Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Zedda: «Una battaglia giusta» Il sindaco di Cagliari: dobbiamo riaprire il tavolo con lo Stato

Fonte: L'Unione Sarda
15 settembre 2014

Le aree di pregio vincolate occupano 40 ettari, ma quelle dismesse sono inutilizzate

 

In quaranta ettari ci sono quelle di maggior pregio. Ma la constatazione che a Cagliari le servitù militari siano una presenza con cui la città convive ormai da sempre conferma misure ancora più vaste e lo stesso spirito di rivalsa, sopito fino al “bombardamento” di Capo Frasca. Dal Poetto (sono servitù anche gli stabilimenti balneari delle forze armate) a Calamosca, dalla zona delle caserme (Monfenera e Mereu) a Monte Urpinu, fino all'ospedale militare e all'aeroporto militare di Elmas (che passerà sotto la gestione della Sogaer nell'ottica di un ampliamento dello scalo cagliaritano), giusto per citare le principali, Cagliari fa i conti con la presenza di Esercito, Marina e Aeronautica cercando di trovare nuovi accordi per la gestione delle aree dismesse e in via di dismissione.
In questo scenario, la manifestazione di Capo Frasca è di grande interesse anche per il capoluogo regionale.
Ugo Cappellacci, che difficilmente parteciperà alla manifestazione di questo pomeriggio, resta fedele alla linea che del confronto alla pari con lo Stato per sbloccare la questione. In Consiglio regionale ha detto: «Ribadiamo la necessità che le decisioni sulle servitù siano prese in una conferenza regionale, da convocare in Sardegna, con la piena partecipazione della Regione e dei Comuni. Non siamo antimilitaristi e non ce l'abbiamo con gli uomini e le donne che portano la divisa e servono la patria: la nostra rabbia è tutta indirizzata verso politici e burocrati che ancora non vogliono capire che le servitù devono essere radicalmente ridimensionate e che le decisioni devono essere prese con chi rappresenta il territorio».
Sotto Soru, e in parte sotto Cappellacci, lo Stato ha ceduto alla Sardegna i depositi militari di Monte Urpinu e di Cala Mosca.
Il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, non rivendica la proprietà di quei territori e degli edifici, ma attende di essere coinvolto sulle decisioni per la gestione delle aree sgravate. «La Regione dovrebbe attivare linee di finanziamenti Por, che permetterebbero di riqualificare, anche con il coinvolgimento dei privati, una tra le poche aree di pregio turistico ecosostenibile rimaste nella nostra città», dice il primo cittadino. «Mi riferisco a Calamosca, dove insistono edifici che possono essere utilizzati e resi fruibili ma su cui non si è ancora deciso. Ma potrei aggiungere che, sul deposito di Monte Urpinu, pur essendo tornato nella disponibilità della Regione, ancora non si è decisa la destinazione».
Anche Zedda non parteciperà, per precedenti impegni, alla manifestazione di Capo Frasca. «C'è una giusta battaglia sul fatto che le servitù siano convertite per usi civili. Ma alla fine, anche quelle trasferite sono bloccate e abbandonate. Potrebbero essere trasferiti dal demanio tanti altri spazi. Basta che la Regione li individui, per restare a Cagliari tra caserme e ospedali militari c'è soltanto l'imbarazzo della scelta». La riflessione del sindaco di Cagliari, però, non può non tenere conto degli ultimi accadimenti. «Basta ordigni in mare, basta inquinamento. Le bonifiche chi le fa? Bisogna ragionare con lo Stato. La contrapposizione non può essere tra la Regione e l'Esercito, che occupa un'area non di sua iniziativa», conclude il sindaco Zedda. «È necessario riaprire il tavolo con lo Stato, per riprendere e definire in tempi accettabili il ragionamento sulle servitù militari nell'Isola».
Lo. Pi.