Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Donne contro l'indifferenza

Fonte: L'Unione Sarda
22 luglio 2014


Il “Centro di documentazione e studi” di via Lanusei rischia la chiusura. «Alti costi»

Diaz: «Il Comune e la Regione potrebbero trovarci una sede» 


Ha chiuso per ferie ma stavolta, per il Centro di documentazione e studi delle donne di via Lanusei, abbassare le serrande non è stato ieri un gesto simbolico: la sede rischia davvero di non riaprire. Per i costi fissi (fitto, luce, telefono, imposte, assicurazioni), l'autofinanziamento dei dodici soci (nove quelli storici) non più sopportabile per il funzionamento di una biblioteca inserita nel polo del Sistema bibliotecario nazionale e nel circuito urbano di lettura ma, quel che più pesa - denuncia con amarezza Annalisa Diaz, fondatrice e presidente del Centro - per «l'indifferenza delle istituzioni».
IL DISAGIO Via Lanusei, ieri. Le due serrande verdi abbassate sono l'immagine allegorica non di una resa ma di un disagio che Annalisa Diaz (deputato nella X legislatura, firmataria di 68 progetti di legge), sintetizza in uno sfogo, breve e profondo: «Il volontariato culturale non viene riconosciuto ma noi da 36 anni siamo un punto di riferimento specializzato, unico del genere in Sardegna e tra i pochi in Italia. Possibile che Comune e Regione non comprendano la nostra specificità e non trovino uno spazio per accogliere quel che il Centro rappresenta e produce?». Diaz avanza un suggerimento: «Senza il peso di dover pagare l'affitto, il Centro destinerebbe le piccole risorse personali delle socie alla gestione esclusiva dell'attività culturale. La Regione ha l'ex Manifattura, cosa impedisce di individuare uno spazio in quella sede. Mentre la proposta del Comune di trovarci una collocazione all'interno della Mediateca del Mediterraneo è solo in parte accettabile: ci serve lo spazio, ma altrettanto vitale è l'autonomia, la possibilità di poter continuare a proporre e a svolgere l'attività che ci contraddistingue da oltre tre decenni».
L'EVOLUZIONE Il Centro è l'evoluzione della Libreria delle donne, la prima in Sardegna, fondata nel 1978. «Anni segnati dalla rivoluzione femminista», ricorda Diaz, «e noi intercettammo e rappresentammo la contestazione con il confronto politico e culturale». Nel 1986 l'archivio del Centro (9 mila volumi) è stato riconosciuto “di interesse storico particolarmente importante” dal Ministero per i Beni e le attività culturali e il turismo. La biblioteca, con i documenti d'archivio, rappresenta un punto di riferimento speciale per ricerche e indagini individuali e collettive, in collaborazione con l'Università di Cagliari, con insegnanti e studenti di scuole superiori. «Non promuoviamo eventi di breve durata ma continuità nell'impegno culturale», sottolinea Diaz. «Cagliari che punta a diventare Capitale europea 2019 può assistere indifferente all'agonia del nostro Centro?». (p. p.)