore. Ci torna ancora, nel 2004, la gira in lungo e in largo insieme alla moglie, e tre anni fa acquista un terreno a Sinnai, vicino ai monti dei Sette Fratelli. “Nel terreno c'era un agrumeto non curato e una casa in stile campidanese. Dopo un anno di lavori sono già a buon punto, ma c'è ancora da fare”, racconta sereno mentre guarda degli eucalipti dal divano sistemato all'aperto, sotto una tettoia. “Con la mia compagna stiamo decidendo i passi da compiere, voglio far rinascere il terreno, piantumandolo, intanto l'orto è già molto produttivo. La Sardegna è il posto perfetto dove vivere in pace, è tutta meravigliosa”, continua il vicentino, “voglio rendere disponibili a prezzi vantaggiosi le stanze della casa con soggetti sfortunati, visto che la mia compagna lavora in una palestra di fitness all'interno di una cooperativa sociale che ospita bambini con handicap”. Oltre alle forti motivazioni “sociali”, Bicego ha scelto la Sardegna come nuova casa perchè “mi interesso di bioarchitettura. Intonaci in terra cruda, paglia, canne e legno. La casa campidanese è grande, ha un bel loggiato e stanze indipendenti, e la sto ricostruendo utilizzando questi elementi naturali”. C'è anche chi ha scoperto la Sardegna grazie a un posto di lavoro trovato proprio nell'isola al centro del Mediterraneo. Paolo Callioni, 54 anni, originario di Bergamo, ci arriva nel 1990. Agronomo, per alcuni anni dirige gli sviluppi di un'azienda agricola. “Poi, con la libera professione, sono venuto a vivere a Monserrato, dove mi sono anche sposato”, afferma contento, e non nega che “sono stato attratto dalla Sardegna per il mare, l'idea di abitare a due passi da una spiaggia mi rende felice, sono anche appassionato di vela”.

Dalle stanze di un museo di scienze naturali ai campi: è, in estrema sintesi, la storia di Luisa Massacci, 42 anni quasi tutti vissuti a Roma. Nel 2009 investe duecentomila euro e realizza il sogno di aprire un'attività sociale, l'azienda agricola PocopocoSardegna, che si trova all'interno di una fattoria sociale appena fuori Assemini. “Mi ha spinto l'idea, ma anche l'ideale, di far lavorare soggetti svantaggiati all'aria aperta. I diversamente abili o i ragazzi che hanno problemi con la giustizia e che si trovano in regime di prova, ogni sei mesi abbiamo un tirocinante”, dice l'ormai ex lavoratrice museale. Laurea in tecnologie alimentari, la Massacci non nasconde le difficoltà: “Gli ultimi due anni i conti della cooperativa sono in rosso, il settanta per cento di ortaggi che produciamo li vendiamo fuori dalla Sardegna”. L'idea di abbandonare quanto costruito? “Mai venuta. La speranza è di recuperare, pian piano, quanto investito, oltre a riuscire a valorizzare i nostri prodotti, tutti biologici”.